4 aprile 2013

NOCETO – IL MISTERO DEI MURONI, DOVE VAGANO GLI SPIRITI DEI SOLDATI DI FEDERICO BARBAROSSA


di Paolo Panni

 

A Sanguinaro, borgo “tagliato in due” dalla Via Emilia, a pochi chilometri da Noceto, si tramanda da secoli una leggenda che è tra le più popolari, e tenebrose, del Parmense. Proprio a due passi dalla Via Emilia svetta l’antica chiesa dei santi Simone e Giuda, fondata tra il 1080 ed il 1095 dal prete Mangifredo che risulta essere anche fondatore del vicini “hospitale” destinato a ricevere “i poveri e gli impotenti, i pellegrini sani e infermi”.



Il sacro edificio, particolarmente suggestivo, ha subito nel corso dei secoli radicali interventi. Del secolo XI, e quindi delle sue origini, conserva l’abside centrale suddivisa da archetti ciechi e coronata da dentelli con muratura in sassi e corsi di mattoni, mentre sulla parete destra gli archetti sono assai più bassi e intervallati da lesene. Restaurata ed ornata nel 1578 da Alessandro Burzio, cavaliere dell’Ordine di Malta, l’abside presenta affreschi tardo gotici, con il Padreterno in mandorla, a destra le pene dell’inferno ed a sinistra il Giudizio Univetsale. Ai lati sono rappresentati i santi titolari, Simone e Giuda. Vi è inoltre una Madonna con bambino affiancata dai medesimi santi. Nel 1230 la Chiesa era una dipendenza dell’ordine gerosolimitano, nel 1471 divenne Commenda, nel 1789 apparteneva ad una Commenda dei Cavalieri di Malta e, dal 1916, è invece parrocchiale. Da Sanguinaro passava, inoltre, la direttrice della via Francigena che, lasciata Fidenza, si dirigeva verso Parma seguendo la via Emilia.








Qui si trovavano due fondazioni ospitaliere rette dai monaci-soldati dell'Ordine di San Giovanni in Gerusalemme, sorto in Terrasanta nel secolo XI: l'ospitale della Mansione del Bosco, con chiesa dedicata a San Giovanni Battista, e l'ospitale con chiesa dei SS. Apostoli Simone e Giuda. Entrambi avevano lo scopo di offrire ospitalità ed assistenza ai pellegrini di passaggio. A testimoniare il frequentato luogo di pellegrinaggio, in una nicchia della chiesa di Sanguinaro possiamo osservare i resti di un affresco rappresentante San Cristoforo che porta il Bimbo Gesù, simbolo di pellegrinaggio e protettore, insieme a San Rocco, dei pellegrini e dei viandanti.
Di grande interesse è soprattutto, però, la cripta alla quale si accede non dalla chiesa ma dalla canonica. Cripta attorno alla quale sono tuttora in corso studi ed approfondimenti ma di cui è evidente l’organismo molto ricco a tre navate con tre absidi con transetto. Le campate sono coperte con volta a crociera sostenute da pilastri in mattoni con capitelli cubici smussati. Inoltre le cinque campate lasciano intuire la presenza, in passato, di un edificio molto più grande, e complesso, dell’attuale.
Ed è proprio da questa cripta che partono i lati e le vicende misteriose della storia. Secondo una tradizione locale, sarebbe infatti parte integrante di un ampio sotterraneo, lungo diversi chilometri, che la collegherebbe per altro ad un antico castello longobardo di cui sono rimaste pochissime e povere tracce. Si possono ancora oggi ammirare, lungo la stradina, la “via dei Muroni” su cui sorge la chiesa e che conduce a Noceto, oltre che a Borghetto. Si tratta di rimanenze di muri molto umili, coperti dalla vegetazione, rimasti però a testimoniare, seppur in modo profondamente semplice, il monumentale complesso architettonico che in passato sorgeva in quel punto. Sono detti “muroni” per il loro spessore e, sempre secondo la tradizione, sotterraneo e castello sarebbero ancora infestati da spettri, anime dei soldati del Barbarossa.






