14 marzo 2017

I SEGRETI DELL’ORATORIO


di Giovanna Bragadini



Borgo delle Colonne è, da secoli, la via di Parma che vanta la più lunga estensione di portici, costruiti in quella zona forse per la presenza di un antico ospitale, luogo di ricovero per malati e pellegrini. Quasi a metà del borgo le colonne si aprono brevemente per dare respiro alla facciata di una chiesetta, probabile riadattamento dell’ospitale, l’Oratorio della Beata Vergine della Pace. 

Poco resta dei suoi antichi fasti: dal 1669 – anno in cui fu posta la prima pietra, sconsacrato nel 1914, le alterne fortune lo hanno trasformato da punto di riferimento spirituale del quartiere a officina meccanica; ma una nuova vita lo attende come spazio culturale.

L’importanza dell’oratorio, sede della Confraternita del Santissimo Sacramento, era legata anche alla presenza di due dipinti miracolosi, la Madonna della Pace e la Madonna del Popolo, venerati dai cittadini e coinvolti nelle principali manifestazioni religiose organizzate dai confratelli. Il primo dipinto si trovava nell’abside ellittica dietro l’altare principale; una nicchia sottostante conteneva diverse reliquie (fra le quali un frammento della croce, un ritaglio del tabarro di San Giuseppe e uno del velo della Madonna). Lo si può ancora vedere a Marzolara, nel santuario della Beata Vergine della Pace. La Madonna del Popolo era situata nella prima cappella a sinistra, dove ancora appare la scritta “salus populi mei”.

Immaginiamo di entrare nell’oratorio nei suoi momenti di massimo splendore: ricoperto di stoffe, di ex voto (coroncine di paglia, borsette, una canna rotta di pistola…), quadri nelle nicchie di fianco all’ingresso e altrove, una balaustra in legno davanti all’altare, un crocefisso e un busto di Ecce Homo nella prima cappella a destra, rosoni decorativi per i lampadari, un Bambin Gesù in cera, la Via Crucis, i legati. A destra e a sinistra, prima dell’altare centrale, esistevano due cantorie in legno; in quella di sinistra era collocato un organo – resta visibile un affresco che lo riproduce – mentre quella di destra era su più piani, sull’ultimo trovavano posto i cantori, e inoltre ospitava la tribuna dei Lalatta, che permetteva l’accesso diretto del marchese dal suo palazzo fin dentro la chiesa. Una torre campanaria è diventata un’altana, conteneva una campana con il nome del fondatore, mentre un vicoletto che separava la chiesa dalla casa adiacente è stato inglobato nell’oratorio.

Come già accennato, l’oratorio di Borgo delle Colonne era sede della Confraternita del Santissimo Sacramento, fondata nel 1444; i confratelli erano obbligati a indossare una cappa simile a quella dei frati, di colore fra il turchino e l’azzurro. La sagrestia si trovava al piano terra; salendo al piano superiore si raggiunge la sala dove la confraternita si riuniva per le decisioni più importanti. Fra le varie attività c’era la “ vestizione della zitella”: durante la festa della Beata Vergine si estraeva a sorte il nome di una zitella, poi abbigliata con un abito appositamente confezionato, probabilmente turchino come le divise dei confratelli; la donna si presentava quindi a pregare davanti alla Madonna, in una sorta di benedizione.



Ma vediamo i “segreti” più curiosi.

Nell’Ottocento si rese necessario rifare la pavimentazione della chiesa: le mattonelle in cotto erano intrise di umidità e occorreva sostituirle. Durante i lavori di restauro furono ritrovate in prossimità dell’altare diverse sepolture, quattro tombe collocate agli angoli dell’altare più un vano sotterraneo: si trattava di confratelli. Secondo uno storico di fine ‘800 fra i morti figurerebbe il Poncini, autore di un trattato musicale utilizzato durante la festa della Beata Vergine, e Suor Lucia Doralice Ferrari, trasportata da Reggio (dove aveva fondato il convento delle Cappuccine, poi soppresso nel periodo napoleonico) a Parma e riseppellita nell’oratorio nel 1810. Per rispetto i resti furono lasciati in loco: raccolti in uno stesso vano sotto l’altare, le ossa poste a fare da base ai corpi meglio conservati, ancora contenuti nelle proprie casse; il tutto infine ricoperto con terra e calcinacci. La sepoltura rivide la luce durante i lavori di trasformazione della chiesa in officina, senza subire spostamenti, e i confratelli vegliano ancora sul loro oratorio, nascosti da uno strato di cemento.

Più misterioso è l’ovale sul muro di una casa vicina all’oratorio, visibile dal cavedio: si tratta di un quadro, sul quale fino a vent’anni fa si distingueva il volto di una donna. Non è dato sapere cosa sia né perché si trovi lì.

L’ex oratorio della Beata Vergine della Pace si chiama oggi BDC28, e in occasione della festa di apertura sarà presentato un prezioso libro sulla storia dell’edificio, frutto di ricerche condotte dallo storico Giacomo Galli su documenti, materiali edili e interviste agli abitanti di Borgo delle Colonne in occasione delle ultime campagne di restauro.


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