29 maggio 2016

«Luoghi disturbati dagli "spiriti": un'analisi tra fatti insoliti e scienza»





La Grotta di Cristallo propone una conferenza dal titolo intrigante: 

«Luoghi disturbati dagli "spiriti": un'analisi tra fatti insoliti e scienza»

A condurre l'incontro su un tema inquietante ma sempre affascinante sarà il ricercatore Salvo Virgilio, che parlerà di eventi reali e di studi al limite tra scienza e trascendenza, e tenterà di fare nuova luce su misteri irrisolti attraverso un'attenta analisi dei fatti. 

L'appuntamento è per venerdì 10 giugno alle ore 21 in Via dei Mille n. 13 a Fidenza.

L'ingresso è a contributo libero; i posti sono limitati, per avere la certezza di accedere è necessaria la prenotazione al 328 8349947.

25 maggio 2016

ZIBELLO- MISTERI E POSSIBILI PRODIGI LEGATI ALLA MADONNA DI FATIMA?


di Paolo Panni












Nella piccola comunità cristiana di Zibello è viva e radicata, da tempo, la devozione nei confronti della Madonna di Fatima. Una venerazione che si è particolarmente rafforzata in seguito ad un evento prodigioso, ancora oggi ben ricordato in paese, verificatosi durante la seconda guerra mondiale. Verso la fine del conflitto, infatti, un ordigno venne sganciato sulla piazza principale, dedicata a Giuseppe Garibaldi. Tuttavia la bomba rimase clamorosamente inesplosa e, di fatto, numerose vite umane furono salve. E’ facile infatti intuire che cosa sarebbe potuto accadere in caso di deflagrazione della bomba. 

Subito ci fu chi gridò al miracolo attribuendo l’evento prodigioso all’intercessione della Beata Vergine di Fatima, la cui ricorrenza, come noto, cade il 13 maggio di ogni anno. Dopo quel fatto il parroco di allora fece realizzare, all’interno della chiesa parrocchiale, proprio di fianco all’altare maggiore, una cappella dedicata alla Madonna di Fatima e fece arrivare, direttamente dalla città portoghese, un simulacro della Vergine. 

Da allora, ogni anno, il 13 maggio i fedeli di Zibello rinnovano la loro devozione con funzioni serali che trovano il loro apice nella processione lungo le vie del paese, ovviamente con la venerata statua. 

Ed è qui che emerge un particolare, forse poco considerato, che diverse persone del luogo, tuttavia, se interpellate, fanno notare. E’ provato infatti che, da sempre, il 13 maggio, anche quando cade in giornate piovose, sotto sera torna puntualmente il bel tempo, le piogge cessano, e la processione può svolgersi. Questo accade puntualmente da oltre settant’anni consecutivi. Si tratta di un particolare tanto affascinante quanto misterioso, che va a rendere ancora più interessante una vicenda, quello del presunto miracolo mariano, sicuramente significativa. Fu, quello, un prodigio o no? L’interrogativo, ovviamente, affascina molti: Emilia Misteriosa, seguendo la propria linea, anche nel rispetto delle convinzioni e del culto di molti, non si pronuncia lasciando sospeso il giudizio e limitandosi, chiaramente, a rendere nota quella che è comunque, una pagina di storia popolare, senz’altro significativa. 

Ma gli aspetti misteriosi legati alla Madonna di Fatima e alla comunità di Zibello non si esauriscono qui. Da alcune ricerche è infatti emerso che anche la dirimpettaia comunità cremonese di San Daniele Po, nello stesso periodo, ormai oltre settant’anni fa, fu risparmiata da un bombardamento nemico. Ecco quindi un nuovo, e poco conosciuto (dai più) interrogativo: le rive del Grande fiume vennero risparmiate dai bombardamenti grazie ad una intercessione divina? Impossibile, chiaramente, anche in questo caso dare una risposta e diventa inevitabile sospendere il giudizio attorno, comunque, ad una pagina di storia in cui fascino e mistero, devozione e tradizione, si mescolano in modo affascinante e particolare. 

