4 luglio 2013

QUANDO IL POVERELLO DI ASSISI OPERO’ IL PRODIGIO DELLA MOLTIPLICAZIONE DEL PANE A FIDENZA




di Paolo Panni


 




Sono trascorsi quasi otto secoli da quello che è, a tutt’oggi, uno dei fatti prodigiosi maggiormente ricordati nella storia della vecchia Borgo San Donnino, l’attuale Fidenza. A compere il miracolo non fu uno dei due santi della città (San Donnino e San Gislamerio), ma nientemeno che San Francesco d’Assisi, che a Borgo San Donnino si recò nel 1215 per fare visita alla comunità dei Frati Minori che vivevano laddove oggi sorge quell’oasi di pace che è l’oratorio della Zappella.





Non avevano un vero e proprio convento. Si accontentavano di stare in povere e misere capanne, di cui oggi non resta traccia, e di una modesta chiesetta in cui svolgere il loro ufficio conducendo così una vita all’insegna della vera e propria povertà evangelica, secondo la Regola francescana.





Alla vicenda legata al Poverello di Assisi nella nostra terra è dedicato anche un libro, dal titolo “San Francesco d’Assisi a Borgo San Donnino”, curato dal fidentino don Rino Germani, sacerdote salesiano, per la collana “Quaderni Fidentini”. Proprio secondo padre Germani, San Francesco si recò probabilmente a Fidenza in segno di apprezzamento verso le condizioni in cui vivevano i frati dell’ordine da lui fondato. Nel suo volume, il salesiano, riporta fedelmente (tradotta dal latino), la cronaca del fatto miracoloso, tratta dagli “Annali” di Luca Wodding, uno dei maggiori cronisti francescani dell’epoca.








Ecco quello che vi si legge” “Anno 1215. In Borgo San Donnino, celebre castello lungo la via Emilia, detto anche dei Pallavicino…San Francesco dovette operare un nuovo miracolo a favore dei suoi Frati. Il Santo giungeva alla dimora dei Frati di Borgo dopo un lungo viaggio (proveniva dalla Spagna, ndr) accompagnato da vari confratelli ed aspettato da molti altri Frati ed amici, che si erano radunati a Borgo prima per aspettarlo e poi per andargli incontro, salutarlo e congratularsi con lui del desiderato ritorno in Italia. Forse era sera tardi, la dimora dei Frati era fuori le mira di Borgo. Fu allora che l’uomo di Dio disse al Frate cuciniere di andare a vedere dentro il cesto dove si era soliti mettere il pane. Il frate andò a vedere, pur pensando di andarci inutilmente. Fu grande però la sua sorpresa quando, invece, trovò pieno zeppo di pane fresco quel cesto, che più di una volta aveva già fatto vedere a tutti completamente vuoto! I Frati riconobbero il prodigio operato per merito della virtù del loro Padre e si misero a mangiare con riconoscenza e con allegrezza quel pane ‘mandato dal cielo’; non cessavano di ringraziare Dio che aveva dato agli uomini il potere di fare miracoli”.




Dell’accaduto parlano anche diversi altri storici e cronisti dell’epoca. Fra questi, Bartolomeo Albizzi, Frate minore francescano, nella sua opera “Liber Conformitatum”: un manoscritto risalente al 1385. Alla Pinacoteca Nazionale Brera di Milano si trova, ancora oggi, una stampa del 1510, del brano dell’Albizzi e nella parte iniziale vi si legge “Locum Burgi sancti Donini: in quo beatus Franciscus fecit miraculu de pani bus” (il luogo di Borgo San Donnino in cui il beato Francesco fece il miracolo dei pani).





Quello effettuato a due passi dalla via Emilia è un prodigio che richiama, in modo molto chiaro, al celebre miracolo evangelico della moltiplicazione dei pani e dei pesci operato da Gesù impietositosi di fronte alla folla che lo seguiva da giorni senza mangiare. Un atto d’amore di Cristo, ripetuto, con lo stesso gesto, dal Poverello di Assisi in terra fidentina nei confronti dei suoi frati che non erano in grado di offrire, a lui e ai suoi confratelli, qualcosa da mangiare. E non è certo, quello accaduto, l’unico fatto a dimostrare un legame particolare tra il santo di Assisi e Gesù Cristo. Addirittura un pontefice, Pio XI, nella sua enciclica “Rite expiatis” del 30 aprile 1926 scrive “sembra…non esservi stato mai alcuno in cui brillasse più viva e più somigliante l’immagine di Gesù Cristo e la forma evangelica di vita che in Francesco. Pertanto agli, che era chiamato l’Araldo del Gran Re, giustamente fu salutato quale un altro Gesù Cristo per essersi presentato ai contemporanei e ai secoli futuri quasi Cristo redivivo, dal che seguì che, come tale, egli vive tuttora agli occhi degli uomini e continuerà a vivere per tutte le generazioni avvenire”.





Da notare che dopo la morte di colui che è poi divenuto il Patrono d’Italia, la gente di Borgo San Donnino fece raffigurare la sua immagine nel catino absidale del Duomo, all’interno del grande dipinto del Giudizio Universale, riscoperto in seguito ai restauri del 1950. Un tempo vi era anche un quadro, alla Zappella, che ricordava quanto accaduto: ma andò distrutto, insieme a larga parte del sacro edificio, dopo il bombardamento su Fidenza del 1944. Si salvò, seppur danneggiata (e poi rimaneggiata) la statua lignea Ottocentesca del Santo rappresentato in preghiera, mentre chiede l’aiuto dal Cielo per i suoi frati. Di spicco invece la lunetta marmorea, che impreziosisce l’ingresso dl piccolo tempio, in cui si nota chiaramente San Francesco mentre riceve simbolicamente il pane da un angelo. Alla base, la scritta: “Qui San Francesco d’Assisi nel 1215 ricevette il pane dal cielo”. Da allora, l’amore di Fidenza per il Poverello non si è mai spento, così come non si è mai spenta la eco di questo fatto, narrato dalla storia, accaduto nel luogo della prima presenza francescana sul territorio borghigiano. Luogo che successivamente fu retto dai Frati della Penitenza, detti della Zappella.





FONTI BIBLIOGRAFICHE


Anna Orzi, rivista “Cara Val Stirone” n.16, Giugno-Novembre 2013


M.Fallini, M.Calidoni, M.C.Basteri, F.Dalcò, C.Rapetti, G.Zanichelli, “Monasteri”, Mup Editore 2007 




LE FOTO SONO DI PROPRIETA' DELL'ASSOCIAZIONE EMILIA MISTERIOSA. PER UN LORO UTILIZZO E' SUFFICIENTE CITARNE LA FONTE.




 

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