28 marzo 2015

PARMA TERRA DI FANTASMI: TRA LE AREE PIU’ INFESTATE D’ITALIA.


di Paolo Panni



Ci si è già occupati di quella di Piacenza, ma anche la provincia di Parma, per numeri di casi, segnalazioni e leggende può essere annoverata come una terre delle più infestate d’Italia. In linea con lo stile del nostro gruppo, e quindi senza voler entrare nella veridicità o meno dei singoli fatti, è senz’altro interessante fare una “mappa dei fantasmi” del Parmense. Sapendo che, per chi si occupa di misteri e di paranormale, la parola “fantasma” è una delle prime da scartare e da lasciare al mondo delle favole. Ma, senza voler contraddire quanto appena evidenziato, si precisa che viene utilizzata al fine di rendere la lettura e la comprensione più agevole, a tutti: quindi anche ai semplici curiosi. 

Dalla Bassa pianura alla collina, per arrivare quindi in montagna, si può decisamente affermare che il Parmense è “terra di fantasmi”, con un elevato numero di casi, e quindi di misteri, alcuni dei quali anche particolarmente singolari e curiosi. 

Fra i più famosi quelli di Bardi e di Soragna. 

Alla Fortezza di Bardi, celeberrima è la vicenda legata alle figure di Moroello e Soleste. Comandante delle truppe il primo, figlia del castellano la seconda. Una storia d’amore finita in tragedia (una vicenda simile a quelle di tante altre che “animano” numerosi manieri). Un amore impossibile, il loro, per l’epoca dal momento che Moroello non era altro che un soldato e Soleste, invece, una nobildonna. Secondo la leggenda, la tragica fine della loro relazione avvenne il giorno in cui Soleste, in attesa dell’epilogo di una guerra, vide sopraggiungere in lontananza le truppe nemiche e, presa dal dolore (in quanto convinta che avessero sconfitto e, quindi, ucciso Moroello e i suoi soldati) si tolse la vita. In realtà si trattava invece del “suo” Moroello e dei suoi soldati, che avevano indossato le insegne avversarie in segno di sprezzo verso le stesse. Moroello, sempre stando a quanto si racconta, preso poi dal dolore per il tragico destino dell’amata, si suicidò a sua volta. Una storia che sa decisamente di fantasioso, dal momento che i due non sarebbero nemmeno mai esistiti. Ma è altrettanto vero che, da sempre, la Fortezza di Bardi è “teatro” di fatti più che mai anomali. Rumori improvvisi, di porte e finestre che si aprono e chiudono all’improvviso, ma anche di catene e spade (forse a rievocare antiche battaglie), spesso uditi anche da persone non “sensibili”; visitatori che si sono sentiti male, all’improvviso, in determinati ambienti del poderoso edificio. 

Non sono che alcune delle “stranezze” avvenute tra quelle antiche mura. Non a caso, da molti anni, la Fortezza è al centro di continui studi e ricerche, da parte di gruppi, studiosi e appassionati, con apparecchiature elettroniche, più o meno sofisticate. Non solo ricercatori italiani ma anche stranieri. Anomalie e addirittura avvistamenti, specie in questi ultimi anni, si sono fatti più frequenti e molta attenzione ha sollevato una immagine scattata con una termo camera dai ricercatori del Dipartimento di Ricerca del Centro Studi Parapsicologici di Bologna. In questa foto si vedrebbe abbastanza chiaramente la figura di un cavaliere. Che sia il leggendario Moroello? O qualche altro cavaliere che ha abitato il castello? Difficile, se non impossibile, dare una risposta ma, quel che è certo è che la Fortezza di Bardi, non solo a livello storico ma anche paranormale può essere considerata uno dei luoghi più interessanti d’Europa. Se, tra l’altro, la vicenda di Moroello e Soleste, per quanto famosa, sembra dover essere relegata al mondo della fantasia, la stessa cosa non può dirsi per un altro personaggio vissuto realmente, nel XVI secolo, tra le mura del castello. Si tratta di Giulia, moglie del Principe Agostino Landi, che sarebbe apparsa al marito tre volte, dopo la morte avvenuta nel 1546. Alla vicenda è anche stato dedicato un libro, nel 1992, intitolato “Il Principe Agostino Landi e il fantasma della moglie Giulia”, ristampato cinque anni più tardi col titolo “Il fantasma di Giulia Landi moglie del Principe Agostino”. Se dunque, come si anticipava, la Fortezza di Bardi può essere indicata come uno dei luoghi più interessanti, a livello europeo, in fatto di storia e di attività paranormali (si parla anche di situazioni paranormali legate alla figura di Pietro Cella, ufficiale degli Alpini, nativo di Bardi e deceduto durante la battaglia coloniale di Adua del 1896, e di una bambina che sarebbe stata murata viva perché affetta da una malattia ignota), è altrettanto vero che Bardi può essere annoverato fra i comuni più infestati d’Italia. 

Nello stesso suo territorio, spostandosi in Val Noveglia, si dice che presso il borgo abbandonato di Lavacchielli si aggirerebbero gli spiriti di un rabdomante e di un eremita che si erano ritirati in quei boschi e di cui non si sarebbero mai più avute notizie. Sempre in Val Noveglia, tra le località di Venezia e Pareto, si trova invece un bosco chiamato Serbùiu dove, secondo la leggenda, di notte si radunerebbero gli spiriti a far festa. 

Nella frazione di Vosina, invece, a sua volta completamente abbandonata, si dice che i residenti se ne siano andati perché spaventati dalle continue “vocine” che si udivano negli immediati dintorni (da qui, tra l’altro, il nome del paese). 

Altro borgo abbandonato, a breve distanza da Bardi, ma in comune di Compiano, è quello di Cà Scapini: una località fantasma molto nota agli appassionati di paranormale, tanto da poter un po’ essere definita la “ghost town” dell’Appennino Parmense. A questo borgo sono legate storie drammatiche di ragazze e bambini uccisi. Non a caso viene definito il “paese dei bambini perduti”. Si parla anche di una pastorella ritrovata, sul finire degli anni Quarante del Novecento, orribilmente mutilata accanto alla chiesetta della località. Fatti che trovano ben pochi riscontri ufficiali, ma numerosi sono, tuttavia, i riscontri che si sono più volte avuti a livello paranormale, da parte di gruppi di ricerca che si sono recati sul posto. 