Nuovi misteri, tuttavia, sembrano aggiungersi a tutta la vicenda e si tratta di fatti molto più recenti. Una immagine fotografica, realizzata con un cellulare di ultima generazione, il 13 maggio 2016, mostra un alone scuro lungo il perimetro della statua. Il fatto ha una spiegazione tecnica, essendo generato da un faretto posto esattamente dietro al simulacro. Rimane tuttavia il particolare relativo alla colorazione tanto scura dell’alone, e alla particolare precisione della forma e dei contorni: da più persone, tutto questo, è stato definito “inquietante”. Diversi infatti, a livello di pura e semplice sensazione personale, alla vista dell’immagine hanno ipotizzato che possa trattarsi, in qualche modo, di un “messaggio”, non particolarmente positivo. Riportiamo anche la testimonianza di Gloriana Astolfi, sensitiva di Emilia Misteriosa, che alla vista dell’immagine ha riferito di essere rimasta, fin dal primo momento, “annichilita”. “Non sono particolarmente devota a questa figura – ha spiegato – perché mi rivolgo a Gesù. Ma due notti fa ho avuto una visione: la Madonna che piangeva e mi supplicava di pregare con voce estremamente afflitta. Era la stessa statua della foto”. Una rivelazione, quella di Gloriana, che ovviamente sorprende e, pur trattandosi di un fatto personale, è significativo che abbia voluto condividerlo, in modo chiaro e trasparente, con tutti. 

Infine, l’ultimo particolare, misterioso ed affascinante, riguarda il volto della Madonna. Come mostrano infatti le immagini 2016, gli occhi presentano alcune evidenti macchie, simili a tumefazioni, che non erano presenti in passato. Non è stato possibile avvicinarsi alla statua per verificare l’eventuale causa di quelle macchie (potrebbero infatti essere generate dall’umidità, oppure dalla sporcizia o, comunque, dal trascorrere del tempo). Prendiamo tuttavia atto della loro presenza del tutto evidente, così come sembra evidente, e inquietante, il fatto che l’espressione sia mutata e divenuta, nel tempo, più triste o, a voler essere più precisi, carica di afflizione. 

Da aggiungere che il parroco, interpellato da chi scrive questo articolo, ha riferito che le macchie intorno agli occhi della Vergine sono presenti da anni e, nonostante i ripetuti tentativi di pulizia, non c’è stato modo di eliminarle. Anzi, questo lo aggiunge sempre chi scrive questo pezzo, avendo più volte nel tempo visionato la statua, le macchie col tempo sono divenute più evidenti. Di fronte a tutto questo, com’era naturale che fosse per un sacerdote, il parroco non si è sbilanciato, rimanendo estremamente prudente e limitandosi a parlare di possibili “segni” che potrebbero indicare la sofferenza della Madonna di fronte ai mali del mondo. Il fatto, particolare, richiama tra l’altro alla celebre Vergine nera di Czestochowa che presenta due evidenti sfregi sul volto, frutto però, in quel caso, di una profanazione avvenuta nel 1430. I fatti di Zibello invece non celano alcuna profanazione. Anche in questo caso non si esprimono giudizi, che sarebbero sommari e parziali, limitandoci a porre comunque in evidenza questi particolari che possono essere ascritti, per il momento, alla sfera del “mistero”

19 maggio 2016

IL MISTERIOSO “CASTELLAZZO” DI VICOMERO


di Paolo Panni





Nella campagna alle porte di Parma, “perdendosi” tra strade secondarie e campi coltivati non è difficile imbattersi nel poderoso torrione che svetta in località Vicomero. Una struttura di notevoli dimensioni, oggi adibita ad azienda agricola, che di misterioso ha innanzitutto la sua storia. Ben poco, infatti, si conosce del suo passato e diverse sono le posizioni che contrappongono storici e studiosi. Emilia Misteriosa, attraverso chi scrive questo articolo, ha avuto la possibilità di visitare il luogo, che ci è stato gentilmente aperto dalla proprietà. Secondo gli studi compiuti da diversi storici sembra sia appartenuto alla nobile famiglia dei conti Valeri. Cosa, questa, accreditata anche dal fatto che la struttura richiama, in maniera chiara, ai non lontani torrioni di Beneceto e Baganzola, appartenuti a loro volta al medesimo Casato di origini genovesi e comparso per la prima volta sulla “scena” parmigiana fra il Trecento e il Quattrocento. Fra i primi a “studiare” il luogo, di origine probabilmente cinquecentesca, vi fu don Enrico Dall’Olio che ne parlò anche nei “suoi” Itinerari Turistici. Ma quale era, in origine, la funzione di questo edificio? Secondo diversi studiosi si trattava di un ritrovo per battute di caccia. Una ipotesi sulla quale, tuttavia, ci si sente di dissentire e di avvalorare la teoria di coloro che parlano invece di funzione difensiva. Teoria, questa, che trova conferma, soprattutto, nella presenza di balestriere accecate: elementi che in passato avevano proprio una importante funzione difensiva. 