In particolare,in occasione della ricorrenza della battaglia di Legnano (29 maggio del 1176) si farebbero sentire ancora i fragori della lotta, il cozzare delle spade e le urla, inumane in una lingua sconosciuta della battaglia che vide la disfatta dei soldati del Barbarossa, decimati dalle truppe della Lega Lombarda. Secondo quanto si è tramandato nel tempo, alcuni abitanti del luogo avrebbero anche visto fantasmi guerrieri, vestiti di cuoio, che popolerebbero anche il giardino della non distante Rocca di Noceto (che al suo interno conserva anche un reperto di inestimabile valore, una grande vasca votiva della civiltà terramaricola, casualmente scoperta, nel 2004, durante alcuni scavi edilizi; un reperto forse unico in Italia, con pianificazioni in legno e reperti in ceramica dell’età del bronzo).







Poco prima della celebre battaglia, i signori del castello avrebbero, secondo la leggenda, nascosto il loro inestimabile tesoro in un vano delle fondamenta della chiesa, murandolo insieme ai soldati che lo avevano celato. Tesoro di cui, ad oggi, non è mai stata trovata traccia. Nel 1890, secondo quatto riportato dalla storia, il sotterraneo, allora ancora praticabile, venne esplorato da alcuni paesani coraggiosi che rinvennero alcuni scheletri con le loro armature. Purtroppo per loro non trovarono il tesoro, ma una galleria che portava ad una cripta chiusa da una frana. Pare anche che una maledizione gravi sul luogo poichè due persone della squadra che aveva partecipato all'esplorazione morirono nel volgere di poche ore. Anni dopo un cercatore di tesori che aveva iniziato lo stesso tipo ricerca venne trovato morto accanto ai “muroni”: la sua faccia, secondo quanto viene riportato, era davvero impressionante, con gli occhi sbarrati dal terrore e la bocca contorta. Di apparizioni e di tesori nascosti si continua, ancora oggi, a parlare.




Da notare come anche il nome stesso della frazione, Sanguinaro, sia piuttosto eloquente. E’ credenza popolare che il toponimo risalga proprio al tempo di Federico I Barbarossa (1152-1199) quando, dopo una tragica battaglia, di cui abbiamo accennato, il sangue dei combattenti scorreva così abbondate nel canale da far girare tre volte le ruote del mulino. In realtà, le acque rosse che tuttora scorrono nel rio sono dovute, secondo quanto indicano gli sperti, alla presenza di terreni ferruginosi a monte del corso d’acqua. La località, anticamente zona di confine tra il territorio parmigiano e quello borghigiano (fidentino) venne coinvolta in grandi lotte nel 1148, nel 1152 e nel 1198, a causa delle continue ribellioni degli abitanti di Borgo San Donnino che non sopportavano la dipendenza da Parma. Nel 1198 i parmigiani costruirono un castello a difesa del territorio (quello di cui oggi restano, appunto, solo poverissime tracce), ma i piacentini non tardarono a distruggerlo, nel 1219. Successivamente ricostruito, venne definitivamente distrutto, ed incediato, dai Pallavicino di Scipione, con un’incursione fulminea, nel 1322. Sanguinaro fu più volte saccheggiato e distrutto nel corso dei secoli; l’ultima volta accadde nel 1526 ad opera delle truppe tedesche dirette a Fiorenzuola.




