21 maggio 2015

IL MISTERIOSO QUADRILATERO DELLA VAL STIRONE: TRA MIRACOLI MARIANI E SEGNI DEL DIAVOLO


di Paolo Panni




La Val Stirone è terra ricca di fascino, leggende e misteri. Tra borghi ameni, case di pietra, resti di castelli fortezze, antichi oratori, al confine tra le province di Parma e Piacenza, misteri e leggende sembrano trovare “terreno fertile”, affondando le loro “radici” nella ricca, gloriosa storia di questo territorio. A pochi chilometri da Salsomaggiore Terme, in comune di Pellegrino Parmense, esiste un “quadrilatero” che, tra Grotta, Pietra Nera, Aione e Casaleno o Casalino (piccole località che, messe assieme, non contano che qualche decina di abitanti) cela una serie di affascinanti misteri, tra grazie mariane e “segni” diabolici. Una specie di eterna lotta tra il bene e il male che si manifesta nella natura e nell’ambiente, nella storia e nelle memorie locali. 

Nel verde vallone tra Grotta e Aione, anche all’occhio del visitatore più distratto, non può sfuggire la vista dei resti di un antico fortilizio. Non sono che poveri ruderi circondati dal bosco che resistono, fieri, al trascorrere dei secoli, quasi a voler testimoniare tenacemente la storia di questo territorio mantenendo viva la memoria di antiche popolazioni che vi trascorsero la loro esistenza, tra contese e duro lavoro. Tra storici e semplici appassionati emerge, da subito, non appena si tenta di approfondire un po’ la storia, una netta divisione, tra chi ritiene che quei ruderi siano quelli del castello di Grotta e chi, invece, è del parere che quella sia solo una torre d’avvistamento e che il castello, andato completamente distrutto, fosse in realtà da un’altra parte. Difficile, forse impossibile, trovare una risposta che metta d’accordo tutti. Anche perché, testi e memorie alla mano, le notizie storiche su questo vetusto luogo, sono decisamente poche. 

E’ conosciuto anche come “Torre dei Marchesi” e, con assoluta probabilità, pare sia appartenuto dapprima ai marchesi Pallavicino della vicina Scipione e, poi, ai marchesi Della Torre di Verona e agli Sforza Fogliani. Era, facilmente, parte integrante di uno scacchiere difensivo voluto dalla nobile famiglia Pallavicino in Val Stirone, con ogni probabilità abitato (solo da truppe militari o anche da membri della famiglia Pallavicino o da altre famiglie importanti della zona?). Oggi, oltre alla torre, si possono notare alcuni locali interrati, con feritoie, i resti di una cisterna (e forse di un magazzino in cui venivano ovviamente conservate le provviste) ma è certo che il luogo era arricchito anche dalla presenza di un oratorio di cui resta la traccia più evidente e significativa a poche centinaia di metri. 

Infatti nella località di Casaleno (o Casalino), un borgo che arriva forse a dieci abitanti, varcata la soglia della graziosa, quattrocentesca chiesetta dedicata a san Pietro Apostolo, si trova la statua lignea, trecentesca, della Madonna del Buon Consiglio. Un simulacro al quale i fedeli di tutta la zona sono molto legati e che in origine si trovava proprio nell’oratorio della “Torre dei Marchesi”. Particolare meritevole di essere evidenziato è quello della collana di anelli in oro rosso posta al collo della Vergine. 

Un monile di semplice fattura e di scarso valore economico, ma di grande rilievo affettivo. Infatti ogni anello è un dono fatto alla Madonna da parte di gente umile e povera che abitava in passato quelle zone, in segno di riconoscente gratitudine per le grazie ricevute. Casaleno è un luogo immerso in una pace profonda, costituito da un gruppo di case in pietra (diverse ridotte ormai a ruderi), collegate tra loro da piccole vie ciottolose. Al centro la “Casa della Madonnina”, come viene definita dagli abitanti dell’amena borgata. Ogni anno, in data 26 aprile, e sempre con una significativa affluenza di fedeli, la venerata statua viene portata in processione tra quelle semplici stradine di montagna. Una processione che rinnova un rito, identico che, come dimostrano le memorie locali, si svolgeva già nella vecchia chiesa della “Torre dei Marchesi”, in pieno medioevo. Una processione che, quindi, ha almeno sette secoli di storia alle spalle e si svolgeva in un luogo che era un punto di riferimento difensivo e religioso per tutti gli abitanti di Grotta, Aione, Pietra Nera e Casaleno. 