E non mancano i fatti singolari nella non distante Compiano dove si narra di rumori notturni, tonfi, sbattere di porte e finestre nell’antica casa degli Alpi, di cui non resta traccia. Intensa sembra però essere l’attività paranormale legata al bel castello che svetta sul borgo. Sempre a Compiano si parla anche di un vecchio convento in cui dimoravano alcuni eremiti, poi scacciati dal vecchio proprietario dei terreni su cui vivevano, col solo fine di trarre maggior profitto dall’orto dei frati. Ancora oggi quell’orto è considerato “stregato” e si racconta di infernali rumori di catene provenire da quel posto. Ancora a Compiano, secondo la tradizione, nella notte del solstizio del 23 giugno, alla base del castello si avvertirebbe un inquietante sferragliare di spade: si tratterebbe dello spirito guerriero del marchese Malaspina che costruì il maniero ed ancora oggi lo vorrebbe difendere da possibili incursioni. 

Si è parlato, poco fa, del castello di Bardi ma non si può tralasciare un altro celeberrimo maniero, più volte scelto anche per la realizzazione di film e documentari. Si tratta del grande castello di Torrechiara, la più pregevole testimonianza rimasta di quel grande nobile e condottiero che fu Pier Maria Rossi. Proprio lo spirito di quest’ultimo, secondo la leggenda, vagherebbe all’ingresso della struttura, quasi a volerla difendere dalle “incursioni” lungo il trascorrere dei secoli. Ma si parla, sempre a Torrechiara, anche di una nobildonna murata viva dal marito, di cui non si sarebbero mai trovate tracce.

A proposito di fantasmi “in rosa” e, quindi, femminili, ecco che un altro celebre “spirito” sarebbe quello della “Dama Bianca” (o fata), da alcuni scambiata nientemeno che per la Madonna, che nell’Ottocento sarebbe stata vista più volte aggirarsi nell’area del castello di Pellegrino Parmense, al punto da attirare frotte di visitatori. 

Visto che si è parlato di “fate” ecco che quella forse più famosa del Parmense è la Fata Bema, legata al castello di Montechiarugolo. Si tratta di una vicenda in cui realtà e fantasia, decisamente si mescolano. Bema, secondo quanto si narra, era una giovane fanciulla, nata verso la fine del Cinquecento, buona, bellissima e dotata di poteri magici. A Montechiarugolo giunse in una giornata di maggio del 1593 e presso il castello, nei cui boschi spesso Ranuccio Farnese, terribile duca di Parma andava a caccia di cinghiali, la ragazza realizzò un piccolo palco per la predizione del futuro al quale si avvicinano gli ospiti del maniero. Tra essi si trova anche il Farnese, noto proprio per il carattere cupo e fortemente superstizioso. Il duca venne attratto dai poteri della giovane. Dopo un primo momento in cui Bema ricevette l’appoggio del Duca attraverso un salvacondotto per circolare liberamente nel territorio farnesiano, Ranuccio, vinto dal timore di essere ammaliato e manipolato, decise di liberarsi dell’indovina facendola rinchiudere nella prigione della Rocchetta. Una lunga e dura prigionia con la fanciulla che, giunta allo stremo delle forze fu poi liberata a furor di popolo. Rientrata a Montechiarugolo fu assunta alla corte dei Torelli per la gestione domestica. La fanciulla e Pio Torelli, figlio dell’illuminato Pomponio e di Isabella Bonelli, finirono per innamorarsi. Ma sapendolo un amore impossibile Bema non assecondò il cuore, e rifiutò Pio che fu mandato dal padre a terminare la sua formazione presso la corte di Parma. Erano i momenti della presunta congiura contro Ranuccio Farnese, il quale temendo la potenza dei numerosi e potenti feudatari del ducato inscenò una congiura contro la sua persona, e attraverso un crudele e durissimo uso della tortura riuscì ad estorcere numerose confessioni. Il 19 maggio 1612, gli arrestati, compreso Pio Torelli furono decapitati davanti al palazzo di Giustizia di Parma, in piazza Grande, e le loro teste mozzate e conficcate su spunzoni a monito della città. Il castello di Motechiarugolo fu occupato da una guarnigione ducale e Bema, disperata per la morte di Pio, si rifugiò in una piccola casa nei pressi del castello, occupandosi di dare aiuto a poveri e bisognosi. Una ragazza bella e buona, Bema, che dalla morte ad oggi, tornerebbe a manifestarsi nel castello il 19 maggio di ogni anno per piangere il suo amore perduto.

Famosissimo fantasma femminile è quello di Cassandra Marinoni, ben più conosciuta come Donna Cenerina. E qui ci si sposta nella Bassa Parmense, a Soragna, tra le mura della rocca Meli Lupi. Di lei hanno scritto decine di riviste e giornali e si sono occupate televisioni per realizzare documentari e servizi. Cassandra Marinoni (definita “Donna Cenerina” per il colore dei suoi capelli) era la moglie del Principe Diofebo II Meli Lupi e venne assassinata nel 1573, forse per interessi di famiglia, dal cognato Giulio Anguissola. Da allora pare che il suo spirito, senza aver trovato pace, vaghi tra le mura e le sale dello splendido castello. 

Spostandosi di pochi chilometri, a San Secondo Parmense, nella imponente Rocca dei Rossi sarebbe stata trucidata, nella Sala di Latona, una fanciulla rea di essersi opposta ai desideri sessuali di uno dei Rossi. Secondo alcune teorie, le macchie di sangue della sventurata si troverebbero ancora oggi sul camino. Ed i lamenti e i gemiti di lei, in più occasioni sarebbero stati avvertiti all’interno della Rocca. Rocca che sarebbe stata anche al centro di un altro terribile fatto, legato a un giovane a sua volta trucidato. Ma di questo fatto si hanno ben poche notizie. 

E, giusto per restare in tema di fantasmi femminili, senza spostarsi troppo da San Secondo, ecco che a Roccabianca, nel suggestivo castello che svetta nel centro del paese, vagherebbe lo spirito di Bianca Pellegrini: la stessa di Torrechiara, amante di Pier Maria Rossi. 



Rimanendo tra i castelli della Bassa e spostandosi a quello, meraviglioso, di Fontanellato, sembra che anche qui le presenze siano “in rosa” e, cioè, femminili. In particolare sarebbero due le entità che popolano l’imponente rocca Sanvitale. Una apparterrebbe a Barbara Sanseverino, contessa di Colorno, fatta decapitare nel 1612 da Ranuccio I Farnese in seguito alla “congiura dei feudatari”. La nobildonna si aggirerebbe tra le sale della rocca, con la testa mozzata in mano. Ma potrebbe esserci anche lo spirito di una bambina, sepolta nell’oratorio di S.Carlo: forse Maria Sanvitale, figlia di Albertina e Luigi Sanvitale, nonché nipote di Maria Luigia d’Austria, morta quando aveva appena 5 anni, 7 mesi e 7 giorni. 