L’attuale proprietà ha, da sempre, a cuore il mantenimento e la tutela di questa importante testimonianza storica. Uno dei proprietari, ultraottantenne, guidando chi scrive agli ambienti interni ha riferito di una remota funzione religiosa di questo luogo. Sembra cioè che, per un periodo, possa aver ospitato monaci: ma su questo aspetto non si trovano, per ora, conferme storiche. Di certo il luogo era di notevoli dimensioni come si può osservare anche spostandosi nel moderno fienile situato a fianco del torrione. Infatti il fienile è in parte realizzato su remoti elementi strutturali, probabilmente appartenenti alla precedente struttura che componeva, insieme al torrione, il “castellazzo”.




Lo stesso proprietario ha inoltre riferito di sotterranei che avrebbero condotto, probabilmente, ad altre strutture circostanti e di un pozzo dei tagli di cui si è sempre parlato. Quello relativa alla presenza di “pozzi dei tagli” è un elemento che molto spesso si ripete in numerosi castelli, rocche ed edifici medioevali. Diversi storici da noi interpellati hanno smentito l’uso di questa pratica, ascrivendola al mondo della cosiddetta fantasia popolare. Tuttavia, nel caso specifico del “Castellazzo” di Vicomero, questo particolare si tramanda da svariati decenni e lo stesso proprietario, nel corso di alcuni lavori attorno all’area dove si troverebbe il terribile pozzo, ha ritrovato una vecchia lama che tuttora custodisce gelosamente e che potrebbe in qualche modo avvalorare la teoria relativa a questi pozzi. 



In merito a fatti di carattere paranormale non è stato possibile far emergere vicende particolari. Da sempre, stando sempre a quanto riferito dal proprietario, si dice tuttavia che tra le antiche mura del torrione “ci si sente” (terminologia popolare che viene utilizzata quando si parla di luoghi in cui si udirebbero voci e suoni non spiegabili): quasi a voler tramandare la memoria perduta di un luogo ricco di fascino, e di mistero.


FONTI BIBLIOGRAFICHE E SITOGRAFICHE

G.Finadri “Castelli sconosciuti del Parmense”, Stamperia scrl, 2012

G.Capacchi “Castelli Parmigiani”, Silva Editore, 1997

12 maggio 2016

MISTERI E LEGGENDE TRA LE ROVINE DELLA CHIESA VECCHIA DI BORLA

di Paolo Panni


Può essere considerata uno dei luoghi più misteriosi, oltre che leggendari, ma allo stesso tempo anche meno conosciuti, delle colline emiliane. Si tratta della “chiesa vecchia” di Borla, immersa nei boschi della Val d’Arda. Borla è una piccola, ridente frazione del Comune piacentino di Vernasca. Un gruppo di case attorno al “campanile” tra verdi colline, vigneti, campagne e corsi d’acqua dove la vita scorre tranquillamente, all'insegna della pace e della laboriosità. Il classico, ameno borgo di collina dove tutti si conoscono e dove ogni minimo fatto è destinato a “far notizia”.

Quando, agli abitanti del posto, si chiede della “chiesa vecchia” tutti rimandano, immediatamente, a vicende e fatti del passato e, come spesso accade, storia e leggenda si mescolano. Ma tutti sono di fatto d’accordo nell’indicarla tanto misteriosa quanto difficile da raggiungere. 

Quando chi scrive questo articolo, dopo ripetuti viaggi e camminate nei boschi, è finalmente riuscito a ritrovare i ruderi della vecchia chiesa, le “porte” del mistero si sono subito spalancate. “In questo bosco ci sono i fantasmi” è stata la prima considerazione che un signore, che vive a poche centinaia di metri dai ruderi del sacro edificio, senza alcun tentennamento, ha espresso. Naturalmente per chi si occupa di questi argomenti la curiosità si è subito intensificata. Nel corso del breve e cordiale incontro avuto sono emersi fatti senza dubbio curiosi. Il nostro interlocutore ha infatti riferito di oggetti che spesso si sono improvvisamente spostati, anche nella sua proprietà, ha parlato di voci e lamenti provenire dal bosco in cui i resti della chiesa si trovano e di strane luci avvistate nella notte. Considerazioni che, chiaramente, hanno fatto lievitare la curiosità anche a fronte del fatto che la persona in questione ha di fatto confermato, senza saperlo, fatti e racconti che altri residenti (ma anche persone che vivono in comuni dei dintorni e che hanno per vari motivi frequentato la zona) hanno riferito.

Tuttavia, prima di addentrarsi negli aspetti misteriosi che accompagnano questo leggendario luogo, è doveroso dare spazio a qualche notizia storica. 

