16 marzo 2015

EMILIA MISTERIOSA INTERVISTA GIUSEPPE BEPPE CONTI, INSIGNE STUDIOSO DI STORIA E LEGGENDE DI BARDI E DELLA VAL CENO.


di Paolo Panni



Bardi, con la sua Fortezza, i suoi borghi abbandonati, le sue vicende storiche, può essere considerata, come per altro si è già scritto su questo portale, una delle terre più misteriose d’Italia. Sia per la quantità di fatti avvolti dal mistero che per l’interesse che, molti di questi, sono in grado di suscitare. La nostra associazione ha, in questa “puntata”, l’occasione e il privilegio di intervistare Giuseppe Beppe Conti, che di Bardi è stato sindaco e che, della sua terra è, soprattutto, un “innamorato”, un insigne studioso di leggende e misteri, che ha per altro “catalogato” in una serie di interessanti ricerche. Mantenendo così viva parecchie memorie, consegnando alla storia fatti che non devono andare dispersi. 

Dopo questo breve “cappello” introduttivo ecco, di seguito, la lunga intervista.




La Fortezza di Bardi è da tempo considerata uno dei luoghi più interessanti da coloro che indagano ed effettuano ricerche nel campo del paranormale. In tanti anni di vita trascorsi fra Bardi e la Fortezza ritiene anche lei che la stessa possa essere al centro di fatti inspiegabili o anomali? 

Le antichissime vicende che costituiscono la storia della fortezza di Bardi sono legate a tantissimi fatti e sicuramente, come spiegherò in seguito, qualche “vicenda” è ancora oggi avvolta nel mistero.

La Fortezza è nota, soprattutto, per le celebri vicende di Moroello e Soleste. Pare tuttavia che i due personaggi non siano mai esistiti nella storia. Ce lo può confermare? 

Guarda, come sempre, intendo approfondire (quando è possibile) ogni studio o scoperta, con dati certi che si trovano in archivi, biblioteche, studi, saggi storici, bibliografie ecc., (vedi ad esempio la lettera di Agostino Landi sul fantasma della moglie Giulia). Sia i nomi Moruelo, Moruello e sia Soleste, Solestella, Sollostella, Soloste, Sourstele, Surestela vengono riportati sui Regesti del Fondo Landi da Vignodelli Rubrichi. Mentre per questo autore una Soleste e una Soloste, avevano nobili origini, non sembra così per Moruelo e Moruello e non mi sembra che vi siano contatti tra questi nomi; ma gli autori delle precedenti ricerche probabilmente hanno atti o testimonianze che io non ho.



Chi, a suo giudizio, potrebbe "aggirarsi" fra le mura della Fortezza?

Sempre citando i preziosi studi di Vignodelli Rubrichi egli, nel testo:

Archivio Doria Landi Pamphilj – Fondo Landi – Carteggio – Deputazione Storia P.P. così riporta: 

150. (Scaff. 78, b. 12)......................................................anno 1570, processo contro Claudio II Landi di Bardi per l'uccisione involontaria avvenuta nell'armeria del castello di Bardi di GUGLIELMO LORETTI”………., 

e qui dobbiamo chiarire alcune cose.

Il 10 settembre 1547 i nobili piacentini organizzarono l’omicidio del primo Duca di Parma e Piacenza Pier Luigi Farnese per ribellarsi dal potere accentratore del nuovo signore che aveva imposto ai feudatari molti limiti al loro grande potere. Uno dei capi della congiura fu Agostino Landi, padre di Claudio. Pochi anni dopo l’Imperatore Carlo V “premia” Agostino di tanta fedeltà alla causa nominandolo Principe. Ma i Farnese coltivarono la vendetta contro i Landi. Nell’anno 1555 a Milano Agostino morì avvelenato. La vendetta di Ottavio Farnese, dopo aver colpito altri sicari, era in parte compiuta. Ma anche nei decenni successivi spie e sicari dei Farnese tolsero il sonno ai nobili Landi. Il principe Claudio ne era consapevole e sempre in grande apprensione. 

Chi era Guglielmo Loretti? Una vittima innocente di un fatale destino o un sicario scoperto dal Landi? Egli comunque morì di morte violenta e, a mio avviso, chi muore nel profondo dolore può lasciare qualche segno nei luoghi dove si è svolto il dramma.



Fra i numerosi misteri riguardanti la Fortezza quali, a suo avviso, i più interessanti? E quelli inediti?

In un luogo simile i “misteri” racchiusi saranno sicuramente tantissimi; quello di Guglielmo Loretti lo abbiamo già citato;
Ricordo vagamente che qualcuno mi parlava di urgenti lavori di consolidamento e restauro negli anni 50/60 del secolo scorso curati dal Genio Civile. Durante i lavori fu portata alla luce la prima nicchia a destra entrando nella attuale prima sala delle torture e qui furono trovati i resti di uno scheletro murato all’interno. Di chi erano? 
Fra pochi mesi uscirà, grazie all’edizione del Centro Studi Val Ceno, una biografia molto interessante ed importante scritta dallo storico R. de Rosa sul Principe Federico Landi. L’autore, descrivendo drammaticamente, “gli anni della peste” così scrive:
“…………Forse per ingraziarsi l’alto prelato (Vescovo di Piacenza n.d.c.), dalla cui autorità comunque dipendeva il clero del suo stato, Federico Landi il 28 aprile 1631, (in questo periodo la epidemia di peste a Bardi e Stato Landi sta lentamente placandosi n.d.c.) derogando vistosamente a quello che era stato il suo comportamento sino a quel momento, su pressione dell’Inquisitore di Piacenza, accettò di consegnargli e far processare un eretico e presunto stregone compianese, Giovanni Mazzi, e tre presunte instrighe [streghe]….