Tornando sui monti, se è vero che l’Appennino Parmense è impreziosito da rocche e castelli perfettamente conservati, è altrettanto vero che molti altri sono ridotti a cumuli di macerie. Come quello di Roccalanzona, detta anche “Rocca dei leoni”. Qui si aggirerebbero gli spiriti inquieti di giovani contatine locali, gettate nel terribile e leggendario pozzo del taglio dopo essersi rifiutate di trascorrere nottate insieme ai signori del maniero, al termine di feste danzanti e banchetti. Sempre a due passi dalla rocca di Roccalanzona, in più occasioni sarebbero state notate figure diafane, forse appartenenti alla figlia di uno dei conti di Roccalanzona e ad un contadino della vicina Gallicchiano, la cui storia d’amore impossibile per i ranghi troppo diversi ai quali appartenevano, culminò drammaticamente quando i due decisero di gettarsi dalla rupe di Pietra Corva. Pietra Corva che, va detto, sorge sull’antico e suggestivo percorso della “Maria Longa”, che congiunge Ramiola passando proprio per Roccalanzona e Pietra Corva, fino a Mariano di Pellegrino. Fra le “tappe” che si incontrano, quella di Montesalso (a due passi da Pietra Corva) dove, secondo quanto si tramanda, un tempo esisteva un convento di fati che vennero uccisi da una banda di predoni. Ancora oggi c’è chi giura di aver notato, in quell’area, processioni di monaci fantasmi. 

Altro poderoso maniero di cui non restano che pochi, poveri ruderi, è quello di Gusaliggio, nel territorio di Valmozzola. Qui i fantasmi sarebbero due. Il più famoso, quello di Oberto VII Pallavicino Il Grande, una delle più eminenti figure ghibelline dell’Italia del XIII secolo. Ancora oggi, secondo le storie e le leggende, apparirebbe ogni anno, la notte dell’8 maggio, anniversario della sua morte. Ma tra i ruderi di Gusaliggio si potrebbero anche sentire i lamenti e i pianti della bella e giovane Richilda, bella ma perseguitata fanciulla del paese, finita al centro dei desideri del cavaliere Mariano, figlio del castellano di Specchio. Desideri che vennero ripetutamente respinti e, così, il padre di lei fu rapito, legato e imprigionato nelle segrete del castello. I lamenti che ancora oggi si sentirebbero, secondo la narrazione popolare, apparterrebbero alla ragazza, da sempre in preda alle sue pene d’amore e disperata per la tremenda fine del padre. 

Si è detto di Oberto VII Pallavicino, che apparirebbe l’8 maggio di ogni anno e qui va detto che quello di maggio può essere un mese da tenere in ampia considerazione per gli appassionati e gli studiosi di paranormale che si recano a proseguire le loro ricerche in terra Parmense. Infatti, una ventina di giorni più tardi, il 29 maggio, ai “Muroni” di Sanguinaro di Noceto apparirebbero fantasmi di guerrieri, nella radura che si trova dove un tempo sorgeva il castello (di cui non restano che pochi, poverissimi ruderi) e si udrebbero rumori e fragori del tutto simili a quelli di una battaglia. Forse quella celeberrima di Legnano, del 1176, che si spinse fin da queste parti e vide le truppe della Lega Lombarda sconfiggere quelle di Federico Barbarossa. E gli spiriti sarebbero proprio quelli dei guerrieri del Barbarossa. Realtà o fantasia, come sempre. Ma resta il fatto che, in un vicino sotterraneo, anni fa sono stati rinvenuti scheletri che ancora indossavano le armature. A proposito di soldati e guerrieri, rimanendo in zona, ecco che a Noceto, nella rocca che svetta nel centro del paese, in svariate occasioni sarebbero stati uditi rumori anomali. Forse appartenenti a soldati dato che l’edificio, negli anni, è sempre stato sede di guerrieri e soldati?. 

Da Noceto, proseguendo in direzione Medesano e Fornovo Taro, si giunge poi a Varano Melegari, borgo impreziosito dal suo grande e suggestivo castello Pallavicino. Maniero che, specie in questi ultimi anni, è stato al centro di ricerche e indagini da parte di gruppi che si occupano di paranormale, compreso il nostro. Stando ai risultati emersi, pare che l’attività paranormale, all’interno dell’antico edificio, sia particolarmente intensa. E qui il fantasma più famoso sarebbe quello di don Bernardino Pallavicino, sacerdote (obbligato) passato alla storia soprattutto per la sua passione nei confronti delle donne. Che per le smanie nei confronti di una ragazza, Caterina, moglie di Gian Pietro Musini (figlio del fattore di Gian Francesco Pallavicino), uccise il padre di quest’ultimo con tre pugnalate. Da donna Caterina ebbe qualcosa come nove figli, ma non perse mai le sue passioni anche verso altre donne. Dopo la morte, il suo corpo fu portato via dalla “sua” Varano. Per questo si dice che ancora oggi vaghi nell’antico edificio, dove vorrebbe forse restare e dove, secondo le testimonianze di alcune sensitive, vagherebbero anche alcune donne imprigionate e morte nelle prigioni dell’edificio. 

Altra agghiacciante vicenda è quella di Ottobono Terzi, il cui spirito in pena vagherebbe, nella notti senza luna, attorno al castello di Guardadone (vicino a Traversetolo) e nei vicini casolari. Stando a quanto riportato sarebbe una figura altera, demoniaca, che ancora oggi soffre le pene della sua morte violenta. Apparirebbe con i grandi occhi sbarrati, una vistosa ferita al collo (che ne fa immaginare la decapitazione), una lunga spada con aggrappate le mani adunche, il passo pesante e ritmico. Feroce feudatario medioevale, vissuto tra la seconda metà del Trecento e gli inizi del Quattrocento, nemico dichiarato dei Rossi, fu ucciso nel Modenese con una pugnalata che ne provocò, appunto, la decollazione. Fu quindi fatto a pezzi e il suo corpo gettato in pasto ai cani, mentre a Modena la sua testa venne appena a una porta delle mura, per essere divorata dai corvi. A Guardasone c’è chi afferma di aver anche sentito i lamenti strazianti di coloro che Ottobono terzi fece uccidere ad inizio Quattrocento. Alla figura di Ottobono Terzi è legata anche la torre di Rusino, ultima traccia della rocca costruita proprio nel periodo di maggior splendore dello stesso Ottobono. Qui spicca un’antica leggenda che veniva raccontata, come favola, ai bambini e riguardava un misterioso cavallo bianco che, nelle notti di plenilunio, scendeva dal dirupo per poi sparire all’improvviso, facendosi notare, per altro, solo ai “puri di cuore”. Ma c’è anche una vicenda tragica, riportata da Bonaventura Angeli nel 1591 nella sua “Historia di Parma”: è quella di una giovane donna in gravidanza, assalita e sbranata da due mastini, mandati da un paio di fratelli che spadroneggiavano nel luogo. Da tempo si dice che nelle notti di luna piena lo spirito della sventurata torni a farsi sentire e vedere, a Rusino, mentre corre in preda al terrore, inseguita dai mastini inferociti. Ancora alla figura di Ottobono Terzi è legato un altro maniero, stavolta in pianura, quello di Castelguelfo, riconquistato nel 1407 proprio dallo stesso Terzi. In un raro volumetto del 1892, stampato a Parma, si legge una testimonianza di Luigi De Luchi che parla, tra le altre cose, di rumori misteriosi, gemiti e vagiti attribuendoli agli “echi lontani delle grida disperate di dolore, che mandava il misero sotto il martirio della tortura, e nelle strane angoscie di morte nei tratti di corda, sono gli urli di rabbia, di bestemmie, di imprecazioni con cui faceva rintronare le volte dell’insanguinato carcere il servo…sono forse gli echi delle ultime supplicazioni, del pianto, delle preghiere che la verginella rivolgea, e il crudele Sire troncava negli orrori dei trabocchetti”. 

