31 marzo 2014

I Misteri del Grande Fiume

di Paolo Panni




Dal Monviso al mare, 652 chilometri di misteri, leggende, storie e vicende umane che si fondono, ancora una volta, tra loro. Un fiume non solo d’acqua ma di casi talvolta straordinari, che si fanno cultura e rendono l’ambiente del Po unico al mondo. Santi e demoni, draghi e mostri, alieni e fantasmi. Il Po parla di tutto questo. Parla anche di Gesù Cristo, con segni evidenti, e misteriosi del Messia. 



Come accade a Cremona, città direttamente bagnata dal fiume dove, in Cattedrale, si conserva la Sacra Spina che era parte integrante della corona di spine che fu conficcata nella testa del Cristo il giorno della Crocifissione. E’ lunga 7 centimetri e ogni anno viene portata, in devota processione il Venerdì Santo. Attenzione a quello che potrebbe accadere tra un paio d’anni. Si dice infatti che, nelle Sacre Spine (altre si trovano conservate in Italia), le tracce ematiche acquistino un colore rosso vivo, come si trattasse di sangue appena versato, quando il 25 marzo, giorno in cui si celebra l’Annunciazione di Gesù, coincide con il Venerdì Santo. E il 25 marzo 2016 sarà esattamente il Venerdì Santo. Si ripeterà il fatto prodigioso già accaduto nel 2005? In attesa di saperlo non si esauriscono certo qui le tracce di Gesù lungo il corso del Po. Nella non distante Mantova, all’interno della concattedrale di Sant’Andrea sono gelosamente custoditi i vasi col sangue di Cristo. Una reliquia dal valore inestimabile portata nientemeno che dal centurione Longino che aveva trafitto il costato del Salvatore con la lancia. Mentre più a valle, la chiesa di Santa Maria in Vado (sorta dove sorgeva il guado dell’omonimo affluente del Po) è nota per il celebre miracolo eucaristico avvenuto il 28 marzo 1171. Era il giorno di Pasqua e mentre il priore Pietro da Verona, assistito da due canonici, celebrava la messa, durante il momento solenne della consacrazione, l’ostia si tramutò in carne iniziando a perdere sangue, che andò addirittura a macchiare il soffitto E, ancora, tracce del Messia, risalendo “controcorrente” si trovano, ad una distanza di alcuni chilometri dal Po, a Cavacurta, nella chiesa di San Bartolomeo. All’altezza di un pilastro spicca nientemeno che l’impronta di Gesù Cristo. Si tratterebbe di un calco portato, dalla Terra Santa, come ex voto, da un crociato del paese. 




Meno conosciuta, ma di grande fascino, una vicenda parmense. A Busseto, cittadina celebre per essere la patria di Giuseppe Verdi, si conserva, un eccezionale simulacro del Cristo morto. E’ in cuoio, un materiale che, al tatto, fa sembrare quella statua di vera pelle. Incredibile la storia che l’accompagna. A portarla è stato infatti il Po: da dove non si è mai saputo. Sembra che il fiume se la sia “presa” nel XV secolo, dopo un’alluvione disastrosa, distruggendo una chiesa situata sulla riva lombarda. Fatto sta che l’antico simulacro fu ritrovato in riva al Po, nei pressi di Polesine Parmense, e dopo svariate contese rimase a Busseto, dove è tuttora situato, nella chiesa di S.Maria Annunziata. 
Si dice che molti anni fa, dopo una processione del Giovedì Santo, il Cristo fu lasciato per una notte nella vicina collegiata. Il mattino successivo, alla riapertura della chiesa, i presenti non vedendolo pensarono al furto. Fu invece ritrovato nella collocazione originaria, in S.Maria. Come poteva esserci arrivato se la collegiata, di notte, era rimasta chiusa e non vi erano segni di scasso? Da sempre si pensa che abbia compiuto, da solo, il prodigioso ritorno. Da evidenziare, tra l’altro, che barba e capelli del Cristo sono veri: si tratterebbe dell’ex voto di una donna che, per grazia ricevuta, donò proprio i suoi capelli. 
Misteri eccezionali, ma non certo gli unici, che rendono il bacino del Po straordinario. Il Grande fiume, nel corso della storia, ha attirato frotte di giornalisti, scrittori e poeti. In tantissimi hanno parlato e scritto di lui. Dopo aver messo in luce queste vicende direttamente legate al Figlio di Dio, vi accompagniamo alla scoperta di alcuni dei più interessanti misteri che si celano lungo il fiume. Per raccontarli tutti occorrerebbe un libro (a proposito, per approfondimenti si consiglia il volume “Il Grande fiume Po” di Guido Conti, edizioni Mondadori) e così ecco, per questa volta, un rapido viaggio, dal Monviso al delta, dandovi appuntamento a successivi approfondimenti. A Crissolo, a poca distanza dalle sorgenti, spicca la splendida Grotta di Rio Martino, nota fin dalla preistoria. Nel Medioevo la si riteneva abitata da spiriti maligni ed esseri infernali capaci, coi loro malefici riti, di far muovere le montagne. Ci volle un esorcismo dei Padri Gesuiti per far cessare quegli accadimenti. All’Abbazia di Staffarda, scrigno di numerosi reperti archeologici, ecco invece l’osso di un gigantesco pesce ritrovato sulle sponde del Po, mentre al santuario della Madonna del Pilone di Torino resta vivissima la memoria di un evento prodigioso datato 29 aprile 1644 quando la Vergine apparve sul Po in piena salvando la vita di una ragazzina che, poco prima, era caduta in acqua. E, spostandosi velocemente verso valle, mentre nel Piacentino storie di fantasmi scuotono la quiete di Arena Po, Calendasco, Monticelli d’Ongina e Castelvetro, nel Lodigiano non manca di affascinare la celebre vicenda del Lago Gerundo e del drago Tarantasio. Meno nota, ma inquietante, la vicenda dei “Morti della Porcara” a Mezzano Passone di Sopra dove una cappellina testimonia, ancora oggi, la presenza di un vecchio cimitero in cui, oltre ai locali, riposavano, i morti di peste e i soldati iberici e ungheresi uccisi in combattimento. Le ossa furono ritrovate, casualmente, da un gruppo di maiali al pascolo. Da qui il nome “I morti della Porcara”. In questo luogo accaddero numerosi eventi miracolosi documentati anche dal parroco dell’epoca. Di nuovo sulla riva opposta, a Piacenza, nota è la vicenda del miracolo del santo vescovo Savino che fece incredibilmente tornare le acque del Po nel loro alveo durante una alluvione. Se ne parla anche nei Dialoghi di Gregorio Magno. 