Queste quattro vittime dell’Inquisizione e dei “Magister Inquisitionis” erano state forse accusate di essere “untori” e di aver sparso il morbo per le terre dello Stato Landi?
Tra le ipotesi non confermate da nessun atto scritto vi è anche quella che le tre “instrighe” e lo stregone, “agenti del demonio”, fossero arsi vivi, pochi mesi dopo, ai piedi della fortezza, mentre una incosciente folla in preda al terrore, plaude al massacro purificatore. 
Todo modo para buscar la voluntad divina!!!!
Sui muri di una cella, posta all’interno del mastio, vi sono ancora le scritte di un prigioniero. Sarebbe interessante approfondire l’argomento.




E quali i misteri più curiosi o interessanti che riguardano il territorio bardigiano? 

Vale la risposta che ho dato per la Fortezza. 
Sicuramente uno dei momenti più drammatici per la nostra comunità fu il citato dramma della peste (1630-1631) che solo a Bardi provocò la morte di circa 300 persone (moltissimi giovani e bambini).
La realtà del territorio bardigiano in quei tragici mesi fu veramente brutale e drammatica. Senza troppa immaginazione possiamo vedere le antiche strade del borgo percorse dai monatti che trascinano i cadaveri con lunghi uncini gettandoli su carrette cariche di corpi senza vita o ancora agonizzanti, le persone che si affacciano in cerca d’aiuto alle finestre di case con le porte inchiodate e segnate con la croce bianca. Altri morti e moribondi sdraiati per le vie, tetri falò delle masserizie dei contagiati, le strane figure dei medici protetti da lunghe maschere dal lungo becco riempito di profumi e la spietata caccia agli untori.
Dell’angoscia, della disperazione, dello straziante dolore di allora non sarà rimasto più nulla nel nostro antico borgo??

(Per chi volesse approfondire segnalo il testo: Conti G.-Ulino M. – Pestem procul pelle. La peste a Bardi negli anni 1630- 1631- Il Cammino – 2014).




Lei ha curato una nuova interessante pubblicazione sulle leggende bardigiane e valcenesi che dovrebbe uscire in estate: quali l'hanno maggiormente colpita?

Ritengo tutte le leggende interessanti, a mio avviso questi antichi racconti fanno parte del patrimonio culturale di tutti i popoli, appartenendo alla tradizione orale ed in esse si tende a mescolare il reale al meraviglioso; tale parola indica qualsiasi racconto che presenti elementi reali ma trasformati dalla fantasia, tramandati per celebrare fatti, personaggi, oppure per spiegare qualche caratteristica dell’ambiente naturale e per dare risposta a dei perché. Penso che esse non raccontino mai dei fatti puramente inventati ma contengano sempre una parte di verità che viene trasformata in fantasia perché gli uomini vogliono scoprire sempre la causa di certi fatti che non conoscono bene e pertanto cercano di spiegarli con l’immaginazione.




Molte di queste leggende hanno, fra i loro protagonisti, il diavolo. Come mai, a suo avviso, questo continuo ricorrere del demonio?

L’odio, l’amore, il bene ed il male si rincorrono e si “sfidano” da quando è nato l’essere umano. I fatti definiti un tempo “inspiegabili” che accadevano spesso erano visti dall’uomo come un segno di esseri sopprannaturali maligni come i folletti o il demonio in persona, quest’ultimo però sempre vinto da angeli, santi o il Signore stesso. 

Lei è mai stato testimone di fatti anomali o inspiegabili nella Fortezza?

Un signore (che da giovane giudicavo un po ….”strano” e non sempre lo ascoltavo ne avevo il tempo e la voglia di farlo), quando veniva regolarmente in visita al castello mi diceva che bisogna saper ascoltare il vento. Egli era di origini bardigiane, ma per motivi di lavoro, per esperienze negative ed altre scelte di vita si era allontanato dal paese nativo senza però riuscire a staccarsi dalle sue radici. Pensando a quell’uomo che un tempo mi sembrava molto strano, oggi mi appare come una persona profondamente sola, triste.

Ricordo che mi ripeteva sempre: 

“La vita e la storia dell’uomo sono un lungo, profondo fiume di dolore.
Ascolta l’urlo del vento impetuoso del nord che trascina l’agonia dell’inverno; ascolta le grida disperate di esseri umani perduti, traditi, torturati, uccisi con violenza, grida trasportate dalle gelide folate.
Ascolta i pianti sussurati dal vento marino per i troppi amori perduti, le tristi lacrime portate dalla pioggia.
Chiudi gli occhi, le antiche mura ti narreranno storie sconosciute.
Gli “spettri” non si manifestano agli essere viventi per spaventarli, terrorizzarli.
Gli “spettri” sono anime perdute, vogliono trasmettere la loro disperazione, condividerla.
Chiudi gli occhi e, nel silenzio della notte, le antiche mura parleranno………al tuo cuore.”


Emilia Misteriosa ringrazia, per la disponibilità, l’amicizia e la sensibilità dimostrata, Giuseppe Beppe Conti. Con l’auspicio di “incontrarlo” tra pochi mesi con la nuova ed interessante pubblicazione dedicata alle leggende bardigiane e valcenesi.


Le foto sono di proprietà dell'autore e dell'associazione Emilia Misteriosa. Per un loro utilizzo è necessario citare la fonte.

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