Luogo caratterizzato da una intensa attività paranormale, comprovata da diverse indagini compiute da gruppi di ricerca, è poi il castello di Bargone, a poca distanza da Salsomaggiore. Ed anche qui, come nel caso di Ottobono Terzi, si è di fronte ad un drammatico omicidio per decapitazione. Vittima della tragica morte fu Giacomo Pallavicino, signore di Bargone, eliminato dai nipoti Francesco e Niccolò. Stessa sorte anche per suo figlio Giovanni e a coloro che, al termine di un banchetto/trappola, decisero di opporsi. I due diabolici cugini, da allora divennero i nuovi padroni del feudo, ma per loro non ci fu tranquillità. Infatti più volte sarebbe apparso lo spettro di Giacomo Pallavicino. Inoltre sia Francesco che Niccolò (questi insieme alla moglie Maria Attendolo) morirono in circostanze macabre e misteriose. Quello di Bargone è senz’altro da considerare come uno dei castelli più intestati della provincia. Numerose sono le testimonianze, comprese quelle del proprietario, ma anche quelle di sensitive, di ricercatori e di semplici visitatori che dicono di essere stati al centro di fatti inquietanti, avvertendo rumori, lamenti; c’è chi si è sentito male ed è fuggito e, tra le altre cose, pare che nel castello sia stato murato vivo un bambino, di cui il proprietario avrebbe rinvenuto lo scheletro nel 1982. 

Fra le storie meno conosciute si può citare quella della rocca di Solignano. Di questo edificio non sono rimasti che pochi ruderi. Si narra però della presenza, come in tante altre località della provincia, di un pozzo dei tagli di cui si sarebbe persa traccia. Ma, nelle notti di luna piena, a mezzanotte, lo si potrebbe individuare seguendo i lamenti provenienti del sottosuolo. E dal sottosuolo sembrano arrivare anche i singolari eventi del castello di Basilicanova: qui da tempo si dice che le donne che prestavano servizio ai proprietari, in passato, siano state più volte raggiunte da soffi gelidi sulla nuca e sul volto, mentre i loro abiti venivano trattenuti da mani invisibili. 

Inquietante anche quanto viene narrato a Ravarano. E’ la storia di un pastore che, anni fa, durante una notte di temporale, si mise alla ricerca nientemeno che del diavolo nei pressi della rocca palla vicina. Lo fece armato di fucile e riuscì a intravedere, grazie alla luce di un lampo, una figura che correva sghignazzando. Sparò immediatamente ma la pallottola tornò indietro e lo uccise. 

C’è poi un fatto che ha portato a gridare al miracolo, riguardante l’ormai scomparso castello di Borgo Val di Taro. Il 26 maggio 1799, mentre il paese si trovava “diviso” tra soldati tedeschi e francesi in guerra tra loro. I francesi ebbero la meglio e la popolazione si riversò in chiesa pregando il Signore e le anime del purgatorio affinchè il paese fosse salvato. Preghiere che, a quanto pare, furono ascoltate dal momento che, sempre secondo la leggenda, i fgrancesi al loro arrivo si ritirarono dopo aver visto, per tutta la notte, sugli spalti e sulle mura della rocca, migliaia di persone con torce accese in mano che si muovevano come sentinelle. I transalpini ne ebbero paura e si dice fossero le anime del Purgatorio, accorse in difesa della loro terra. 

Sempre sui monti da anni si parla del borgo fantasma di Casacca, frazione di Berceto, recentemente acquistato da privati. Qui pare che spesso siano stati uditi rumori sinistri ed i lamenti di un bambino che sarebbe stato ucciso nei secoli passati. 

Spostandosi più verso valle, a Felegara, anni fa all’interno di una casa ormai in rovina, vennero ritrovati due scheletri. Uno di questi sarebbe appartenuto ad una donna che, durante la durissima battaglia di Fornovo, raccattò il denaro dagli indumenti dei morti e dei feriti; tra questi anche un uomo che divenne poi il suo amante. I due ebbero anche un bambino. Il marito della donna, al ritorno dalla guerra, inviperito dalla scoperta, uccise sia la moglie che il bambino seppellendoli nella cantina di casa. Da allora si dice che alcuni testimoni abbiano sentito gemiti provenire dalla cantina, rumori di battaglie mentre altri avrebbero visto una donna fuggire assieme al bimbo, rincorsa da un uomo a cavallo che brandiva una spada. Con le sinistre figure che sarebbero poi svanite nel muro da dove giungevano i lamenti. 

Infine, a Zibello, come dimostrato anche da accertamenti effettuati, sembra essere piuttosto intensa l’attività paranormale all’interno del cinquecentesco ex convento dei Padri Domenicani che, nel corso dei secoli, è stato anche ospedale e quindi luogo di sofferenza.



FONTI BIBLIOFGRAFICHE, SITOGRAFICHE E STORIOGRAFICHE

L.Sartorio, “Magica rozada ad san Zvan – Mappa dei luoghi misteriosi del Parmense e della Lungiana”, Grafiche Step Editrice Parma, 2014.