Innanzitutto va evidenziato che le rovine della chiesa sorgono in mezzo a un bosco, fuori da qualsiasi sentiero, e quindi è molto difficile individuarle se non accompagnati da chi è esperto della zona. L’edificio era dedicato alla Santa Croce e, senza dubbio, è stato distrutto da un movimento franoso, anche se c’è chi sostiene (ed ecco emergere il primo mistero) che in realtà sia improvvisamente sprofondato nel terreno. Fatto, questo, che ci sembra decisamente improbabile e da ascrivere alla fantasia popolare. Mentre la frana sembra chiaramente essere la motivazione più plausibile. Sul posto, alla fine degli anni Novanta, vi è stata una attenta, importante e preziosa attività di studi e di scavi compiuta dall’Associazione Archeologica Pandora della Valdarda. Si è trattato, senza dubbio, di una delle più rilevanti e significative scoperte archeologiche compiute nel territorio della Valdarda, dopo la scoperta di Veleia. Come si può leggere anche sul sito docslide.it .

“Dopo oltre un anno di lavoro l’associazione ha potuto completare le prime operazioni di recupero relative al ritrovamento dei ruderi della Chiesa di Santa Croce, situata sul poggiolo che sovrasta la frazione dei Burgazzi in Val Borla, nel comune di Vernasca. Dell’esistenza di un antico santuario, costruito probabilmente in epoca medioevale, si narrava da sempre, e qualche traccia sommersa dalla vegetazione e dai dissesti del terreno sembravano avvalorarli. Seguendo tali indicazioni – si legge ancora - abbiamo avviato i primi saggi di scavo riportando alla luce alcune porzioni di fondamenta della Chiesa. Seguendo la prassi, ed alla ricerca di un qualificato sostegno all’opera di recupero, è stata coinvolta la Soprintendenza ai Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, nella persona della responsabile di zona, la dott.sa Piera Saronio, con la quale l’associazione aveva già avuto modo di lavorare parecchio in passato, la quale dott.sa ha autorizzato le opere di scavo vere e proprie: da allora sono emerse le fondamenta originarie, apparse subito di dimensioni ragguardevoli, con parte di costruzione esterna e relativa pavimentazione. I lavori, in seguito hanno portato alla luce qualche reperto interessante, quali un anforina che conteneva una ventina di monete medioevali con datazioni dal 1220 al 1500 (presenti presso la sede dell’Associazione a Morfasso). I nostri storici sono già venuti a conoscenza di parecchi documenti riguardanti la Chiesa di S. Croce dei Burgazzi. La Chiesa di Santa Croce – si evidenzia - scomparve nel 1589, come risulta da documenti presenti nella nuova chiesa, sicuramente a causa di una grossa frana, che già la minacciava 10 anni prima, quando, Monsignor Castelli, in occasione di una visita pastorale effettuata il 20 agosto del 1579 per conto del Vescovo di Piacenza, descrive una chiesa malandata (nella zona absidale si notavano quattro crepe e il muro a sud minacciava rovina) e alcuni dipinti di cui si prescriveva il ripristino o l’imbiancatura. La Chiesa poteva contenere, a detta del Castelli circa 150 anime in piedi. Nel citare l’abitato attorno alla Chiesa, il documento sottolinea come la maggior parte delle abitazioni fossero presso l’edificio. Di queste non v’è più traccia. Forse la grande frana che è divallata più di quattro secoli fa, a sud della Chiesa s’è portato via tutto. Leggiamo la relazione della dott.sa Saronio: …In comune di Vernasca, a mezza costa in una zona boscosa sopra la frazione dei Burgazzi, all’altezza di circa 700 m, l’attività del Gruppo Archeologico Pandora della Valdarda ha portato all’identificazione e all’inizio dello scavo di una chiesa di origini medioevali. L’opera dei volontari – si legge - ha permesso di riportare in luce, verso valle, le fondazioni di un ambiente quadrangolare in pietre a secco di m.1,74 x 1,72, alla profondità ecc… Si studia il terreno per decidere dove è meglio cominciare gli scavi”.

