28 marzo 2013

Danilo Arona, L’ombra del dio alato - Marco Tropea Editore


di Giovanna Bragadini




Non si può certo dire che Pazuzu, demone alato temuto e venerato dal popolo dell’antica Mesopotamia, sia una gran bellezza: più grande di un toro, ha testa tozza e deforme, occhi sporgenti, quattro ali talvolta d’aquila talvolta di pipistrello, corpo al tempo stesso umano e rettiloide ricoperto di piume e di scaglie, artigli taglienti a mani e piedi, coda di scorpione, pene dalla testa di serpente e testicoli decomposti. Con un aspetto del genere non può essere nemmeno tanto simpatico: personificazione del vento di sudovest, è il “signore dei demoni del vento malefico” portatore di tempesta, febbre, freddo, malattie, espressione simbolica di una visione del mondo dolorosamente incoerente, rigurgitante di divinità ostili da placare e tenere a bada. Personaggio che nessuno si augura d’incontrare, Pazuzu è il filo conduttore dell’indagine presentata da Danilo Arona (giornalista, saggista e scrittore) in un libro dalla bizzarra copertina, L’ombra del dio alato, edito da Tropea. Non fatevi sviare dal sottotitolo, “Fantastico e reale nei miti assirobabilonesi”: L’ombra del dio alato segue le tracce del demone toccando temi inerenti le discipline scientifiche non convenzionali, vedi archeologia dei misteri, clipeologia (la ricerca di manifestazioni di presenze extraterrestri nel passato), esobiologia (lo studio su presunte forme di vita aliena), criptozoologia (animali inesistenti o sopravvissuti), e poi archeoastronomia, ufologia, esoterismo, storia segreta, universi paralleli. L’ipotesi che emerge è decisamente particolare: l’Homo Sapiens, insieme ad altri esseri angelici e demoniaci, sarebbe frutto di manipolazioni genetiche operate da una razza extraterrestre atterrata sul nostro pianeta milioni di anni fa e di cui esistono testimonianze archeologiche soprattutto in Mesopotamia (l’odierno Iraq: come non collegare la furia bellica alla violenza distruttrice di un antico demone che “dal cielo si abbatte sulle case” spazzando via uomini e cose?). Pazuzu è forse Satana in persona, non soltanto illusione mitologica ma presenza reale testimoniata da avvenimenti che dimostrano l’esistenza di un luogo invisibile e da noi non raggiungibile, una dimensione parallela dalla quale il demone e gli altri ibridi creati dai progenitori alieni possono interagire con il nostro mondo attraverso feticci e amuleti, o tramite episodi di apparente possessione diabolica. Nell’articolato discorso rientrano anche lo scrittore Lovecraft e il film L’esorcista,colossale e involontario atto di magia nera nato da una serie di sincronicità junghiane. Come conclude Arona, “all’ombra del dio alato si può volare a trecentosessanta gradi, in un viaggio interdisciplinare che non risparmia le scienze esatte e, meno che mai, quelle “inesatte”. Però è un fatto che solo queste ultime riescano in qualche modo a guidarci sulla strada che porta all’indeterminatezza del reale e alla collisione sottile con altri mondi, ipotesi sulla quale più di un filosofo contemporaneo ha da tempo argomentato”. Ad ogni lettore è lasciata la propria personale conclusione, con un’ultima, inquietante considerazione su Pazuzu: “la sua forza è che nessuno può credere alla sua esistenza”. Se siete suggestionabili rischierete di dormire con la luce accesa…

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