T.Marcheselli, “Fantasmi e leggende dei Castelli Parmensi”, Umberto Nicoli Editore

G.Capacchi, “Castelli Parmigiani”, Silva Editore, 1997

G.H. Stuart, “Italia dei fantasmi. La prima mappa dei fantasmi”, Arti Tipografiche Toscane, 1988













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16 marzo 2015

EMILIA MISTERIOSA INTERVISTA GIUSEPPE BEPPE CONTI, INSIGNE STUDIOSO DI STORIA E LEGGENDE DI BARDI E DELLA VAL CENO.


di Paolo Panni



Bardi, con la sua Fortezza, i suoi borghi abbandonati, le sue vicende storiche, può essere considerata, come per altro si è già scritto su questo portale, una delle terre più misteriose d’Italia. Sia per la quantità di fatti avvolti dal mistero che per l’interesse che, molti di questi, sono in grado di suscitare. La nostra associazione ha, in questa “puntata”, l’occasione e il privilegio di intervistare Giuseppe Beppe Conti, che di Bardi è stato sindaco e che, della sua terra è, soprattutto, un “innamorato”, un insigne studioso di leggende e misteri, che ha per altro “catalogato” in una serie di interessanti ricerche. Mantenendo così viva parecchie memorie, consegnando alla storia fatti che non devono andare dispersi. 

Dopo questo breve “cappello” introduttivo ecco, di seguito, la lunga intervista.




La Fortezza di Bardi è da tempo considerata uno dei luoghi più interessanti da coloro che indagano ed effettuano ricerche nel campo del paranormale. In tanti anni di vita trascorsi fra Bardi e la Fortezza ritiene anche lei che la stessa possa essere al centro di fatti inspiegabili o anomali? 

Le antichissime vicende che costituiscono la storia della fortezza di Bardi sono legate a tantissimi fatti e sicuramente, come spiegherò in seguito, qualche “vicenda” è ancora oggi avvolta nel mistero.

La Fortezza è nota, soprattutto, per le celebri vicende di Moroello e Soleste. Pare tuttavia che i due personaggi non siano mai esistiti nella storia. Ce lo può confermare? 

Guarda, come sempre, intendo approfondire (quando è possibile) ogni studio o scoperta, con dati certi che si trovano in archivi, biblioteche, studi, saggi storici, bibliografie ecc., (vedi ad esempio la lettera di Agostino Landi sul fantasma della moglie Giulia). Sia i nomi Moruelo, Moruello e sia Soleste, Solestella, Sollostella, Soloste, Sourstele, Surestela vengono riportati sui Regesti del Fondo Landi da Vignodelli Rubrichi. Mentre per questo autore una Soleste e una Soloste, avevano nobili origini, non sembra così per Moruelo e Moruello e non mi sembra che vi siano contatti tra questi nomi; ma gli autori delle precedenti ricerche probabilmente hanno atti o testimonianze che io non ho.



Chi, a suo giudizio, potrebbe "aggirarsi" fra le mura della Fortezza?

Sempre citando i preziosi studi di Vignodelli Rubrichi egli, nel testo:

Archivio Doria Landi Pamphilj – Fondo Landi – Carteggio – Deputazione Storia P.P. così riporta: 

150. (Scaff. 78, b. 12)......................................................anno 1570, processo contro Claudio II Landi di Bardi per l'uccisione involontaria avvenuta nell'armeria del castello di Bardi di GUGLIELMO LORETTI”………., 

e qui dobbiamo chiarire alcune cose.

Il 10 settembre 1547 i nobili piacentini organizzarono l’omicidio del primo Duca di Parma e Piacenza Pier Luigi Farnese per ribellarsi dal potere accentratore del nuovo signore che aveva imposto ai feudatari molti limiti al loro grande potere. Uno dei capi della congiura fu Agostino Landi, padre di Claudio. Pochi anni dopo l’Imperatore Carlo V “premia” Agostino di tanta fedeltà alla causa nominandolo Principe. Ma i Farnese coltivarono la vendetta contro i Landi. Nell’anno 1555 a Milano Agostino morì avvelenato. La vendetta di Ottavio Farnese, dopo aver colpito altri sicari, era in parte compiuta. Ma anche nei decenni successivi spie e sicari dei Farnese tolsero il sonno ai nobili Landi. Il principe Claudio ne era consapevole e sempre in grande apprensione. 

Chi era Guglielmo Loretti? Una vittima innocente di un fatale destino o un sicario scoperto dal Landi? Egli comunque morì di morte violenta e, a mio avviso, chi muore nel profondo dolore può lasciare qualche segno nei luoghi dove si è svolto il dramma.



Fra i numerosi misteri riguardanti la Fortezza quali, a suo avviso, i più interessanti? E quelli inediti?

In un luogo simile i “misteri” racchiusi saranno sicuramente tantissimi; quello di Guglielmo Loretti lo abbiamo già citato;
Ricordo vagamente che qualcuno mi parlava di urgenti lavori di consolidamento e restauro negli anni 50/60 del secolo scorso curati dal Genio Civile. Durante i lavori fu portata alla luce la prima nicchia a destra entrando nella attuale prima sala delle torture e qui furono trovati i resti di uno scheletro murato all’interno. Di chi erano? 
Fra pochi mesi uscirà, grazie all’edizione del Centro Studi Val Ceno, una biografia molto interessante ed importante scritta dallo storico R. de Rosa sul Principe Federico Landi. L’autore, descrivendo drammaticamente, “gli anni della peste” così scrive:
“…………Forse per ingraziarsi l’alto prelato (Vescovo di Piacenza n.d.c.), dalla cui autorità comunque dipendeva il clero del suo stato, Federico Landi il 28 aprile 1631, (in questo periodo la epidemia di peste a Bardi e Stato Landi sta lentamente placandosi n.d.c.) derogando vistosamente a quello che era stato il suo comportamento sino a quel momento, su pressione dell’Inquisitore di Piacenza, accettò di consegnargli e far processare un eretico e presunto stregone compianese, Giovanni Mazzi, e tre presunte instrighe [streghe]….

Queste quattro vittime dell’Inquisizione e dei “Magister Inquisitionis” erano state forse accusate di essere “untori” e di aver sparso il morbo per le terre dello Stato Landi?
Tra le ipotesi non confermate da nessun atto scritto vi è anche quella che le tre “instrighe” e lo stregone, “agenti del demonio”, fossero arsi vivi, pochi mesi dopo, ai piedi della fortezza, mentre una incosciente folla in preda al terrore, plaude al massacro purificatore. 
Todo modo para buscar la voluntad divina!!!!
Sui muri di una cella, posta all’interno del mastio, vi sono ancora le scritte di un prigioniero. Sarebbe interessante approfondire l’argomento.




E quali i misteri più curiosi o interessanti che riguardano il territorio bardigiano? 

