20 aprile 2014

MOMELIANO , BORGATA TERRA DI FANTASMI

di Paolo Panni


Piccola, ma ridente frazione del comune piacentino di Gazzola, Momeliano è impreziosito dalla presenza di un antico castello: non privo di misteri. E nonostante le ridotte dimensioni sembra essere tutt’altro che esente da eventi di carattere paranormale che, nel tempo, si sono succeduti e tuttora si verificherebbero.
Decisamente remote le origini di questo borgo della Val Luretta. Secondo ipotesi piuttosto fondate sarebbe citato già nel 325, forse nel  fundus mamuleianus della Tabula Alimentaria Traianea, un’iscrizione bronzea rinvenuta nei pressi di Velleia, nel comune piacentino di Lugagnano Val d'Arda, e conservata nel Museo archeologico nazionale di Parma. Si tratta della più grande iscrizione d’epoca romana, ed il suo rinvenimento avvenne nel 1747, durante i lavori di sistemazione di un campo.


Momeliano è quindi, di nuovo, citato nell’869 quando il conte Tadone ne investì suo nipote Manfredo Negrobono. La località, passata poi, in epoca successiva alla Mensa vescovile piacentina, fu per un certo periodo di pertinenza del monastero di Santa Brigida e, dopo il 1158, della chiesa urbana di S.Maria in Gariverto. Mentre del paese si parla nelle cronache locali ancora sotto l’anno 1234, quando venne distrutto dalle milizie di Guglielmo Landi in lotta contro i nobili. In quell’occasione fu distrutto anche l’originario maniero, sostituito poi dall’attuale, di cui si ha notizia ufficiale nel secolo successivo. Nel 1368, come indicano le fonti storiche, il suo possessore, Castellino Dolzani, lo vendette a Ruffino Borri. Quattro anni dopo, durante la guerra che il pontefice condusse contro Galeazzo II Visconti, Momeliano (come altri borghi del territorio piacentino) subì l'invasione delle truppe papali e dovette accogliere il presidio del cardinale legato Pietro Buturicense. Nel 1488 il castello era di Giovanni Albanesi, detto Rubbino; tre anni dopo ne era signore il nobile Antonio Ceresa. Per successione ereditaria il fortilizio nel 1530 pervenne alla famiglia Bottigella la quale, pochi anni dopo (1534) lo vendette ai Radini Tedeschi. Verso la fine del secolo (1585) subentrò nel possesso dei feudi di Momeliano il marchese Ferrari. Nel 1595 ne era già signore il marchese Luigi Lampugnani, che possedeva altre terre nel parmense ed in Lombardia: fu lui che fece ricavare un oratorio nel torrione orientale del castello. 



Dopo l'estinzione della famiglia (1742), il feudo venne avocato dalla Camera Ducale; la vedova Lampugnani tuttavia ottenne dal duca di Parma e Piacenza, don Filippo di Borbone, la facoltà di abitare nel fortilizio al fine di poter provvedere all'amministrazione dei beni che possedeva nella zona. Il conte Gherardo Portapuglia nel 1798 acquistò il castello che passò quindi ai fratelli Giovanni e Piero Jacchini e ad essi, per eredità, subentrò Gaetano Basini (da qui la denominazione Castel Basini, da tempo data alla rocca). Gli eredi Jacchini si opposero al testamento promuovendo una lite che durò 30 anni, al termine della quale il maniero passò nelle mani di diversi proprietari. Nel 1868 era degli Stevani, nobile famiglia a cui appartenne il colonnello dei bersaglieri Severino, valoroso combattente delle guerre di indipendenza ed esperto agricoltore.


Il castello, costruito in sassi, presenta pianta quadrata con tre torri angolari rotonde, una quadrata, e un bel cammino di ronda. Sono da segnalare: le tracce degli incastri del ponte levatoio nel corpo di fabbrica rivolto verso sud-est; la merlatura, ora chiusa ad arco e praticabile per mezzo di uno stretto corridoio; i resti delle finestre archiacute murate sul fronte a sud-est; la loggia verso corte; due coppie di archi. 



Di proprietà privata è anche sede, nelle cantine, della Cantina Luretta, importante azienda vitivinicola. E proprio in questi grandi locali dove sono posti ad invecchiare i vini, secondo quanto è stato riferito a chi firma questo articolo, in più occasioni, persone, visitando il luogo, e scattando foto sarebbero state al centro di fatti quantomeno curiosi. In diverse immagini, sarebbero infatti comparse strane figure: un fatto di difficile spiegazione. E più persone sarebbero state spinte ad uscire dalla vasta cantina perché colpite da strane ed insolite situazioni. Chi si aggira quindi nelle cantine del castello di Momeliano? Cosa accade là dentro? Pura fantasia o c’è qualcosa di vero che merita di essere approfondito? Molto difficile, oggi, dare una risposta. Solo eventuali, successivi approfondimenti potranno forse chiarire meglio questo mistero. Che non è il solo, di carattere paranormale, a interessare il borgo di Momeliano. Si dice infatti che in passato, nella canonica della chiesa di Sant’Eustorgio si siano uditi colpi sordi e intermittenti, che cessavano solo quando veniva celebrata una messa. Altre segnalazioni, risalenti però alla seconda metà dell’Ottocento, vorrebbero invece che in una casa della periferia, ormai molti decenni fa, si siano uditi rumori provenire da una casa abbandonata posta in prossimità del paese.
Un paese, quindi, che nel suo piccolo sembra celare non pochi e curiosi misteri, meritevoli di essere chiaramente approfonditi.



FONTI BIBLIOGRAFICHE E SITOGRAFICHE:

http://www.comune.gazzola.pc.it

http://www.emiliaromagna.beniculturali.it

http://www.lafondazione.com/dbimg_n/19-5-2013_Castello_di_Momeliano_2.pdf

www.preboggion.it

www.mondimedievali.net

C.Artocchini, “Tradizioni Popolari Piacentine. La fede, il mistero, l’occulto”. Vol IV, Tep Edizioni d’arte, 2006.

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SI RINGRAZA L’AZIENDA VITIVINICOLA “CANTINA LURETTA” PER LA DISPONIBILITA’ E L’ATTENZIONE DIMOSTRATA.

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