5 novembre 2013

FIDENZA – IL MISTERO DEL CRISTO CON SEI DITA



di Paolo Panni


L’antica chiesa di San Giorgio Martire in Fidenza ha ospitato, dal 5 ottobre al 3 novembre 2013, la mostra “Cristo, Figlio di Dio”, promossa dalla Diocesi di Fidenza (Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici e per l’Arte Sacra), col patrocinio del Comune borghigiano ed il sostegno di alcuni sponsor privati.

Voluta in occasione dell’Anno della Fede è stata curata dall’architetto Marco Tombolato ed ha visto esposte diverse opere, di artisti viventi e non.






Di interesse, specie per l’attività portata avanti dalla nostra associazione, la “Pietà” del maestro Giuseppe Moroni. Si tratta di un olio su carta e tela, che da tempo si trovava custodita nei magazzini diocesani e, pertanto, celata alla pubblica visione. A tanti non è sfuggito un curioso, e per certi versi misterioso, particolare. Infatti il Cristo presenta, nella mano destra, non cinque ma sei dita. Com’è possibile una cosa del genere? Un Cristo polidattile? Perché Moroni lo ha voluto rappresentare così?





La polidattilia, o esadattilia, va ricordato, è una malformazione (che vede piedi o mani con un numero superiore alle “canoniche” cinque dita) che, dalla medicina, è annoverata fra le anomalie congenite più frequenti. Verso questa malformazione, nell’antichità, c’erano molti pregiudizi. Chi ne era affetto, infatti, veniva puntualmente associato alla stregoneria. Non a caso Anna Bolena, moglie di Enrico VIII, pare avesse una forma ridotta di polidattilia, con due unghie su uno stesso dito. Ma già questo era stato sufficiente, all’epoca, per indicarla come una probabile strega. In altre zone della terra, specie in America Latina, invece, la polidattilia era considerata un segno di prosperità e fortuna.






Fatte queste considerazioni, non si arriva tuttavia a spiegare il caso della “Pietà” del Moroni. Un Cristo con una malformazione? Poteva esserci un motivo per rappresentarlo così? Se sì, quale? Andando a fare una ricerca fra altri episodi simili non emergono notizie di rilievo. E sono davvero pochi i casi analoghi. C’è il “Cristo Risorto in Croce di Sarzana”, opera di Mastro Guitelmo del 1138, con presenta sei dita per piede. Ma qui l’accaduto è già stato da tempo motivato come una conseguenza dei ripetuti restauri (non tutti eseguiti a “regola d’arte”). A Castelvetrano, invece, nella piccola chiesa di Santa Maria di Porto Salvo, esiste una statua della Madonna con sei dita nella mano.

Ma tornando gli interrogativi riguardanti l’opera del Moroni, ancora, non emergono risposte che li possano esaudire. C’è chi ipotizza che l’opera sia stata realizzata dal pittore, originario di Cremona, in età avanzata e che, quindi, le sei dita non possano essere altro che una svista. Ma c’è anche chi tenta di sbilanciarsi ipotizzando un evento prodigioso e chi invece cerca di individuare un possibile messaggio lasciato dallo stesso Moroni, che a tutt’oggi però non trova valide spiegazioni. E, quindi, il mistero resta.

Per quanto riguarda lo stesso Giuseppe Moroni, questi nacque a Cremona il 6 ottobre 1888 e morì a Roma il 22 ottobre 1959. Frequentò la Scuola di Arti e Mestieri “Ala Ponzone Cimino” a Cremona e poi l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Artista di soggetti sia sacri che profani, svolse la sua attività a Roma, Cremona, Mantova e Parma. Nella quiete della campagna di Pieveottoville, presso lo zio monsignor Fava, trovò per diversi anni l’ispirazione verso la sua attività pittorica. Numerose sono le tele che, tra Zibello, Pieveottoville e dintorni si conservano. Amava infatti sostare nelle famiglie di campagna per ammirare il grigio dell’intonaco ed il rosso dei vecchi mattoni. A Pieveottoville mantenne il suo laboratorio per diversi anni e, in quel periodo, realizzò le vetrate per la chiesa parrocchiale di Santa Croce, per la chiesa collegiata di Busseto, per la chiesa di San Martino a Noceto ma anche per le chiese di Santa Croce al Flaminio e Santa Maria Liberatrice a Roma e le chiese cremonesi di San Daniele Po, Cicognara e Sesto Cremonese. Di rilievo anche le pitture lasciate nella collegiata di Pieveottoville. Il periodo di maggiore fortuna critica, per Moroni, fu quello degli anni Venti e Trenta quando si aggiudicò numerosi premi e riconoscimenti in concorsi nazionali e ricevette incarichi che lo portarono a lavorare in diverse zone d’Italia. Ed ora ecco tornare alla “luce” questa “Pietà” col mistero delle sei dita di Gesù Cristo.



FONTI BIBLIOGRAFICHE E SITOGRAFICHE



“Zibello – La storia, la gente, le opere, le tradizioni”, Amministrazione Comunale di Zibello, 1985


“Cristo, Figlio di Dio”, catalogo mostra 2013


Ilsole-24ore.com

Artcurel.it


Castelvetranoselinunte.it


Le foto sono di proprietà dell’associazione Emilia Misteriosa. Per un loro utilizzo è sufficiente citare la fonte.

SI RINGRAZIA L’ARCHITETTO MARCO TOMBOLATO PER LA PREZIOSA COLLABORAZIONE.

2 commenti:

  1. L'esqdattilia di alcuni personaggi andrebbe approfondita di più. Discendevano forse alcuni di essi dai mitici NEPHILIM?

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  2. Ma dai...manca che dicano che Moroni ci vedeva poco ! Non possono ammettere che è un segno di divinità!!!! Che vadano a vedere le statue delle antiche divinità !

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