2 marzo 2013

ALLA SCOPERTA DELL’ABBAZIA DI CASTIONE MARCHESI – IN ESCLUSIVA PER EMILIA MISTERIOSA


di Paolo Panni

In seguito all’ampio servizio già dedicato a Castione Marchesi è stata data la possibilità, al sottoscritto, per conto dell’associazione “Emilia Misteriosa”, di accedere in esclusiva ai locali interni dell’Abbazia, imponente ed austero edificio, oggi di proprietà privata. Per questo si deve innanzitutto un ringraziamento al proprietario, dottor Alberto Testa, geloso custode di questo monumentale edificio, cultore e studioso di storia del nostro territorio. E, non di meno, va ringraziato anche il signor Germano Meletti, simpaticamente definito “il sindaco di Castione”: cosa che va comunque ad evidenziare la passione per il borgo in cui, da sempre, risiede e per il quale si è speso in studi e ricerche. 





L’Abbazia, da tempo disabitata, pur resistendo allo scorrere inesorabile dei secoli, presenta oggi, soprattutto a livello delle coperture, evidenti segni di rovina. Ne è quindi più che auspicabile un intervento di restauro, reso tuttavia difficoltoso non solo dai tanti cavilli burocratici ma anche dalle onerose spese che questo comporterebbe. 

 








In aggiunta va anche sottolineato che, non pochi volumi pubblicati, negli anni, e dedicati agli edifici storici di Parma e provincia, non fanno alcuna menzione di questo luogo che, invece, è di particolare rilievo e, in linea con l’attività del nostro gruppo, non è certo privo di misteri. Misteri che, riguardano, per esempio, i suggestivi sotterranei.






Da qui, secondo vari studi effettuati nel tempo, si dipartirebbero varie ramificazioni, con cunicoli e passaggi segreti oggi andati perduti. Dove conducevano? Che cosa nascondono? Purtroppo tutti i cunicoli, per motivi diversi, nel tempo sono stati tamponati e questo rende ancora più difficile, quindi, rispondere agli interrogativi appena posti. Portavano forse al non distante monastero olivetano? Conducevano alla località di Case Marchesi, situata fra Castione e la frazione bussetana di San Rocco? Erano in qualche modo una via di fuga verso Fidenza? Avevano un significato nel rapporto fra i nobili casati di Pallavicino e Fogliani? Tutti interrogativi che rendono misterioso, e affascinante, ciò che oggi è celato nei terreni posti nei dintorni dell’Abbazia, in questo lembo di campagna attraversato dalla Via Francigena.




Come sottolineato, il proprietario dell’imponente edificio, dottor Alberto Testa, ha svolto studi e ricerche su questo luogo (che la sua famiglia possiede da oltre un secolo). A lui, è quindi giusto “dare la parola” riportando ampi stralci di una ricerca da lui svolta:

