di Paolo Panni
Si è già detto di Piacenza che può essere considerata, quando si parla di paranormale ed “entità”, come una delle province più “infestate” d’Italia per numero di casi. Ma la provincia più ad Ovest dell’Emilia ha vicende e storie, inquietanti e misteriose, in alcuni casi anche terrificanti, legate anche alla enigmatica presenza del maligno. Si potrebbe dire, in modo molto più chiaro e diretto, legate al diavolo. Quando si parla di questa entità spirituale e soprannaturale maligna, distruttrice e menzognera, contrapposta a Dio e al bene, sarebbe necessario aprire un lunghissimo capitolo per illustrare, quantomeno, la lunga serie di spiriti infernali e demoni compongono, per così dire, il vasto universo del male. Non è questa la sede per dilungarsi su questi approfondimenti e ci si limita a ricordare che diavolo e demoni esistono in tutte le principali religioni. Venendo subito ai casi di Piacenza e provincia, occorre evidenziare che numerose sono le vicende, tra storie realmente accadute, misteri e leggende, legate sia alla città che al territorio della pianura e della montagna.


Rimanendo in città, altri fatti inquietanti avvennero in una casa del quartiere Sant’Agnese a causa della presenza di un indemoniato che, spesso, in preda a gravi crisi, lanciava sedie, oggetti e vettovaglie in strada, accompagnando i suoi gesti folli con urla e bestemmie. Fu a sua volta al centro di sedute di esorcismo, talmente violente che puntualmente il parroco, dopo aver accompagnato l’esorcista, scappava a gambe levate in preda al terrore.
Senza dimenticare, ancora in città, il celebre “castello del diavolo”, maniero che di fatto non c’è più e sorgeva tra viale Malta e via XXIV Maggio. Ciò che è rimasto si trova in un’area militare e, pertanto, è celato al pubblico. E’ comunque noto che fu fondato dal duca Pier Luigi Farnese dopo la conclusione dei lavori di realizzazione delle mura rinascimentali cittadine, avvenuta nel 1547. L’edificio è definito “del diavolo” proprio a causa della figura del suo fondatore. Pier Luigi Farnese, infatti, era sì un buon governatore che riuscì anche a rendersi benemerito ma era preso da vizi e malattie, privo di qualsiasi libidine (violentò anche un vescovo). Figlio nientemeno che di papa Paolo III (Alessandro Farnese), era considerato una figura diabolica e da qui, ecco il nome del “suo”castello. Altro personaggio piacentino decisamente inquietante fu Girolamo Scottino, vissuto nel Cinquecento, che esercitava scienze occulte ed era considerato un grande mago amico del diavolo, celebre in tutta Europa. Si dice che la gente al solo pronunciare il suo nome si faceva il segno di croce. Si ritiene che, a causa proprio della sua condotta, sia morto lontano da Piacenza, forse bruciato vivo dall’Inquisizione.
Luogo famoso appena fuori dalle mura cittadine è la chiesa di Camposanto Vecchia, più nota come chiesa “degli appestati”, per lunghi anni abbandonata e sconsacrata, al centro di vandalismi e riti di ogni genere che la fecero passare da luogo di sofferenza a “casa del diavolo”. Al suo interno fu anche violentata una giovane. Fortunatamente da alcuni anni è stata recuperata e riconsacrata.


Spostandosi in provincia, esattamente il Val Tidone, celebre è la vicenda delle sante Faustina e Liberata che ebbe come teatro la magnifica Rocca d’Olgisio, in comune di Pianello. Qui il demonio, apparso in forma di corvo, avvelenò Margherita, moglie del castellano Giovannato e madre delle due giovani divenute poi sante. Qui storia e leggenda, come spesso accade, si mescolano decisamente. Si dice, tuttavia, che Giovannato indisse un torneo per stabilire chi avrebbe sposato Liberata. Vi si presentarono dodici nobili pretendenti e, all’improvviso, un tredicesimo, sconosciuto, qualificatosi come “principe di Montenero” che si aggiudicò con abilità e destrezza, tutte le prove, dimostrando anche di possedere importanti ricchezze. Ma proprio durante la cerimonia nuziale, quando il sacerdote Marcello alzò la croce, il misterioso personaggio iniziò a dimenarsi e ad inveire, “smascherandosi” e sprofondando con il suo cavallo in una voragine che si era improvvisamente aperta nel terreno , ancora oggi presente e denominata, naturalmente, “pozzo del diavolo”. Da quel momento le due sorelle, Faustina e Liberata, si ritirarono in preghiera, nelle vicine grotte, rifiutando qualsiasi tipo di mondanità e vivendo una vita ritirata e ascetica, che le condusse poi alla gloria degli altari.


Come leggendaria è anche la vicenda di Veleia Romana, località celebre per la sua area archeologica romana ma anche, secondo la tradizione popolare, per essere stata teatro dello scontro tra il diavolo e san Colombano, il monado irlandese che fondò il monastero di Bobbio, cittadina della Val Trebbia in cui si trova il famoso “ponte del diavolo”, di cui si tratterà più avanti. Secondo la leggenda di Veleia il demonio, al centro di ripetuti scontri con san Colombano, si rifugiò tra i monti per preparare la sua vendetta, rifugiandosi proprio nei pressi di Veleia. Ad un tratto vide sopraggiungere, in processione, nientemeno che i seguaci di san Colombano e, infuriatosi, corse sul monte Moria scatenando una terribile frana che distrusse Veleia. Ma nel compiere questo gesto, secondo la leggenda, il diavolo cadde battendo con forza i piedi sul terreno e lasciando così le sue orme che ancora oggi si possono vedere sulla pietra lungo il sentiero che collega Veleia al Parco provinciale di Monte Moria. Si tratta, tra l’altro, di una zona petrolifera, per questo si dice che il liquido nero (il petrolio) sarebbe il sangue del diavolo.
Storie, mistero e leggende, dunque, ancora una volta si intersecano intorno ad una città e ad una provincia davvero ricche di fascino e di enigmi.
FONTI BIBLIOGRAFICHE E SITOGRAFICHE
Padre Amorth e P.Rodari – “L’ultimo Esorcista – la mia battaglia contro Satana”- Piemme, 2011
C.Artocchini, “Tradizioni Popolari Piacentine. La fede, il mistero, l’occulto”- Tep edizioni d’arte, 2006
M.L.Pagliani, A.Marcarini, “Route 45: la Val Trebbia”- Diabasis, 2009
A.Grassi – F.Saltarelli – “Valtrebbia e Valnure – Un ponte per il Mediterraneo”, Tep edizioni d’arte, 1997
Archivi Storici Bobiensi, Centro Studi della Valle del Ceno, “Per antiche strade di Santi e Pellegrini dal Trebbia al Taro” , 1994
P.Cerri, G.Dadati, B.Tagliaferri, “Piacenza Misteriosa, guida ai castelli infestati, alle vicende inspiegabili e agli altri enigmi del territorio”, Edizioni Officine Gutenberg, 2015
Sacri corridoi.blogspot.it
FONTI FOTOGRAFICHE
Le immagini della chiesa di Roncovero sono tratte da Facebook e da Liberta.it
Le altre immagini sono di proprietà dell’autore e dell’associazione Emilia Misteriosa. Per un loro utilizzo si chiede di citare la fonte.
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