Vale la risposta che ho dato per la Fortezza. 
Sicuramente uno dei momenti più drammatici per la nostra comunità fu il citato dramma della peste (1630-1631) che solo a Bardi provocò la morte di circa 300 persone (moltissimi giovani e bambini).
La realtà del territorio bardigiano in quei tragici mesi fu veramente brutale e drammatica. Senza troppa immaginazione possiamo vedere le antiche strade del borgo percorse dai monatti che trascinano i cadaveri con lunghi uncini gettandoli su carrette cariche di corpi senza vita o ancora agonizzanti, le persone che si affacciano in cerca d’aiuto alle finestre di case con le porte inchiodate e segnate con la croce bianca. Altri morti e moribondi sdraiati per le vie, tetri falò delle masserizie dei contagiati, le strane figure dei medici protetti da lunghe maschere dal lungo becco riempito di profumi e la spietata caccia agli untori.
Dell’angoscia, della disperazione, dello straziante dolore di allora non sarà rimasto più nulla nel nostro antico borgo??

(Per chi volesse approfondire segnalo il testo: Conti G.-Ulino M. – Pestem procul pelle. La peste a Bardi negli anni 1630- 1631- Il Cammino – 2014).




Lei ha curato una nuova interessante pubblicazione sulle leggende bardigiane e valcenesi che dovrebbe uscire in estate: quali l'hanno maggiormente colpita?

Ritengo tutte le leggende interessanti, a mio avviso questi antichi racconti fanno parte del patrimonio culturale di tutti i popoli, appartenendo alla tradizione orale ed in esse si tende a mescolare il reale al meraviglioso; tale parola indica qualsiasi racconto che presenti elementi reali ma trasformati dalla fantasia, tramandati per celebrare fatti, personaggi, oppure per spiegare qualche caratteristica dell’ambiente naturale e per dare risposta a dei perché. Penso che esse non raccontino mai dei fatti puramente inventati ma contengano sempre una parte di verità che viene trasformata in fantasia perché gli uomini vogliono scoprire sempre la causa di certi fatti che non conoscono bene e pertanto cercano di spiegarli con l’immaginazione.




Molte di queste leggende hanno, fra i loro protagonisti, il diavolo. Come mai, a suo avviso, questo continuo ricorrere del demonio?

L’odio, l’amore, il bene ed il male si rincorrono e si “sfidano” da quando è nato l’essere umano. I fatti definiti un tempo “inspiegabili” che accadevano spesso erano visti dall’uomo come un segno di esseri sopprannaturali maligni come i folletti o il demonio in persona, quest’ultimo però sempre vinto da angeli, santi o il Signore stesso. 

Lei è mai stato testimone di fatti anomali o inspiegabili nella Fortezza?

Un signore (che da giovane giudicavo un po ….”strano” e non sempre lo ascoltavo ne avevo il tempo e la voglia di farlo), quando veniva regolarmente in visita al castello mi diceva che bisogna saper ascoltare il vento. Egli era di origini bardigiane, ma per motivi di lavoro, per esperienze negative ed altre scelte di vita si era allontanato dal paese nativo senza però riuscire a staccarsi dalle sue radici. Pensando a quell’uomo che un tempo mi sembrava molto strano, oggi mi appare come una persona profondamente sola, triste.

Ricordo che mi ripeteva sempre: 

“La vita e la storia dell’uomo sono un lungo, profondo fiume di dolore.
Ascolta l’urlo del vento impetuoso del nord che trascina l’agonia dell’inverno; ascolta le grida disperate di esseri umani perduti, traditi, torturati, uccisi con violenza, grida trasportate dalle gelide folate.
Ascolta i pianti sussurati dal vento marino per i troppi amori perduti, le tristi lacrime portate dalla pioggia.
Chiudi gli occhi, le antiche mura ti narreranno storie sconosciute.
Gli “spettri” non si manifestano agli essere viventi per spaventarli, terrorizzarli.
Gli “spettri” sono anime perdute, vogliono trasmettere la loro disperazione, condividerla.
Chiudi gli occhi e, nel silenzio della notte, le antiche mura parleranno………al tuo cuore.”


Emilia Misteriosa ringrazia, per la disponibilità, l’amicizia e la sensibilità dimostrata, Giuseppe Beppe Conti. Con l’auspicio di “incontrarlo” tra pochi mesi con la nuova ed interessante pubblicazione dedicata alle leggende bardigiane e valcenesi.


Le foto sono di proprietà dell'autore e dell'associazione Emilia Misteriosa. Per un loro utilizzo è necessario citare la fonte.

10 marzo 2015

CA’ SCAPINI – LA GHOST TOWN DELL’APPENNINO PARMENSE


di Paolo Panni




E’ ormai considerata la “ghost town” dell’Appennino Parmense, Ca’ Scapini (o Case Scapini che dir si voglia), il piccolo borgo abbandonato alle porte di Bardi (ma frazione del comune di Compiano). Un gruppo di case di pietra dove non c’è più nessuno da almeno quarant’anni. Di questa località il gruppo Emilia Misteriosa si è già occupato più volte e, in diverse occasioni, separatamente o in gruppo, quasi tutti i suoi soci e amici vi hanno fatto visita. C’è chi è stato al centro di esperienze personali singolari ed inquietanti e chi non ha percepito nulla di particolare. 


Chi scrive questo articolo è stato sul posto in parecchie occasioni ed a tutte le ore del giorno: di mattina, di pomeriggio e anche di sera quando il borgo era completamente avvolto dall’oscurità. Le esperienze singolari, del tutto personali e indimostrabili, non sono mancate. In un’occasione, di notte, mi è parso di avvertire una mano sul collo ed una voce femminile che domandava “Perché????”; in un’altra occasione, di pomeriggio, mi è parso di avvertire una spinta da dietro seguita da un capogiro (con una voce, anche in questo caso femminile, ma senza essere riuscito a capire cosa intendesse dire). 

In un’altra occasione ancora, durante la prima visita del 2015, nella zona retrostante il paese, in compagnia dell’amico Stefano, ho avvertito un rumore, simile a quello dello spostamento di un grosso masso o di un tronco da parte di un animale (la zona è popolata da cinghiali, caprioli e lupi) senza, tuttavia, scorgere nulla e scoprendo, in quel frangente, che chi era con me non aveva udito alcunché. Entrambi abbiamo invece sentito, poco dopo, un “fischio” simile a quello di una persona che richiama un cane ma senza vedere né esseri umani né cani e, fin da un primissimo controllo in tutta l’area (comunque circoscritta) si è chiaramente notato che non era presente nessuno. 

Esperienze personali, dunque, significative e singolari, chiaramente indimostrabili, che tuttavia lasciano vivo e chiaro il mistero che, da tempo, aleggia su Ca’ Scapini: confermato e “intensificato” dalle presenze di persone sensibili (sensitivi e sensitive) che, sul posto, in occasioni diverse, senza conoscersi e senza aver comunicato tra di loro, hanno tutte evidenziato anomalie e possibili contatti con “entità” o energie misteriose. 