 
Fin dal 1033 è documentata l’esistenza di un “castrum”, castello di legno e terra, “ubi Castillioni dicitur”; si trova menzionato nell’atto con cui il Marchese Adalberto II dona la decima parte del suo patrimonio per la fondazione di un monastero di famiglia. Oltre a testimoniare concretamente la propria devozione alla Chiesa, nella donazione è chiaro l’intento di marcare il territorio con una presenza religiosa riconducibile al proprio casato, e valorizzate le proprie terre, bonificate spiritualmente e materialmente dai monaci. Il monastero affidato ai monaci di S.Benedetto divenne in breve tempo un importante centro religioso, culturale ed economico rimanendo sempre legato alla famiglia del fondatore; i Pallavicino mantennero sempre su Castione i loro privilegi signorili. Questa duplice presenza, di un importante ente monastico e di un nobile casato, segnerà le ragioni e il destino del nostro edificio; nato infatti come struttura difensiva, in seguito diviene residenza degli Abati Commendatari di Castione per poi, a causa della soppressione dei privilegi ecclesiastici, decadere a fattoria.
La parte più antica è la torre ricostruita nel XIV secolo su una precedente, di cui rimane memoria in un lacerto murario del VI secolo nei sotterranei; andò persa nel 1325 ad opera dei Guelfi di Parma, che la bruciarono prima di abbandonare Castione, per impedire che cadesse nelle mani di Galeazzo Visconti. Ridotta a “magna ex parte stratum ruinis” rimase tale per molti anni fino alla ricostruzione voluta da Bernabò Visconti in danno dei Pallavicino di Busseto. Secondo l’Angeli determinante sulla decisione del Duca di Milano fu sua moglie, Regina della Scala, che nutriva un odio profondo per i Pallavicino e un particolare “aveva a schifo Nicolò Pallavicino” e gli era “nimica a spada tratta”. I rapporti tra i due casati si normalizzarono solo con l’avvento di Galeazzo Visconti; il che permise ai Pallavicino di tornare in possesso della rocca. In un atto notarile datato 7 Gennaio 1440 la rocca di Castione risulta appartenere al Marchese Rolando Pallavicino “Il Magnifico”.
Alla fine del XV secolo la rocca viene acquisita dagli Abati Commendatari di Castione Marchesi e da ciò deriva il toponimo “Abbazia”, che conserva tuttora. Nel 1480 l’ha in commenda il milanese Daniele Birago protonotario apostolico e in seguito vescovo di Mitilene, il quale trasforma la rocca in residenza e centro amministrativo del suo ricco patrimonio fondiario. La Commenda è un istituto che prevede l’affido, da parte del Papa, di un convento e dei suoi beni in godimento ad un prelato di alto rango, vescovo o cardinale. In generale i commendatari non si inserivano nelle cose riguardanti la disciplina e la vita monastica, demandando il compito ai priori, ciò non di meno, in molti documenti traspare l’insofferenza dei monaci nei loro confronti. Talvolta l’insofferenza diviene livore e vengono apertamente accusati di assenteismo, di sperperare i beni conventuali e di non occuparsi del culto in pubblico. Quest’ultima accusa trova riscontro nel grazioso oratorio dell’Abbazia, di minime dimensioni, atto ad accogliere solo la preghiera privata dell’Abate e del suo seguito. Al suo interno racchiusa in una ricca cornice di stucco vi è una elegante Annunciazione, di autore ignoto”.





L’opera, a causa delle condizioni in cui oggi versa l’edificio, è stata tolta e messa in un luogo sicuro dal proprietario. Grazie però alla disponibilità dello stesso Alberto Testa, si è in grado di pubblicare le immagini dell’oratorio, con e senza il quadro. Quadro che, sul retro, riporta la seguente dedica in latino “ABATIE S.MARIAE Castioni Marchionum Felix Marchio Spinola Ianuen Georgj Spinola S.R.E. Presbiter Cardinal eiusdem abatie Commendator frater ed xaraes D.D. Anno Dom. MDIXXXX”. Come si può evincere dalla traduzione, il quadro venne donato all’Abbazia di Castione Marchesi dal marchese Felice Spinola, genovese, fratello ed erede di Sua Eccellenza Reverendissima il Cardinale Giorgio Spinola commendatario della stessa. “Gli Spinola – ricorda ancora il proprietario Alberto Testa nella sua relazione – strettamente legati ai Pallavicino da vincoli di parentela, ressero per molti anni, insieme alla famiglia Doria, le sorti di Genova fornendo alla Repubblica Marinara innumerevoli consoli e senatori. Disponiamo di due immagini, che ci offrono una vaga idea dell’aspetto a quel tempo. La più antica si trova nella biblioteca del monastero di S.Giovanni Evangelista di Parma su una carta prospettica del Parmigiano e del Piacentino del 1575, affresco opera dei bolognesi Gian Antonio Paganino ed Ercole Pio. La seconda, più recente, in una mappa topografica del 1763, in cui appare circondata dal fossato.







