24 ottobre 2013

TRA REMOTE PRESENZE – OMBRE, SUONI E MISTERI DALL’ALDILA’, TRA LE MURA DELL’ANTICO CONVENTO DEI PALLAVICINO



di Paolo Panni




Da oltre cinque secoli svetta nel centro di Zibello. Imponente, suggestivo, misterioso anche solo a guardarlo. Si porta dietro i segni, sempre più evidenti, degli oltre cinque secoli di vita che lo riguardano. Le sue mura ne hanno viste tante, è stato convento domenicano, ospedale, scuola.
Quello di cui stiamo parlando è il cinquecentesco ex convento dei Padri Domenicani di Zibello. Un edificio vetusto, ricco di fascino attorno al quale, da tempo, si rincorrono strane voci, riportate dagli abitanti del paese. Nulla che abbia mai trovato troppa eco o enfasi. Parlare di determinati fatti, specie in un borgo che non arriva a contare duemila residenti, può significare essere presi per visionari o, più semplicemente, per matti. E allora si tende a non raccontare più di tanto di esperienze vissute e fatti singolari di cui si è stati involontari testimoni.




Eppure alcune voci, da tempo, nella terra bagnata dal Grande fiume, serpeggiano. C’è chi sostiene di essersi trovato fra i corridoi dell’antico edificio e di aver udito suoni, lamenti, colpi improvvisi. Chi addirittura, qualche anno fa, in piena estate, ha narrato di aver visto l’ombra di una donna aggirarsi al piano superiore, magari affacciandosi ad una delle grandi vetrate. Chi afferma di essersi sentito come seguito, chi ha avuto semplici sensazioni di disagio, di pesantezza. Chi si è trovato da solo in una delle sale interne ed ha avuto la netta sensazione di essere in “compagnia”: di chi? Di cosa?Un luogo che, nei secoli, è stato convento e, soprattutto, struttura ospedaliera (e quindi “teatro” di sofferenze e di morte) non può che essere di richiamo e di particolare interesse per chi, come noi, si occupa in maniera prioritaria, di attività nel campo del paranormale.






E così ecco che, grazie alla disponibilità dell’Amministrazione Comunale e, in particolare del sindaco Manuela Amadei e del vicesindaco Piero Pagani, ci sono state aperte le porte dell’ex convento, per una indagine durata alcune ore, sull’intera struttura. Un lavoro che ci è stato concesso in esclusiva e che ha visto la partecipazione di diversi soci della nostra associazione, coordinati dal responsabile Alessandro Appiani. Presenti tecnici informatici, fotografi e video operatori, oltre a due sensitive. Come sempre accade in questi casi ci si è avvalsi di diverse apparecchiature tecnologiche, tra cui registratori digitali, rilevatori di campi elettromagnetici, fotocamere e videocamere, oltre a rilevatori e sensori di presenze per interni.


 
 
I riscontri, tutti in fase di approfondimento, non sono mancati. Sono state registrate alcune piccole anomalie sia nelle immagini fotografiche che in quelle video, oltre a suoni e rumori difficilmente spiegabili. Ma il fatto più singolare, che si è ripetuto più volte nel corso dell’indagine, ha riguardato il comportamento dei sensori di movimento all’infrarosso. Uno di questi, piazzato in un ambiente chiuso dove, in nessun modo, potevano esserci transiti di persone o animali, ha più volte dato segnalazioni. La stessa cosa si è verificata anche durante un lasso di tempo, di circa due ore, in cui l’ex convento è rimasto chiuso ed il nostro gruppo si è portato all’esterno, allontanandosi, lasciando nelle struttura soltanto le apparecchiature tecnologiche attive. In quello stesso lasso di tempo, una delle videocamere, che doveva avere un’autonomia di almeno tre ore, dopo appena venti minuti si è spenta inspiegabilmente, perdendo tutta la propria carica.





Occorre precisare, e ribadire, che le anomalie riscontrate sono tutte in fase di verifica. Attraverso il lavoro effettuato, e grazie alle peculiarità specifiche delle singole apparecchiature tecnologiche, si è cercato di documentare altresì quello che le sensitive hanno indicato. Queste ultime hanno affermato di aver percepito alcune presenze, in particolare riferibili ad una giovane donna e ad un uomo (oltre a “memorie energetiche”), legate soprattutto al periodo in cui l’edificio ospitava l’ospedale civile del paese. Rimangono senza dubbio di significativa rilevanza i dati anomali derivati dall’attività delle apparecchiature in nostro possesso e da noi dislocate in punti diversi della monumentale ed antica struttura, cercando di “indagare” così sulla più ampia superficie possibile.