E, a proposito di miracoli, che dire della chiesetta della “Madonnina del Po” di Polesine Parmense dove si venera un’antica immagine della Madonna di Loreto. Ogni volta che il Po fuoriesce dall’argine di frontiera l’acqua si ferma sempre ai piedi della Vergine. Sulla riva opposta, nella già citata Cremona, il Duomo ed il celebre Torrazzo sono un vero e proprio scrigno di misteri, come quello dell’affresco dell’Ultima Cena in cui, più ancora che nella celebre opera di Leonardo custodita a Milano, San Giovanni ha più che mai sembianze femminili. La stessa cosa accade in dipinti simili custoditi in San Sigismondo e nella parrocchiale della vicina San Giuliano Piacentino. E, ancora parlando del Duomo di Cremona, un occhio vigile non può non scorgere le scritte incise sui muri esterni del Battistero. Sarebbero quelle lasciate, nei secoli passati, dai condannati a morte. Ma il cremonese è anche terra di avvistamenti “non identificati”. Celebri quelli avvenuti direttamente sulle rive del Po nel 1967 (quando un giovane, assieme ai genitori, asserì di aver scorto a ridosso del Po un oggetto luminoso che emanava un forte calore e attorno al quale si muovevano alcune basse figure che parlavano una lingua incomprensibile) e nel 1972 (in questo caso fu un cacciatore che riferì di aver visto alcuni umanoidi ritrovando poi, a ridosso del fiume, strani frammenti metallici, sterpi pressati, sabbia vetrificata e addirittura oggetti radioattivi). 



Mentre a San Daniele Po, tra i tesori del Museo Paleoantropologico del Po, si trova uno dei massimi e più misteriosi ritrovamenti della Pianura Padana. Il resto di un frammento cranico di Neanderthal rinvenuto casualmente, pochi anni fa, da un giornalista durante una gita sul fiume. Mentre spostandosi a Casalmaggiore ecco, nel santuario della Madonna della Fontana, la tomba di Francesco Mazzola, in arte il Parmigianino, la cui morte, avvenuta in giovane età, fu collegata alla follia alchemica che lo aveva posseduto. 



Proseguendo verso valle, sosta d’obbligo all’Abbazia di San Benedetto in Polirone di San Benedetto Po dove, come in numerosi altri monasteri medievali, il sacro e il profano, Cristo e i demoni convivono nel medesimo spazio. C’è, per esempio, un dipinto dell’Assunta in cui è rappresentata una guerra con i diavoli annientati dagli angeli, con i demoni draghi che vengono spediti all’inferno. E, nel coro ligneo, sugli scranni dove si portavano i monaci in preghiera, spiccano teste di demoni, di arpie e di sfingi. A Governolo invece è passata alla storia la vicenda della “pietra delle paludi” ritrovata da un giovane che guarì prodigiosamente dalla febbre. Sarebbe stata donata da una strega ad un uomo che voleva accertarsi della fedeltà della moglie e che poi venne fatto affogare tra le acque del Mincio e del Po, colpevole di aver deriso la vecchia strega. La pietra, che causò poi alcune disavventure al pescatore che l’aveva ritrovata, fu quindi rigettata nel Po causando un incredibile moria di pesci. Moria che ebbe fine solo dopo una novena di preghiere grazie alle quali le acque furono ripulite da demoni e dannazioni. Dirigendosi rapidamente al delta, ecco Crespino, il luogo dove, secondo la leggenda, sarebbe caduto, tra le acque del Po, Fetonte, uno dei più popolari personaggi della mitologia greca. Le sue sorelle, secondo quanto tramanda la leggenda, piansero lacrime così abbondanti da impietosire gli dei che le trasformarono in pioppi. Mentre tra Ro Ferrarese, Budrio, Cologna, Polesella, Roncala, Frassinelle, Pincara, Chiesa e Ro è da anni che fa parlare la vicenda di una strana e grande creatura, definita Homo Saurus dallo studioso Sebastiano Di Gennaro (che alla questione ha anche dedicato un libro). Un extraterrestre, un rettiliano, un mostro o un semplice frutto della fantasia? Un interrogativo che continua ad affascinare e non smette di rendere incantevole il mondo del Grande fiume. 




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L’articolo di Paolo Panni è stato pubblicato sul numero 10 di Febbraio 2014 della rivista “Mistero”. Protetto da Copyright, viene pubblicato su questo blog per gentile concessione della redazione di “Mistero”, e degli amici Simona Gonzi e Ade Capone.




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