14 marzo 2014

L’infelice amore di Vittoria Terzi


di Silvia Ragazzini Martelli



 Foto di Luigi Briselli 
Immagine di copertina del volume Una Rocca Senza Tempo - Edizioni Fantigrafica



Ho consultato vari volumi di storiografia sissese. Qualcuno più strettamente storico, qualche altro più personale e nostalgico. Anch’io ho affrontato, in maniera forse più letteraria e didascalica che storica, alcune ricerche. Di altri libri ho curato la prefazione. Potrei affermare, con quasi certezza, che tutti i volumi che mi sono passati tra le mani, tutti i tentativi di indagine storiografica più o meno riusciti, racchiudono preziose notizie, non disgiunte però- neppur io mi sottraggo- da possibili e per nulla scandalose imperfezioni che, del resto, ho sempre riscontrato in quasi tutti i libri letti, anche in quelli di Autori più noti e più coronati di lauro. Nessuno è perfetto ed” errare humanum est “. E’ successo a tutti, prima o poi. Si tratta dei famosi refusi, che gli studiosi, gli editori, i giornalisti e gli scrittori conoscono e sui quali, addirittura, scherzano o scrivono altri volumi, naturalmente non scevri da nuovi refusi. Ebbene, su alcune notizie storiche si potrebbe sgarrare, chi più, chi meno, anche se, naturalmente, si cerca il più possibile che ciò non avvenga. Fatta questa debita premessa, che suona come “…non si è fatto apposta” o “non si farà apposta…”, voglio prevenire anche un’altra possibile critica, alla quale sicuramente mi esporrò. Non risulta che a Sissa siano mai stati pubblicati articoli o ricerche su fatti estremamente misteriosi o al limite del normale, cioè nella sfera del paranormale. Tranne forse in qualche occasione, non credo si sia mai riportato di strane presenze, di ombre, di plasma, di spiriti, di lamenti o di gemiti. Solo in alcuni volumi da me consultati, a partire da” Castelli del Parmense” di Augusta Ghidiglia Quintavalle e da “Sissa” di Alberto Bacchini, è riportata ,senza voler per forza cadere nel paranormale, la storia inquieta e dolorosa di Vittoria Terzi e di Morello da Parma, familiare di Galeazzo Maria Sforza e vassallo dei Terzi ,quindi, di rango inferiore. Fu riportata questa notizia, leggendaria ,ma su basi storiche, anche dagli Architetti Carlo Dusi, Laura Balboni, Paolo Corradini ,curatori della breve sezione didascalica dell’ultimo volume edito sulla Rocca e coordinati dagli Architetti Paolo Bonoli e Maria Margherita Storci .Il libro fu da me introdotto, allora, in veste di Assessore alla cultura, al fine di cercare di focalizzare l’attenzione sullo stato di inagibilità e di degrado in cui si trovava e tuttora si trova la Rocca di Sissa, ormai Sissa Trecasali, dopo le ultime scosse di terremoto, che la resero inagibile. Ciò avvenne poco prima della fusione storica dei due Comuni della Bassa Parmense. Si tratta del volume “Una Rocca senza tempo”, importante soprattutto per le immagini fotografiche di Luigi Briselli. La parte storico-didascalica, con qualche nuova e interessante scoperta,da approfondire, è una breve e quasi pedissequa rivisitazione, che presenta gli stessi identici pregi e difetti dei precedenti volumi, dai quali gli Autori hanno tratto ogni conclusione. Di Vittoria, l’infelice “Monaca Di Monza sissese” ,parlò ampiamente anche Gianni Capelli, in “Sissa e le sue Delegazioni”. Ne accennai anch’io , seguendo la loro scia. Con questa misteriosa storia, basata però su tempi ,luoghi e persone realmente esistiti, ci troviamo catapultati nella zona dedicata al Divino Padus o al Padus Amoenus, al Grande Fiume, il vecchio padre Po ,che da secoli scorre, difeso dagli argini maestri. In questa antica Bassa il mito si mesce sempre alla storia. E ’una fettaccia di terra guareschiana. Anche tonniana, quando le bestie parlano, oppure verdiana ,quando le potenti note musicali accompagnano il respiro dei contadini, nelle assolate aie e nei campi, o nelle fredde cantine, intenti ad annusare il profumo di nobili salumi. Sixia si formò forse dalle esondazioni del Taro-il turbolento-che la separò dal nucleo più antico di Palasone. Prima, zona di mare e poi, di terreno alluvionale . Zona di acque ,di palafitte, di muschi, di nebbie ,di brume o foschie. Zona di umidori, nella quale sorse un poderoso castello , roccaforte più potente un tempo che non oggi. Ora resta solo una rocca, smantellata, privata di ogni elemento difensivo: il fossato, il ponte levatoio, le mura merlate, le torri, magari quattro o cinque un tempo e non solo una, come ora. Forse ci piace immaginarla davvero con quattro torri ai lati e un alto maschio o mastio centrale, già dal quattordicesimo-quindicesimo secolo , magari con un pozzo dei mille tagli o con un tunnel segreto e sotterraneo che la colleghi alla vicina Torricella. Corredata però ancora di una montagnola e di una niviera. Molti la descrivono con una sola torre, ma i castelli medievali erano più imponenti e, per i Terzi ,in un primo periodo, dovette essere proprio così : imponente fortezza. Scusatemi se a me piace pensarlo. Per rendere l’idea di come me la immagino, basterebbe recarsi nel Municipio di Zibello, per visionare il dipinto del 1871 di Camillo Scaramuzza, nipote del grande Francesco, intitolato” Il circo a Sissa”. Un vero Castello. Già nel 1182 pareva esistesse un Castellum de Sissa di proprietà del Capitolo di Parma ,ma poi, senza soffermarci troppo sui vari passaggi, furono soprattutto i duchi milanesi,il primo fu Gian Galeazzo Visconti, seguito più avanti dagli Sforza, che notarono il valore guerriero di questa famiglia ,proveniente dalla bergamasca Val Cavallina. Poi divenne la Rocca del Feudatario e infine, prevalentemente, la Rocca dei Terzi. Nel 1409 fu devastata dai Veneziani, prima alleati e poi voltagabbana, come all’epoca capitava frequentemente ,per sete di sangue e di potere. Nel 1440 Filippo Maria Visconti riconsegnò i domini ai Terzi. Nel 1450 Francesco Sforza eresse il feudo a contea . Già dieci anni prima i Terzi avevano ricostruito il maniero in modo più modesto- Saccheggi ,fatti d’arme, distruzioni e ricostruzioni ne modificarono l’aspetto ,sino ai tempi attuali. Non sto a parlarvi di tutte le vicende ,del tremendo e potente Ottobono, di altri esponenti di questa famiglia e di tutti i loro possedimenti . Mi soffermerò attorno al 1470-71,al tempo di Galeazzo Maria Sforza e , in particolare, su Paola Lanfranchi o De’ Lanfranchi ,madre di Vittoria, Giovan- o Gianmaria e Panfilo ,ormai vedova di Guido Terzi, che volle, per ragioni di rango e di stato, irrompere prepotentemente nella vita amorosa della povera figlia e di quel disgraziato Morello, che amò la giovane a tal punto da sposarla in segreto e che ebbe l’unica colpa di essere solo un vassallo al loro servizio. Vittoria fu costretta a divenire monaca nel Convento di San Domenico di Parma e Morello non si seppe che fine fece. Fu allontanato? Fu ucciso? Fu incarcerato? Dove? Il mistero ,il giallo s’infittiscono. Occorrerebbe cercare su vecchie carte e documenti. Ma esisteranno ancora? Saranno state falsate? Corrette , eliminate? La Storia appassiona ancor più quando, da un documento forse falsato, leggiamo che le nozze non ebbero mai luogo. Il suddetto è datato 15 Maggio 1471,con la scritta lapidaria ” Fu verificato il no”. Addirittura fu un Messo vescovile a dichiararlo, in modo perentorio e inquisitorio. Ci appassioniamo ancor più a questa incredibile e triste storia, per l’ingiustizia subita ,immaginando i lamenti e i pianti, il cuore ferito dei due sposi, subito separati contro il volere divino. La giovane Vittoria addirittura rinchiusa in convento, contro la sua volontà. Non proviamo neppure a pensare alla fine di Morello. Chissà quale veramente fu. Ecco perché –e uno dei primi a riportarlo fu Bacchini, naturalmente recependo la bibliografia precedente, seguito poi da altri, la storia ci attrae e ci intriga. Mi soffermo a leggere proprio sul volume “ Sissa “ questa frase: “…Esiste attorno a questa rocca una storia d’amore patetica: è la storia di Vittoria Terzi, figlia di quel Guido Terzi che nel 1440, assieme ai fratelli Giberto e Nicolò, ricostruì la rocca…”Poi ,così continua: “…E neppure in quali ambienti di questa roccaforte che, ad onore di suo padre e di sua madre, era stata eretta 20 anni prima a contea dal Duca di Milano, sia stata decisa, mentre ella languiva in convento, la sua triste sorte, o dove risuonò alta e disperata la voce di Morello che la proclamava invano sua sposa e reclamava la sua liberazione…(A.G.Quintavalle ”Castelli del Parmense”).Il seguito di questa storia è una leggenda che dice che il declino dei Terzi sia dovuto alla nemesi storica di questo fatto…” .Lamenti e urla di Vittoria, di Morello? Possiamo immaginarli ,ora di nuovo riuniti, aggirarsi nelle buie sale della rocca? Oppure, dopo secoli e secoli, ancora tormentati e infelici? Separati l’uno dall’altra? O riuniti nella pace del sonno eterno e del Signore? Fantasia? Paranormale? Giallo? Leggenda? Realtà? Ora è la Rocca stessa, abbandonata e ferita, inagibile e chiusa, a gemere in silenzio o con sospiri che ,forse, la civiltà moderna, così disattenta, materialista e frenetica, ha cancellato o non ha mai udito o creduto veri. Forse Vittoria potrebbe rappresentare per noi il simbolo dell’amore e il tentativo di ricostruire, almeno col cuore e con l’immaginazione, la rinascita del simbolo di Sissa e ora di Sissa Trecasali. Nel nome e nel ricordo di Vittoria e di Morello, vogliamo che diventi il luogo del cuore di tutti, sissesi trecasalesi e non. Almeno nelle notti di luna e nel silenzio ristoratore di Morfeo cerchiamo di udire il loro pianto sommesso. Servisse anche solo per pronunciare in loro ricordo una preghiera o per vivere con più consapevolezza il nostro passato e amarne i simboli e i monumenti che ce lo ricordino. L’amore vero può tutto. Già nell’antichità si ripeteva ”Omnia vincit amor”.

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