1 settembre 2014

Il fantasma di Giulia Landi - “Spettro” ufficiale del nobile casato

di  Giuseppe Beppe Conti


Tutta la documentazione dell’antico Stato Landi è conseravata a Roma presso l’Archivio Doria Landi Pamphily (insostituibile tesoro di documenti per chi voglia compiere studi approfonditi sulla nobile famiglia dei Landi e sui feudi che per secoli possedette a Bardi, Compiano, Borgo Val di Taro e in tutto il territorio compreso nelle valli di Ceno e Taro). Il professor Vignodelli Rubrichi, archivista per molti anni dell’archivio, con un lavoro da vero certosino, elencò e catalogò tutto il materiale presente nell’archivio romano, pubblicando alcuni testi tratti dal “Fondo Landi” e precisamente:
  1. “Regesti delle pergamene dall’anno 865 al 1250”.
  2. “Regesti delle pergamene dall’anno 865 al 1625”.
  3. “Fondo Landi-Carteggio”.

Nel testo riguardante il carteggio, il professor Vignodelli Rubrichi, elencando il materiale conservato nello scaffale 79, busta 55 dell’archivio stesso riporta, tra l’altro, gli estremi della lettera seguente:

Anno 1551, notizie autografe sullo stemma e sulla famiglia, sui figli e la moglie apparsagli dopo morta di Agostino Landi di Bardi”.


Grazie all'aiuto del professor Francesco Berni di Roma, di origini bardigiane, che si interessò presso l’archivio di Roma per farmi avere copia della lettera, e grazie alla dr.ssa Giustina Scarola della Biblioteca Palatina di Parma che, con grande gentilezza e competenza, decifrò la cinquecentesca scrittura del principe Agostino, pubblicai negli anni ’90 del secolo scorso due brevi saggi:

“Il Principe Agostino Landi e il fantasma della moglie Giulia” – 1992, ristampato e aggiornato nel 1997 con un nuovo titolo “Il fantasma di Giulia Landi moglie del principe Agostino”.

Oggi vorrei ripresentare alle amiche/amici interessati il documento tradotto del signore di Bardi sul suo incontro con la moglie.
La lettera che segue, oltre all’interesse sull’apparizione del fantasma, è molto utile per le notizie biografiche sulla famiglia Landi. Agostino da un’immagine della moglie dolce da cui traspare un profondo affetto e nostalgia per la sua perdita, (insopettabili sentimenti per un uomo spietato come egli fu); nulla a che vedere con le terribili immagini che la contemporanea letteratura dell’orrore ci ha presentato in questi decenni; basti pensare a mostri e fantasmi che uno dei maestri dell’horror Stephen King descrive nei suoi fortunati libri. Gli spettri per King sono spesso l’incarnazione del male spesso trionfante, e non sono certo uno struggente attimo di una visione d’amore perduto. Le tre apparizioni avvennero non nella fortezza di Bardi ma nell’importante palazzo piacentino di proprietà della famiglia, dove spesso i Landi dimoravano.



Le apparizioni furono tre:
  1. 18 agosto 1546
  2. 21 agosto 1546
  3. 12 novembre 1546

LA LETTERA AUTOGRAFA DI AGOSTINO IN LINGUA CORRENTE:

Il 28 gennaio 1516, in lunedì, nacque la signora Giulia Landi Contessa di Compiano, dal Conte Manfredo, figlio del Conte Pompeo Landi, e della signora Caterina dell’illustrissimo casato dei Visconti di Milano, erede del Conte Pompeo suo avo di oltre due mila scudi di entrata ogni anno; la quale signora a 17 anni nel mese di febbraio del 1533 in Compiano fu data in sposa a me, Agostino Landi, suo secondo cugino, avendomi portato in dote ogni cosa ed avendo partorito, di dodici volte che fu in stato di gravidanza, 2 figliole femmine, Ortensia e Porzia ancora viventi, e 5 figli maschi chiamati il primo Pompeo, morto alla nascita, il secondo Giulio Augusto Manfredo (1) tuttora vivente, il terzo Claudio (2), tuttora vivente, il quarto Marcantonio, che vissuto un mese, morì, il quinto Orazio, che non visse nemmeno un’ora, dal parto del quale (Giulia) essendo stata inferma diciassette giorni con febbre altissima, tra le ore sei e le sette di martedì dieci agosto 1546, nel giornio di San Lorenzo, morì, dopo aver vissuto con me 13 anni e sei mesi, con mio così grande dolore e affanno che ho la speranza di raggiungerla al più presto.
La stessa Giulia nell’aurora del 18 agosto 1546, mi apparve nella solita sua camera e sedendo sopra una cassa di noce, parve dirmi: “Consorte, perché Vostra Signoria non viene mai qui a vedermi? (trovarmi).
A questa domanda risposi: “Vosta Signoria, (segue la descrizione dello stamma in maniera schematica), Il nostro stemma è composto da sei onde azzurre e dorate. Un cane dal pelo lucido con orecchie lunghe ed abbassate, dal….nero (simile a quello che Virgilio pone accando a Evandro). Un elmo (celata) con la visiera alzata. L’insegna ricalca i colori ed il disegno dello stemma imperiale, come da donazione di Federico di Svevia ad Umbertino Landi. L’aquila coronata, secondo lo stemma regale di Sicilia, (Stemma Imperiale). Sullo sfondo vi sono sei bande orizzontali azzurre e dorate, in mezzo una banda bianca trasversale, secondo l’insegna di Venafro. La motivazione della descrizione dettagliata è fare memoria della nobiltà del casato; è giusto e decoroso riconoscere importanza a questo stemma perché i somboli essenziali l’aquila ed il cane, indicano rispettivamnte la potenza, l’attitudine alle armi e la fedeltà. (Fine descrizione schematica dello stemma).
“Mi accarezzi (Agostino si sta sempre rivolgendo a Giulia) se volete che io venga da voi”. Ed ella mi rispose “mandate via dunque queste donne” e dopo che esse se ne furono andate, gettandomi le braccia al collo e baciandomi, sparì tra le mie lacrime, e questa fu una cosa meravilgiosa. Il giorno 21 dello stesso mese, mentre dormivo nel letto della sua camera mi apparve nell’alba, mi sembrò averla a letto con me, e che abbracciandomi mi dicesse : “Consorte Voi fate un grande torto a non amarmi, perché io vi amo più di ogni altra cosa”, E, mentre volevo risponderle, mi svegliai addolorato e bagnato dalle tante lacrime versate nel suo ricordo, che continuamente porto dentro di me. 1546, Agostino Landi infelice, di mano propria scrisse questo.
12 novembre a Piacenza, nella nostra solita stanza e nel nostro letto matrimoniale, la felice mia consorte mi apparve vestita sulla parte destra, e guardandomi, sembrava non dire nulla, ma che gradisse le carezze e feste che io gli facevo e, sparendo, mi lasciò piangente e addolorato.

  1. Nato a Piacenza il 23 dicembre 1541 alle ore 14,00.
  2. Nato a Piacenza il 13 agosto 1543 alle ore 13,00


A tergo: 1551, di agosto. Discorso e vagamenti circa l’arma Landi di Sua Eccellenza, di mano del signor principe Agostino.


1 commento:

  1. Buonasera,
    non sappiamo se il volume sia ancora in vendita.
    Può provare a chiedere direttamente all'ufficio turistico di Bardi o a Giuseppe Conti.
    Grazie

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