Interessante l’esperienza avuta, nell’occasione della visita di sabato 7 marzo 2015, quando il sottoscritto era insieme a Solange Mela, amica e persona dotata di spiccata sensitività. Nel corso della nostra permanenza sul posto abbiamo incontrato un signore, di mezza età, residente in zona, sembrato fin da subito, per la sicurezza con cui si muoveva, un esperto conoscitore del paese. “Attenti ai lupi e ai cinghiali”: questa è stata la sua prima affermazione. Non che non si fosse a conoscenza della probabile presenza di questi animali, ma la conferma da parte di una persona del posto aumenta l’inquietudine e, alla mia domanda “ma si dice che in quanto selvatici non attaccano l’uomo, no?” ha subito risposto “Sì dice….ma lei lo sa se è vero?”. Meglio non accertarlo ovviamente, ma questo primo scambio di battute permette di instaurare un amichevole dialogo con questo gentile e disponibile signore arrivato, come noi, a piedi. E’ un uomo che conosce perfettamente il posto ed indica casa per casa facendo i nomi di chi ci abitava, ricordando in particolare quelle persone che vi sono nate e sono tuttora in vita, con residenza in centri dei dintorni. Conferma che si trattava di un centro agricolo, come del resto dimostrano le abitazioni dove, al piano terra, si trovano i resti di vecchie stalle. 

Quando gli si chiede, invece, della veridicità delle tante cose che si narrano di Ca’ Scapini non esita a dire “sono tutte falsità. Non è vero niente di quello che dicono. Anni fa – aggiunge – venivano delle persone della zona che si nascondevano nel bosco per spaventare quelli che venivano qua”. Tutti i misteri smontati, dunque? No, assolutamente. L’impressione è quella della classica persona che non crede a leggende e racconti popolari, che nega a priori possibili misteri, ma che forse, sotto sotto, qualcosa sa. Ed in effetti il “qualcosa” emerge poco più tardi quando l’uomo, che alcuni minuti prima ci aveva salutati, ci attende alla fine del percorso a piedi in auto e decide di vuotare almeno una piccola parte del sacco. “Non so se lo sapete – esordisce – ma l’anno in cui hanno ucciso Aldo Moro (il 9 maggio 1978, aggiungiamo noi, ed il borgo era già abbandonato) qui è stata trovata una ragazza morta”. Incalzato dalle domande del sottoscritto spiega che si trattava di una giovane piacentina. “A ritrovarla – racconta – è stato l’ultimo responsabile della centrale che si incontra andando verso Bardi. Il suo corpo si trovava all’altezza di quel piccolo corso d’acqua che scende dalla montagna e si getta nel Toncino”. Il Toncino è il torrente che “bagna” Ca’ Scapini e prosegue il suo corso verso Bardi. Il corso d’acqua a cui fa riferimento il nostro testimone lo si incontra lungo il percorso che, dal bivio per Sidolo, conduce a Ca’ Scapini. Ad un tratto si incontra un ponticello ed è nei paraggi di quel ponticello stesso che il corpo senza vita della ragazza è stato trovato. Il nostro testimone, sempre rispondendo alle domande, ricorda quindi che “insieme al corpo della ragazza era stato ritrovato, accanto al ponte, anche un motorino (cioè un ciclomotore) e si era così pensato, sulle prime, ad un suicidio. In realtà credo che la ragazza sia stata uccisa altrove e portata lì, come sarebbe stato portato lì il motorino per depistare le indagini”. Nulla da fare, invece, per conoscere le generalità della giovane e la sua esatta provenienza. Ci riserviamo comunque di fare ricerche più approfondite. 

Per quanto riguarda le altre vicende che riguardano il piccolo villaggio, va ancora ricordato che Ca’ Scapini, che sarebbe anche attraversato da una linea gotica, è “fulcro” di diverse storie inquietanti, avvolte dal mistero. E’ definito “il paese dei bambini perduti” o dei “bambini che piangono”. Si dice infatti che, in tempo di guerra, vi sarebbe stato un eccidio nazifascista (di cui non si hanno conferme) in seguito al quale alcuni bambini sarebbero rimasti lì, soli e sarebbero morti di stenti. Ipotesi alla quale, lo ammettiamo, il nostro gruppo (e non solo noi) ha sempre creduto decisamente poco. Vista infatti la vicinanza con paesi come Cereseto, Sidolo ed altri dei dintorni come potevano, dei bambini, per quanto rimasti soli, non riuscire a raggiungere uno dei vicini villaggi? Ma è di questi giorni un’altra testimonianza, di una signora che oggi vive nella Bassa Parmense ma che ha trascorso, per motivi di lavoro, anni a Compiano. E’ stata lei a contattare il sottoscritto e a riferire che “quando abitavo là, Ca’ Scapini era già abbandonato. Mi hanno offerto più volte di portarmici ma non ero interessata. 

Ho comunque sempre sentito dire, dalle persone della zona, che era appunto definito il ‘paese dei bambini che piangono’. Questi bambini non sarebbero morti dopo un eccidio nazifascista ma sarebbero stati abbandonati lì, in passato, dopo una epidemia che li aveva colpiti e gli adulti avrebbero lasciato il villaggio per evitare di essere colpiti a loro volta dalla malattia. Così si dice che da allora si senta il pianto dei bambini”. Si dice, appunto, ma al momento non vi sono conferme. 

Come non vi sono conferme relative ad altri tre fatti di cui si narra: quello di una pastorella che sarebbe stata uccisa proprio alle porte del paese, quello di una ragazza che sarebbe deceduta durante un rito satanico (il paese, va detto, è stato più volte, purtroppo, al centro di riti satanici e/o magici) e quello di un suicidio di un uomo avvenuto accanto al ponte sul Toncino. Fatti di cui si narra e che rendono più che mai contorta e inquietante la storia di questo borgo fantasma divenuto, appunto, la “ghost town” dell’Appennino Parmense. 