E, se da una parte, ai fini della nostra attività, rimangono degne d’interesse queste anomalie è altrettanto vero, e occorre ribadirlo ancora una volta, che al momento queste non possono essere associate a nulla di carattere paranormale.
Per questo occorreranno quindi ulteriori e lunghi approfondimenti e studi.
Saranno inoltre necessarie ulteriori indagini, da concordare con la proprietà, da effettuare in periodi diversi all’interno della struttura. Struttura quindi che, dopo questa prima indagine condotta in esclusiva da Emilia Misteriosa, apre “le porte” a tutta una serie di inquietanti misteri, legati ad un passato vecchio di secoli. E proprio a proposito di passato ci sembra utile aprire ora uno spazio dedicato alla storia dell’immobile.


LA STORIA


II convento del Domenicani fu fondato nel 1494 dal marchese Giovan Francesco Pallavicino, signore di Zibello, nella "Cerchia da basso". Morendo, nel 1497, egli lascio al figlio Federico, al quale aveva assegnato il feudo di Zibello, 1'onere di portare a termine la costruzione iniziata.
Fu però la vedova di questi, Clarice Malaspina, a completare 1'opera e a dotare il convento di 300 biolche di terra, i cui proventi dovevano servire per il mantenimento dei frati e per il finanziamento delle opere sociali volute da Giovan Francesco e la cui esecuzione aveva affidato ad essi.
Solo nel 1510 i Domenicani presero effettivo possesso del convento, all'interno del quale venne creata anche la biblioteca voluta dal marchese.
I Padri seppero ben gestire le terre loro donate riuscendo anche ad accrescere il loro patrimonio fondiario. Ma nel 1769, con le leggi riformatrici di Guglielmo DuTillot, ministro del duca Ferdinando di Borbone, molti ordini religiosi vennero espropriati dei loro beni, ed anche ai Domenicani di Zibello tocco la stessa sorte. Essi peraltro, diversamente da altre istituzioni religiose, riuscirono a riacquistare il loro patrimonio e a venire reintegrati nei loro diritti nel 1777.
Ventisei anni più tardi, in piena epoca napoleonica, vennero richiamati in vigore i provvedimenti del Du Tillot e i frati Predicatori furono costretti a lasciare definitivamente il loro convento di Zibello.
La chiesa, che sorgeva sul lato nord del monastero, venne sconsacrata e quindi abbattuta nel corso della prima meta del1'Ottocento, ma 1'edificio conventuale, che per tanto tempo aveva ospitato i Padri Domenicani era destinato ad assolvere altre importanti funzioni sociali. II 26 maggio 1822, il governo della duchessa Maria Luigia autorizzava il Comune di Zibello ad accettare, a nome del suoi poveri, 1'eredita di Giovannni Battista Dagnini per "fondare e mantenere un ospedale civile", e 1'antica costruzione fu scelta per essere adibita ad alloggiare i poveri, i vecchi e i malati.
L'edificio, cui fu aggiunta una nuova ala, continuò ad essere sede di ospedale fino al 1970 (quindi per oltre un secolo), quando venne sostituito da una nuova Casa di Riposo costruita al suo fianco.
Il 28 dicembre 1972, dopo 1'acquisto da parte del Comune di Zibello, fu deciso, in considerazione del valore storico ed artistico della struttura, di utilizzarla come edificio scolastico. L'antico convento ha subito varie modificazioni e rimaneggiamenti nel corso dei secoli. La parte più antica e di maggior pregio è rappresentata dal chiostro, del quale restano soltanto tre lati. II quarto fu demolito nella prima meta dell'Ottocento.
Gli archi a tutto sesto del portico, che corre lungo i tre lati, sono sorretti da colonne circolari, intonacate, con capitelli a scudo. II soffitto del portico e costituito da volte a vela e nelle lunette interne rimane traccia degli af-freschi del XVII secolo, raffiguranti episodi della vita di San Domenico e, in particolare, i mi-racoli da lui operati. Nello scudo interno del pulvino dell'ultima colonna d'angolo (sulla destra di chi guarda dalla Contrada) e visibile lo stemma Pallavicino, affiancato da quello Malaspina, famiglia alla quale apparteneva Clarice. Affreschi e stemma sono solo di recente tornati alla luce in seguito ai lavori di sistemazione dell'edificio. Più tarda è la soprelevazione di quella parte della costruzione dove oggi si trovano la palestra e le aule della scuola media (trasferita in altra struttura due anni fa): lo dimostra il bel cornicione, il cui motivo ornamentale richiama modelli tardo-rinascimentali. Al XVIII secolo risalgono la facciata dell'ala che guarda verso la Provinciale, con il porticato poggiante su pilastri quadrati, e le due eleganti lanterne a cupola, situate al primo piano, al centro dei due corridoi ai quali si accede mediante un ampio scalone.

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