La presenza ecclesiastica cessa nel 1810 con le soppressioni rivoluzionarie degli ordini religiosi: l’Abbazia con tutto il suo ricco patrimonio terriero viene incamerata dagli Ospizi Civili di Parma per volontà del governo napoleonico. Diventa una grande fattoria e da questo momento non subirà più grandi cambiamenti; ancora oggi ci appare così come era allora: un edificio che mantiene intatto il fascino delle cose antiche e ci parla di come vivevano e lavoravano i suoi abitanti. Al centro l’antica torre, ad ovest di questa l’arsenale, il tinaio collegato con l’ampia cantina e il grande granaio, ad est la bucataia, l’officina del fabbro, il caseificio e le modeste abitazioni dei lavoratori. Un’accurata descrizione della proprietà Abbazia si trova in un atto di consegna – Stato di Luogo – per una affittanza agricola del 1906. Non più funzionale alla moderna agricoltura l’Abbazia fu abbandonata una ventina di anni fa e oggi giace nella campagna disabitata e parzialmente in rovina, pallida e non facilmente decifrabile testimonianza di fatti di cui, per lo più, sono andati persi ragioni e memoria”.

 




All’Abbazia, come si evince dalle ricerche storiche effettuate dal proprietario, sono legati anche nomi importanti. Fra questi, quello di Bernabò Visconti, che in seguito all’incendio causato dai Guelfi di Parma, ne volle la ricostruzione, a danno dei Pallavicino di Busseto. Va quindi ricordato che, dei dodici Visconti che segnarono le sorti di Milano in epoca medievale, Bernabò fu il più terribile, crudele e sanguinario. A lui sono tra l’altro legate numerose leggende. Morì nel castello di Trezzo d’Adda (Bergamo), ucciso per volere del nipote Gian Galeazzo. Da secoli si sostiene che il suo fantasma vaghi tra le mura del maniero bergamasco, annoverato fra i luoghi più infestati d’Italia e, anche di recente, al centro di indagini di carattere paranormale.







Altri nomi importanti, legati all’Abbazia, sono quelli dei cardinali Giorgio Spinola e Daniele Birago, che in epoche diverse la ebbero in commenda. Daniele Birago fu uno dei prelati più in vista della Milano sforzesca; fu protonotario apostolico e vescovo di Mitilene (Grecia). Giorgio Spinola (Genova 1667 – Roma 1739), fu arcivescovo di Cesarea, governatore di Viterbo, nunzio in Spagna e a Vienna; cardinale nel 1719, legato a Bologna, fu segretario di Stato di Papa Innocenzo XIII (1721) e vescovo di Palestrina.









TESTI E FOTO DI PAOLO PANNI

TESTI IN CORSIVO DI ALBERTO TESTA




LE FOTO INTERNE, REALIZZATE IN ESCLUSIVA SU AUTORIZZAZIONE DELLA PROPRIETA’, SI POSSONO UTILIZZARE SOLO ED ESCLUSIVAMENTE PREVIO ACCORDO CON PAOLO PANNI ED ALBERTO TESTA

LE FOTO ESTERNE SI POSSONO UTILIZZARE LIBERAMENTE, CITANDO LA FONTE.

UN PARTICOLARE RINGRAZIAMENTO AI SIGNORI GERMANO MELETTI E ALBERTO TESTA PER LA FONDAMENTALE COLLABORAZIONE.


Fonti sitografiche:

 
www.milanosegreta.org

milano.corriere.it

www.melegnano.net

www.croponline.org

club.mistero.tv

www.treccani.it


1 commento:

  1. Molto interessante! Ci sono passato vicino tante volte, mi sono fatto tante domande ma non ho mai trovato nessuno accenno scritto su questo edificio, nonostante sia evidente l'interesse architettonico (oltre che storico) di una simile struttura. Forse mi sbaglio, ma trovo una certa similitudine con una costruzione di Pieve di Cusignano. Anche quella, come l'Abbazia, presenta un corpo di fabbrica dominante, a torre, affiancato da corpi di fabbrica più bassi. E come l'Abbazia, nel prospetto sud del corpo a ovest della "torre", presenta un loggiato (non tamponato e su due ordini). L'edificio di Pieve di Cusignano è fotografato e denominato "Casa Torre" a pag. 952 nel capitolo dedicato allo Stato Pallavicino nella monumentale opera "ARQUITECTURA DEL RENACIMENTO - MECENAS Y PATRONOS - VIDAS, HECHOS Y LEYENDAS OBRAS PROMOVIDAS - ITALIA" di Alfredo Vera Botì. Grazie per la cortese attenzione. Cordiali saluti, Dario.

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