Di seguito, si riporta invece la relazione della sensitiva Solange Mela, cristalloterapeuta dell’associazione “Il Cerchio della Torre” che il giorno 7 marzo è stata, per la prima volta in vita sua, insieme al sottoscritto, a Ca’ Scapini:

Indagine diurna.
Strumenti radiestesici utilizzati: una sfera di Selenite, un pendolo Iside in legno.
Il paese e' abbandonato e in rovina da circa venti anni.
Il tracciato storico memorizzato dal cristallo non riporta particolari eventi rilevanti.
Dall'analisi radiestesica sul territorio risulta la presenza di un nodo di Curry, del diametro di circa 3 metri, con radiazioni cosmiche leggermente patogene di 25.000 UB ( unita' Bovis).
Il nodo di Curry e' posizionato attualmente sul sentiero che costeggia la fattoria sulla collinetta.
Risulta inoltre esservi una anomalia geomagnetica della rete di Hartmann, una sorta di collasso della rete, una magliatura di circa 56 metri di diametro nella parte allungata di una forma ellittica. L'anomalia geomagnetica non sembra influire sull'attuale stato energetico del paese e delle abitazioni. Causa pero' una cancellazione della memoria energetica della rete stessa, tale per cui non e' più possibile rilevare gli eventi storici avvenuti nel paese.
L'anomalia della rete di Hartmann e' causata dalla massiccia concentrazione di entita' nere presenti in alcuni locali delle abitazioni.
Da un primo sondaggio risultano essere presenti 5 entità nere con autorità di comando, e 1 con un ruolo di servantaggio.
Una sola abitazione dell'agglomerato in pianura risulta abitata da una presenza femminile, affezionata al luogo in cui e' vissuta.
La casa che si trova a pochi metri salendo il sentiero risulta libera, mentre la stalla, quasi del tutto crollata, ha rimandato la presenza maschile di un contadino di nome Ernesto Rossi, proprietario del caseggiato e piuttosto ostile, infastidito dal continuo passaggio di curiosi, turisti ed escursionisti. La sua presenza e' più forte esattamente nel centro del nodo di Carry, dove la concentrazione delle radiazioni cosmiche funge da amplificatore delle comunicazioni extrasensoriali.
Proseguendo sul sentiero si incontra l'ultimo gruppo di abitazioni, tra cui un probabile mulino. Il cristallo di Selenite ha registrato in questo luogo la presenza di una bambina di nome Sonia, di circa tre anni, morta di malattia, che si e' presentata come la figlia del mugnaio.
L'unico intervento che ho effettuato e' stato a beneficio della presenza molto intensa di un bambino di nome Emilio, di tre anni. Dalla comunicazione avuta con lui, il bambino e' stato rinchiuso in un orinatoio di una delle abitazioni in pianura per proteggerlo da una situazione di pericolo, dove e' poi stato abbandonato ed e' morto di fame e di stenti. Emilio mi ha parlato di sua madre, di cui ha una memoria molto vivida, una donna bionda con gli occhi azzurri tra i 25 e i 35 anni. Il bimbo era perfettamente consapevole della morte dei propri genitori e della sua. Mi ha chiesto infatti di poterlo riunire a sua madre. Il bimbo e' stato accompagnato verso il riposo eterno con una preghiera dedicata ai bambini defunti.
Emilio e Sonia sono probabilmente gli unici due bambini di cui la rete riporta traccia.
E' stato analizzato il rituale inciso su una tavola di legno, riportante un pentacolo e alcuni simboli di varia natura, ed e' stato trovato disattivo energeticamente, un pasticcio creato da ragazzini con intenzioni poco chiare anche a loro stessi. Non e' quindi imputabile a una setta, ne a un rituale nero. E' possibile invece che si sia cercato di creare un campo di protezione sentimentale, o un legamento di qualche tipo di magia rossa, ma non in maniera professionale.
Come ultima considerazione, reputo il paese infestato e inagibile. La presenza dell'anomalia geomagnetica e delle entità nere classifica il luogo, in una graduatoria da 1 a 5, come livello 4. Non e' consigliato campeggiarci durante la notte, e data l'instabilità delle strutture non e' consigliato salire ai piani superiori senza adeguate protezioni antinfortunistiche.
E' sconsigliata la visita a persone non protette da oggetti sacri, a sensitivi non addestrati alle indagini, e ai praticanti di discipline esoteriche senza una preparazione professionale.

5 marzo 2015

Incontri Misteriosi : Alla scoperta dei Fantasmi del Parmense




Nella sala della biblioteca comunale “Monica Porcari” di Polesine Parmense, gremita di persone, si è tenuta la seconda ed ultima serata della rassegna “Incontri Misteriosi” promossa dalla nostra associazione e dal Comune rivierasco.


E’ stato Alessandro Appiani, fondatore e portavoce del gruppo, ad aprire l’incontro presentando soci e finalità di Emilia Misteriosa, e facendo un excursus sulle ultime indagini realizzate nei castelli di Torrechiara, Varano dè Melegari, Fontanellato e nell’ex convento dei padri Domenicani di Zibello.


Alle parole di Appiani hanno fatto seguito quelle di Paolo Panni che si è soffermato sui fantasmi del Parmense, parlando di leggende note e meno note, testimonianze e fatti singolari che, messi insieme, rendono quella di Parma una delle province potenzialmente più infestate d’Italia. Una relazione nel corso della quale ha parlato dei tanti casi che riguardano tanto la Bassa quanto la montagna, senza entrare nel merito della loro veridicità ma facendo una “mappa” dei fantasmi del Parmense. Partendo dai casi di Bardi, della sua Fortezza e dei suoi borghi abbandonati (il comune dell’Appennino, a livello paranormale, può essere considerato uno dei più interessanti d’Italia se non d’Europa), per proseguire con quelli di Compiano, Gusaliggio, Guardasone, Rusino, Roccalanzona, Varano dè Melegari, Borgo Val di Taro, Case Scapini e, quindi, scendendo nella Bassa, Soragna, Fontanellato, San Secondo Parmense, Polesine, Zibello, Roccabianca e Busseto. Innumerevoli casi, da quelli più noti ad altri meno conosciuti se non addirittura inediti. 



E’ quindi intervenuta Gloriana Astolfi, salsese, sensitiva del gruppo, che nella sua relazione ha raccontato come fin da piccolissima avesse percezioni exstrasensoriali di varia natura che all’inizio le creavano paura e disagio ma che, con l’andar del tempo e documentandosi, ha accettato e imparato a gestire. Gloriana ha sottolineato che tutti, più o meno, siamo dotati di sensitività che si può manifestare come chiaroveggenza, chiaroudienza o altro. Ha proseguito poi descrivendo alcune esperienze vissute sia durante le indagini ufficiali di Emilia Misteriosa nei castelli che a livello personale in case e luoghi infestati. Ha precisato anche, rispondendo a domande del pubblico, che fortunatamente gli incontri con entità di Luce sono di gran lunga superiori rispetto alle altre. 



La serata ha visto un susseguirsi di interventi, domande e testimonianze, da parte del folto pubblico presente, a dimostrazione dell’interesse che continua ad esserci, per altro in modo sempre più significativo, attorno ai temi del paranormale.


A conclusione di questa breve rassegna, Emilia Misteriosa sente il dovere di ringraziare il sindaco di Polesine Parmense Sabrina Fedeli e l’Amministrazione comunale tutta per l’opportunità che ci è stata offerta, i responsabili della biblioteca e le persone che, con la loro partecipazione, hanno concretamente sostenuto la nostra attività.