I fedeli, stando a quanto ancora oggi viene narrato, raggiungevano a piedi la scomparsa chiesetta, avventurandosi tra sentieri fangosi, invocando l’aiuto e il conforto della Beata Vergine. Quando la solidità e la sicurezza del complesso fortificato e dell’annessa chiesetta iniziarono a venir meno, la statua fu appunto trasportata nella località più vicina, a Casaleno e, da allora, viene custodita molto gelosamente tra le mura del grazioso oratorio, avvolta in vesti pregiate. La Vergine, coronata, è rappresentata col Bambino (anche Lui coronato) in braccio come accade regolarmente in tutte le immagini della Madonna del Buon Consiglio. Titolo, quest’ultimo, molto popolare e di antica origine. Che si propagò dopo il ritrovamento avvenuto, il 25 aprile 1467, nel santuario di Genazzano di una antica immagine della Madonna col Bambino. I motivi di questo titolo “del Buon Consiglio” sono esposti nel decreto “Ex quo Beatissima Vergine” del 22 aprile 1903, al tempo di papa Leone XIII. Ignoti e misteriosi i motivi per cui, nel “cuore” della Val Stirone, venne scelto il titolo di “Beata Vergine del Buon Consiglio” ma significativo è questo legame che, la gente del posto, ha verso l’antico simulacro ligneo. Legame motivato, soprattutto, dal fatto che diverse grazie sono attribuite alla Beata Vergine, ancora oggi “ricordate” negli “ex voto” custoditi sull’abside dello storico oratorio di Casaleno. Grazie avvenute nel corso dei secoli, probabilmente già all’epoca in cui la Torre dei Marchesi viveva i suoi “momenti migliori”. Torre che, con la sua leggiadra presenza, continua ad essere testimone di tante vicende umane, custodite anche dalla terra. E’ infatti certo che, attorno allo scomparso oratorio, vi siano anche diverse sepolture, oggi appunto coperte dal bosco e dai rovi. Che siano dovuti a quelle dimenticate tombe i lugubri lamenti ed alcune improvvise luci che, secondo alcune testimonianze popolari, talvolta si notano e si odono provenire dal bosco? Solo frutto dell’umana immaginazione o qualcosa di più? Anche in questo caso il mistero resta e si fa fitto. 

Tornando alla Beata Vergine del Buon Consiglio, pare che le grazie mariane non si fermino qui. Infatti, tra i misteri che riguardano la località di Grotta (il centro più popoloso di questo fazzoletto di collina) spicca un probabile miracolo mariano che sarebbe avvenuto immediatamente dopo la seconda guerra mondiale. Ancora oggi ricordato dai più anziani della frazione: persone di fede che, parlando del loro borgo e della loro parrocchia, accennando a quel probabile miracolo non dimenticano di ricordare, puntualmente, anche la figura di don Giuseppe Carpena, storico parroco morto in odore di santità, il cui simulacro svetta ancora oggi, in segno di riconoscenza, di fronte al cimitero della borgata. Siamo, del resto, ad ormai pochi chilometri dal santuario di Careno, sempre in territorio di Pellegrino, altro luogo al centro di grazie e miracoli attribuiti alla Beata Vergine. 

Ma, tra possibili grazie e vicende coperte dal mistero, non si può dimenticare il “trono del diavolo”, come viene definito, che svetta in località Pietra Nera, sempre a poca distanza dalla Torre dei Marchesi. Per una curiosa conformazione dell’oscura conformazione ofiolitica che sorge ridosso della borgata (e spesso meta di appassionati della montagna, ecco appunto che sembra di trovarsi di fronte ad una grande sedia, o a un trono. Definito “appunto” del diavolo. Un luogo al centro, tra l’altro, di una cruenta battaglia avvenuta, il 12 ottobre 1944, tra partigiani e truppe tedesche, nel corso della quale perse la vita il giovane salsese Adriano Biolzi detto “Kira” mentre un altro partigiano salsese, Carlo Dotti detto “Fiuren” rimase ferito. Tra leggende e memorie popolari, anche il “trono del diavolo” è luogo misterioso, ma anche ricco di fascino (si dice, addirittura, che anche i fiori qui cambino colore, ma è chiaramente una voce che non trova dimostrazioni visibili), sormontato sulla cima del colle, da una croce quasi a voler “tenere a bada” l’azione degli inferi ed a voler continuare, anche tra questi verdi colli della Val Stirone, l’eterna lotta tra il bene e il male. 




FONTI BIBLIOGFRAFICHE E SITOGRAFICHE


G.Finadri, “Castelli sconosciuti del Parmense”, Stamperia scrl, 2012

G.Capacchi, “Castelli Parmigiani”, Silva Editore 1997

It.wikipedia.org





LE FOTO SONO DI PROPRIETA’ DELL’AUTORE E DELL’ASSOCIAZIONE EMILIA MISTERIOSA. PER UN LORO UTILIZZO E’ NECESSARIA L’AUTORIZZAZIONE.  

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