23 luglio 2016

“BOLOGNA MERAVIGLIOSA” – ANCHE MISTERI E LEGGENDE TRA LE STORIE ILLUSTRATE DA CRISTINA ORLANDI


di Paolo Panni




E’ uscito di recente il libro “Bologna Meravigliosa – storie della città felsinea”, pubblicato dalle Edizioni della Sera, scritto da Cristina Orlandi, bolognese doc, che del capoluogo emilianoronagolo conosce angoli e segreti, aneddoti e vicende, misteri e particolarità. L’incontro con l’autrice è stato anche l’occasione per “scavare” anche tra le pagine del suo libro e per far emergere i misteri di cui tratta. 

"Bologna Meravigliosa" è il titolo del tuo libro: possiamo aggiungere anche "Bologna Misteriosa"? Perchè?

Ciao, 
Innanzitutto, grazie per il pensiero di dedicare un po' di spazio al mio libro sul vostro sito.
Certo, si potrebbe tranquillamente aggiungere "Misteriosa" come aggettivo per definire la mia città, per una serie di motivi:
Innanzitutto, Bologna ha origini antichissime, la sua fondazione risale addirittura all'epoca etrusca.
Più volte distrutta e ricostruita nel corso dei secoli è passata attraverso diversi domini, come etruschi, romani, barbari (i galli Boi, che cambiarono il nome da Felsina a Bononia), lo Stato Pontificio, Napoleone. Bologna fu anche libero comune, e questo significò essere teatro di vari scontri, guerre e battaglie. 
Un passato così antico e turbolento significa reperti, macerie, che spesso rivelano qualcosa di misterioso e inquietante. Una suppellettile, anche non necessariamente bellica, se molto antica, racchiude in sè mistero. Intendo dire: al ritrovamento di un qualsiasi reperto viene spontaneo domandarsi e cercare di scoprire a chi potrebbe essere appartenuto, a cosa servisse esattamente. 
In alcuni luoghi, poi, durante la ricostruzione post-bellica della II guerra mondiale, sono stati ritrovati scheletri e resti mummificati, che probabilmente risalgono a epoca medievale. Il "probabilmente" incuriosisce, inquieta. È un mistero, uno dei tanti. 
Inoltre, la struttura a "ragnatela" delle vie del centro storico contribuisce non poco a rendere Bologna misteriosa.
Senza contare il fatto che Bologna è la città che vanta il maggior numero di portici nel mondo. 
I portici offrono i vantaggi di riparare dalle intemperie e fare ombra d'estate, e soprattutto di nascondere.
John Grisham scelse Bologna come teatro per l'unico dei suoi romanzi ambientato in Italia perché, per sua stessa definizione "E' la città ideale per nascondersi".

Domanda d'obbligo: perchè "meravigliosa"?

Premetto di non avere scelto io il titolo: il libro fa parte di un progetto editoriale della Casa Editrice "Edizioni della Sera"
Il link riporta alla collana "Radici", vale a dire al progetto a proposito delle guide emozionali sulle principali città italiane.
"Meravigliosa" perché si tratta di una guida emozionale, cioè di un percorso di emozioni legati ai luoghi. 
Indispensabile era quindi conoscere non solo la città e la sua storia, ma anche i modi di dire e di vivere, la cultura, le tradizioni popolari. 
Ad ogni luogo, o tradizione, o curiosità è abbinato un racconto. Alcuni autobiografici, altri inventati,
altri ancora sono ricordi di famiglia. 
Il libro non è propriamente una guida turistica, anche se può essere così utilizzata perché parla di luoghi; piuttosto, è un souvenir, un album di ricordi, di curiosità, di tradizioni.

Tra i luoghi misteriosi indicati nel tuo libro c'è il santuario di Santa Maria di Zena, noto anche come "Santuario del Monte delle Formiche". Parlaci di questo luogo e dei suoi misteri.

Si tratta di un santuario dedicato alla Beata Vergine, situato su un monte nei pressi di Loiano, località dell'Appennino bolognese. 
È conosciuto come "Santuario del Monte delle Formiche" perché nel mese di settembre le formiche alate arrivano al Santuario a sciami, e poi cadono a terra inerti. Pare un fenomeno soprannaturale, intenso e solenne. Ci sono leggende popolari che raccontano di come le formiche rendano l'estremo omaggio all'altare della Beata, per morire subito dopo.

Del Portico delle 3 frecce invece cosa puoi dirci?

Si tratta di un portico ligneo, situato nel punto in cui Strada Maggiore, una delle vie che si diramano dalle Due Torri, incontra Palazzo Isolani. Sotto la volta del portico si trovano tre frecce conficcate nel legno. 
Attorno a quelle frecce sono nate varie leggende: c'è chi racconta che rappresentavano, all'epoca dei Liberi Comuni, i simboli del potere cittadino: la Chiesa, il Senato Massonico, il Partito. 
Poi ci sono diverse, leggendarie versioni che narrano di regolamenti di conti, spedizioni punitive, vendette, tutte terminate con il mancato bersaglio da parte degli arcieri che mandarono, per l'appunto, le frecce a conficcarsi sotto la volta del portico. 
Di queste leggende, la più curiosa é quella che vede gli arcieri sbagliare mira perché distratti dalla visione di una donna bellissima, che si affacciò nuda ad una delle finestre. Era la donna stessa il bersaglio, che doveva essere punita in quanto adultera? O era la moglie di un nobile, oggetto di regolamento di conti, che salvò il marito da morte certa, facendo sì che i sicari sbagliassero mira, distratti dalla sua bellezza? 
Oppure il portico, in quel punto, fu teatro di un turbolento duello a colpi di freccia? 

Da bolognese e da scrittrice quali sono i misteri che più ti affascinano della città e della sua provincia?

Sicuramente mi affascinano i colli, primo fra tutti quello con il Santuario della B. V. di San Luca. 
La strada che conduce vanta il portico più lungo del mondo, collegato direttamente con lo Stadio. Più di tre chilometri di portico, in salita, con quattrorocentonovantotto gradini. È il numero degli archi a inquietare: 666! 
Perché la strada che conduce a un luogo sacro ha un numero di archi da poter essere definito come "diabolico"?
E perché durante le processioni della Beata, che si tengono 2 volte l'anno, piove sempre? 
I colli attorno a Bologna, 10, con le loro suggestive vedute panoramiche, paiono avvolgere la città di mistero, di ombra. Chi può sapere cosa succederebbe a chi, malauguratamente, dovesse cadere da uno strapiombo? Erba alta, alberi, silenzio, ville circondate da mura. 
Poi ci sono le torri. 
Penso che qualsiasi romanziere finisca fatalmente per essere attratto dalle torri, da sempre indicate per antonomasia come teatro di drammi, prigionie, lacrime e salvataggi. Poco importa che a Bologna, in realtà, le torri, in epoca medievale, venissero costruite dalle famiglie più influenti come simbolo di potere e prestigio. 
Una torre è sempre una torre, qualcosa deve essere successo per forza, dietro quelle spesse e anguste mura, illuminate a fatica da finestrelle minuscole.

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