Secondo alcune fonti la chiesa risalirebbe addirittura a prima dell’anno Mille. Oggi, come mostrano le immagini, non restano che pochi ruderi. Ma resta anche una croce, posizionata negli scorsi anni, con la seguente iscrizione latina “Heic ubi templum S.Cruci dicatum MDLXXXIX incolarum pietas vestigis inventis. Penitus vetustate corruit MCMXXX corposa sanctorum novo rito composuit”. Traducendo si può chiaramente leggere che la chiesa scomparve nel 1589 e che, con un nuovo rito, vennero seppelliti i corpi dei “santi” (aspetto su cui occorre porre qualche interrogativo) nel 1930. Che cosa si intende per “santi”? Può essere che la chiesa contenesse alcune reliquie poi traslate altrove o che, per “santi” si intendano comunque i resti dei corpi ritrovati sul luogo e, probabilmente, sepolti altrove. Come confermano anche non pochi residenti e conoscitori del luogo, nel corso degli anni, nell'area circostante la chiesa sono stati rinvenuti non pochi frammenti di ossa umane. Segno evidente del fatto che il sacro edificio ospitava, come spesso accadeva nelle chiese medioevali, anche sepolture. C’è chi dice che ne luogo siano stati sepolti, nei secoli passati, gli ammalati di peste al fine di tenerli lontani dal centro evitato ed evitare l’ulteriore diffondersi di epidemie, mentre secondo un’altra versione, qui si sarebbero rifugiati, in tempi remoti, esuli dalla Svizzera, forse perseguitati per motivi religiosi. A questo riguardo occorre ricollegarsi a un altro particolare, emerso dal colloquio con un residente. Ci è stato infatti riferito che, ormai doversi anni fa, era stato contattato un medium cremonese al fine di far luce su strani fatti avvenuti nel bosco. Il medium recatosi sul posto, riferì di aver “visto” persone, comprese donne e bambini, che in passato si rifugiarono nei pressi della chiesa vecchia ma vennero comunque uccisi da un gruppo di briganti. Alcuni sostengono che sul posto sia stata trovata anche una croce patente templare, ma di questo particolare non si ha alcuna conferma al momento. 

Un’altra vicenda, molto curiosa, emerge del racconto di un amico di chi scrive di cui, dietro sua precisa richiesta, rispettiamo l’anonimato. Si tratta di persona a noi ben conosciuta, nota per altro per la sua pacatezza e per l’equilibrio con cui affronta le varie situazioni della vita. Una storia, la sua, che risale a 29 anni fa, ma che ancora oggi è “scolpita”, ben chiara, nella sua memoria. Tutto si verificò una sera mentre si trovava appartato in auto con la fidanzata (divenuta poi sua moglie), in una stradina situata proprio a ridosso del monte su cui sorgono le rovine della chiesa. “Ad un tratto – riferisce – ho visto una luce brevissima e ho scorto, per pochissimi istanti, il paese del piccolo popolo, in una giornata bellissima e assolata. E’ durato poco ma mi ha lasciato una bellissima sensazione di serenità. Sono convinto – prosegue – di aver visto anche un essere simile e un folletto irlandese. Non mi sono mai drogato – precisa per doverosa chiarezza – sono astemio e in quel momento non eravamo nel vortice della passione sfrenata. Ero lucido e ben consapevole di tutto quello che stava accadendo. Finito di vedere quella luce, o quel che era, non ne ho parlato con la mia compagna e ricordo bene di aver cercato musica con l’autoradio. Abbiamo fatto due chiacchiere e solo più tardi le ho chiesto se aveva visto la collina come se fosse stata una giornata di primavera e anche lei mi ha subito confermato di aver vissuto la stessa esperienza. Anche lei, come me, era serena. Non ne abbiamo parlato molto, non eravamo spaventati, ma solo leggermente stupiti. Eravamo comunque sereni e calmi. Di tanto in tanto, ancora oggi, ci diciamo: ti ricordi di quella notte in cui abbiamo visto i folletti a Borla? Lo facciamo come se si trattasse della cosa più naturale del mondo. Mi manca tantissimo quel momento – aggiunge – e pagherei per riprovarlo”. Entrando ulteriormente nei particolari di quella nottata parla di un improvviso bagliore, che ha permesso a entrambi di vedere le colline fiorite e assolate, come in una stupenda giornata di primavera. Peccato che fosse notte, e per di più d’inverno. In più quella “personcina bassa” (così l’ha definita) che ha subito collegato al popolo che un tempo viveva tra quei verdi colli ma, soprattutto, tanta serenità: la stessa che ancora oggi lo pervade quando racconta quei fatti. 

Storie dunque di fantasmi o di folletti, di luci e voci nel bosco, ma anche di streghe. Sì perché a Borla si trova anche una vecchia quercia in un’area in cui, stando ai racconti e alle leggende popolari, venivano bruciate le streghe. Un ulteriore aspetto che rende affascinante e misteriosa la storia di questo lembo d’Emilia.


LE FOTO SONO DI PROPRIETA' DELL'AUTORE E DI EMILIA MISTERIOSA. 
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