Una delle testimonianze più interessanti riguardanti i fantasmi dei Muroni è riportata, ampiamente, sul libro “Fantasmi Spettri e Case Maledette – Che cosa sono e dove appaiono” di Maria e Alberto Fenoglio. Si tratta di un fatto di cui restano data ed orario: le 22.15 del 12 dicembre 1971. In quell’occasione, l’ingegnere Renzo Guidi, mentre si trovava insieme alla moglie, ebbe un inspiegabile guasto all’impianto elettrico della sua auto, mentre era intento a tornare dalla chiesa di San Simone, di cui aveva studiato ed esaminato l’interessante campanile. Si fermò a lato della carreggiata mentre fuori piovigginava, soffiava il vento e minacciava di nevicare da un momento all’altro. Ai Fenoglio, per il loro libro, l’ingegnere ha raccontato che “a poca distanza da noi si formò un banco di nebbia solitario, una cosa strana come se quel luogo emanasse del vapore. Incuriositi, incuranti della pioggia gelata, ci dirigemmo verso la densa nebbia di un colore scuro esternamente, molto chiaro nell’interno e lì la sorpresa. Seduti per terra attorno ad un fuoco stavano una decina di guerrieri vestiti di cuoio con sulle spalle dei mantelli dal lungo pelo, ognuno aveva al fianco uno scudo rotondo e una lancia, poco più in là pascolavano alcuni cavalli”. Mentre guardavamo attoniti l’inconsueta scena, sentimmo in lontananza il suono prolungato di un corno, uno degli uomini si alzò e rispose con un corno che portava appeso alla cintura, il suono fu talmente forte che indietreggiammo di qualche passo, ed anche perché il guerriero ci fissò con occhi di fuoco; si trattava di un vero colosso alto più di due metri. Come richiamati da quel suono emersero dalla nebbia molti guerrieri con elmi, corazze, scudi, spade, poi comparve un grosso cavallo bianco con in groppa un tipo dai lunghi capelli scuri raccolti a treccia. Indossava una lucente corazza e quando i guerrieri lo videro, gli corsero incontro acclamandolo; doveva essere a giudicare dal portamento, un capo. Uno dei guerrieri mi sfiorò e allungai una mano per toccare lo scudo, ma con mia grande sorpresa non incontrai la minima resistenza al tatto e solo allora, poiché anche mia moglie toccando una di quelle forme umane non aveva sentito consistenza, ci rendemmo conto che qualli che vedevamo non erano altro che fantasmi, raduno di incorporee ombre, insensibili al freddo ed alla pioggia. Lo strano è che dopo quella constatazione non provammo alcun timore ma solo una grande curiosità di saperne di più sui fantasmi. Rimanemmo in mezzo a quella moltitudine girando ed esaminando le loro armi e vestiti, finchè la nebbia si dissolse e così quei guerrieri. Risalimmo in macchina e questa partì senza inconvenienti. Forse quel guasto era stato voluto da quegli esseri provenienti da una dimensione a noi sconosciuta, che volevano farsi scorgere, aiutati da speciali condizioni psicologiche portate in stato acuto da una comunicatività tra le entità e noi mentre ci trovavamo in quel luogo. Forse non sapremo mai”…..Ed il mistero dei “muroni”, nello scorrere inesorabile ed impeccabile del tempo, continua.



FONTI BIBLIOGRAFICHE E SITOGRAFICHE
www.comune.noceto.pr.it

http://fantasmitalia.forumcommunity.net/

www.universonline.it

www.luoghimisteriosi.it


M.A.Fenoglio, “Fantasmi Spettri e Case Maledette – Che cosa sono e dove appaiono”- “Manuali del Mistero”, Meb 1994.

M.Fallini, M.Calidoni, C.Rapetti, L.Ughetti, “Terra di Pievi”, Mup 2006

G.Capacchi, “Castelli Parmigiani”, Silva Editore 1997


SI PREGA DI SEGNALARE EVENTUALI COPYRIGHT NEI TESTI AL FINE DI UNA LORO CANCELLAZIONE O MODIFICA.

LE FOTO SONO DI PROPRIETA’ DELL’AUTORE. PER UN LORO UTILIZZO E’ SUFFICIENTE CITARNE LA FONTE.

Nessun commento:

Posta un commento