11 giugno 2013

ALL’ANTICA PIEVE DI SERRAVALLE, TRACCE DEL CULTO DI DIANA E DELLA PRESENZA DEI TEMPLARI




di Paolo Panni



 

Più di mille anni di storia e di affascinanti misteri, che spaziano dal culto di Diana alla possibile presenza dei Cavalieri Templari, si susseguono nel Battistero della Pieve di Serravalle, piccolo nucleo, di remotissima origine situato poco a monte di Varano dè Melegari (Parma), a due passi dal torrente Ceno e dalla Via Francigena.

Serravalle è l’antica “Valium”, citata nei documenti del 953 ed alcuni ritrovamenti tradiscono precedenti insediamenti liguri e celti. Quella dedicata a San Lorenzo, la cui esistenza è accertata fin dal 1005, è una delle più remote pievi del Parmense, la sola per altro ad avere un edificio indipendente, ed apposito, per la celebrazione del Battesimo: sacramento che, nel medioevo, era amministrato fra tutte le chiese di un determinato territorio (detto pievato), solo dalla pieve. Ed è proprio il Battistero, di forma ottagonale, in pietre squadrate, con copertura del tetto in piane, a meritare una particolare attenzione.

 



Risalente al X-XI secolo (ma secondo alcuni studiosi e storici è ascrivibile addirittura ai secoli VIII – IX, è caratterizzato da due portali di accesso ed è illuminato da quattro monofore. L’ottagono della pianta, comune a molti battisteri costruiti nell’Italia centro-settentrionale tra il V e il XIII secolo, è ritenuto da Sant’Ambrogio la forma ideale per questo tipo di edifici, in quanto il numero sette indica la vita terrena (con i sei giorni della creazione e il giorno del riposo di Dio) e il numero otto indica invece l’ottavo giorno, ovvero il mondo ultraterreno, quello della risurrezione a cui il battesimo inizia.





Ma l’Ottagono cela, nel suo significato, anche altri aspetti. L'Ottoade, o Ottonario, è l'entità numerica e simbolica rappresentata dal numero Otto. Numero, questo, che evoca il doppio quaternario, uno attivo ed uno passivo, e riassume l’equilibrio costruttivo delle forme, dei temperamenti e delle energie cosmiche. Nella tradizione esoterica, sono parecchi i simboli sono ispirati dal numero otto.
Ed il caso più semplice è proprio quello costituito dall’Ottagono, figura geometrica regolare ad otto lati, che funge da base di derivazione grafica di tutti i simboli discendenti ed è stata spesso utilizzata per la Geometria Sacra delle costruzioni architettoniche. Spesso l’Ottagono è ottenuto, graficamente, rappresentando due quadrati sovrapposti e ruotati l'uno rispetto all'altro di 45°.
Uno degli esempi più chiari, ed evidenti, in questo senso, è certamente quello dato dall’architettura di Castel Del Monte, in Puglia, fatto costruire da Federico II di Svevia, ma si possono citare anche numerosi altri esempi. La torre che affianca la simbolica Abbazia di Collemaggio, a L'Aquila, fatta realizzare da Papa Celestino V, presenta l’insolita forma ottagonale, e tutti i battisteri cristiani, come appunto quello di Serravalle, presentano la stessa forma. Il battesimo è un rito fondamentale del credo cristiano che è fortemente connesso con l’acqua. Oltre tutte le considerazioni simboliche sulla purezza e sulla fonte di vita, non bisogna dimenticare, come chiave di lettura nascosta, che l’acqua è anche associata ai riti di fertilità ed ai culti della
Grande Madre.






La Dea è tradizionalmente associata al pianeta Venere che compie il suo ciclo di fasi in otto anni terrestri. Per questo, uno dei suoi attributi più frequenti è laStella Polare, che presenta otto punte e che sempre dall’ottagono deriva. Ed anche i Cavalieri Templari, nel loro complesso simbolismo, avevano particolare predilezione per il numero otto: la Croce delle Beatitudini, che soprattutto nei primi tempi fu il loro emblema ufficiale, è derivata proprio dall’ottagono.

Senza dimenticare poi che molti altri simboli hanno per base l’ottonario: oltre alle già citate Croce delle Beatitudini e Stella Polare, vanno ricordate la
Rosa dei Venti, la Ruota della Vita (o Ruota ad Otto Raggi), il Centro Sacro e la Clavicola di Phu-Hi, contenente gli otto trigrammi dell'I-Ching. Più volte rimaneggiato e restaurato (le due stesse porte d’accesso sono state realizzate in tempi diversi) ha un diametro di 7 metri e mezzo ed una lunghezza di 5; è spoglio e culmina in una copertura lignea a capriate che ne riprende una analoga più antica.

Originariamente le pareti dovevano essere dipinte e sono caratterizzate da una muratura a corsi, scandita negli angoli da semicolonne alternati a pilastri, culminanti in semplici capitelli. Uno soltanto di questi è scolpito e vi sono raffigurati un volto e un uccello: probabilmente simboli degli evangelisti Luca e Giovanni.





 

In particolare, il volto è caratterizzato da occhi rimarcati con la pupilla definita a piombo; è incorniciato da una capigliatura aderente al capo in strisce parallele e ondulate che si dipartono da un ciuffo centrale, sormontata da un copricapo. Sia il volto che i tratti dell’aquila dal piumaggio molto ben definito fanno ricondurre il capitello al XII secolo.

La pieve ed il battistero, così come altri edifici analoghi di queste vallate, insiste sull’area di un antico insediamento romano. Questo è confermato anche dal ritrovamento, avvenuto ormai anni orsono, di un’ara votiva in marmo bianco dedicata al culto di Diana, ritrovata murata in una parete del Battistero, ora conservata al Museo Archeologico di Parma.

Come si evince dall’iscrizione: L.VIBULLIUS PONTIANUS DIANAE V.S.L.M. (sciolta in Votus solvit libens merito) era stata dedicata alla dea Diana da un membro della gens Vibullia, la cui presenza nel territorio è confermata nella Tavola velleiate.



 
Da sempre l’edificio richiama l’attenzione degli studiosi e, per la presenza dell’ara e di altri reperti romani, si ritiene che fosse, in precedenza, un luogo sacro per i pagani, dedicato appunto a Diana. Da evidenziare che l’adiacente chiesa plebana di San Lorenzo, fu ricostruita completamente dopo il crollo avvenuto nel XIV secolo e restaurata nel 1796, nel 1814 e nel 1927. La chiesa ha oggi pianta ad aula con abside semicircolare e cappelle laterali.


IL CASTELLO SCOMPARSO

Ed a Serravalle di Varano dè Melegari si trovava, anticamente, anche un castello, costruito dai Pallavicino nel 1141 sullo “sperone” alla sinistra del torrente Ceno, che chiude la media valle.
Distrutto, presumibilmente, fra il 1195 e il 1197 dai “Collegati” del Comune di Parma in lotta contro Obizzo d'Este e i Pallavicino, non fu più ricostruito. Oggi ne rimangono ben poche tracce, ma dal luogo si ha una veduta straordinaria sulla Val Ceno.



FONTI BIBLIOGRAFICHE E SITOGRAFICHE


M.Fallini, M.Calidoni, C.Ratetti, L.Ughetti, “Terra di Pievi”, Mup Editore , 2006


www.luoghimisteriosi.it

www.prolocovarano.it

www.romanoimpero.com

www.treccani.it

www.antika.it

www.beniculturalionline.it

www.valcenoweb.it

www.angolohermes.com

www.templarioggi.it


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