21 novembre 2013

LA MISTERIOSA RELIQUIA DI SAN CARLO BORROMEO A ZIBELLO



di Paolo Panni





Sono innumerevoli le reliquie di santi e beati che si conservano in tutto il mondo cristiano. Non esiste praticamente chiesa che non ne conservi almeno una. Si va da quelle più “celebri”, come i resti della croce e della corona di spine utilizzate per il martirio di Gesù Cristo, a testimonianze diverse di coloro che sono saliti, come si suol dire, agli onori degli altari. Frammenti ossei, lembi di vesti, oggetti personali, talvolta anche interi corpi: sono decisamente innumerevoli le reliquie che, più o meno devotamente, si trovano nei vari centri della cristianità. Senza voler entrare in alcun modo nella veridicità dell’una o dell’altra (in tanti casi, è noto, non vi sono certezze assolute che possano fugare i “se” e i “ma”, e quindi non si può che lasciare il tutto “affidato” alla fede personale di ciascuno) è interessante tuttavia andare alla scoperta di fatti straordinari e misteriosi che le possono accompagnare. Una menzione particolare la merita, senz’altro, una reliquia conservata a Zibello, fra i “tesori” della monumentale chiesa parrocchiale dei santi Gervasio e Protasio, uno dei più insigni monumenti della diocesi di Fidenza.







Si tratta di un lembo della veste di san Carlo Borromeo, patrono del comune. Non ha certo bisogno di presentazioni il Borromeo. Nato nel 1538 e morto appena 46 anni più tardi, fu creato cardinale a 22 anni e resse la vastissima Arcidiocesi di Milano. Difese sempre i diritti della Chiesa contro i signorotti e i potenti (che all’epoca, come noto, spadroneggiavano) e riportò l’ordine e la disciplina nei conventi. Fu direttamente impegnato, in prima persona, durante una epidemia di peste, nell’assistenza agli ammalati e la sua attività apparve prodigiosa, come organizzatore e ispiratore di confraternite religiose, di opere pie, di istituti benefici al punto che Milano, durante il suo episcopato, rifulse su tutte le altre città italiane. Per quanto robusto, era sottoposta a una fatica troppo grave. Bruciato dalla febbre, continuò le sue visite pastorali, senza mangiare e senza dormire, pregando e insegnando. Fino all'ultimo, continuò a seguire personalmente tutte le sue fondazioni, contrassegnate dal suo semplice ma chiarissimo motto: Humilitas.
Morì i 3 novembre 1584.



Secondo la tradizione il Borromeo fece “tappa” anche a Zibello, in qualità di visitatore apostolico, durante il periodo delle grandi riforme operate nella sua diocesi milanese che, all’epoca, si estendeva anche sui territori di Veneto, Liguria e Svizzera. Va evidenziato che, sempre in quel periodo, Zibello era parte integrande della diocesi di Cremona e quindi, a livello ecclesiastico, dipendeva dalla Lombardia.
La comunità di Zibello ha sempre avuto, nei suoi confronti, una particolare venerazione, al punto da dichiararlo patrono del comune. In chiesa parrocchiale esiste inoltre uno splendido altare laterale, recentemente sistemato, dedicato proprio al santo.





In occasione delle celebrazioni centenarie del 1910, l’allora parroco don Emilio Balestra chiese all’arcivescovo di Milano, il cardinale parmense Andrea Carlo Ferrari, una reliquia di san Carlo, da esporre alla venerazione dei fedeli nel giorno della sua festività, a ricordo anche, quindi, di quel particolare legame che il borgo rivierasco ha sempre avuto nei confronti del Borromeo stesso. La richiesta di don Balestra rimase tutt’altro che inascoltata. Infatti il cardinale Ferrari, da tempo Beato, inviò un prezioso reliquiario contenente un vistoso lembo che il suo illustre predecessore indossava il giorno in cui subì un vile attentato, dal quale uscì miracolosamente illeso. Attentato effettuato da tal Donato Girolamo, ex umiliato, che riuscì a penetrare nella cappella privata del cardinale nel momento in cui questi si raccoglieva in preghiera assieme a tutti i curiali. Il silenzioso e profondo momento meditativo, d’improvviso fu interrotto da una forte detonazione causata da un’arma da fuoco, nello sbigottimento generale. L’unico a rimanere impassibile fu proprio il cardinale Borromeo che, anzi, con tranquillità di alzò dall’inginocchiatoio, guardò attorno, e vide ai suoi piedi un proiettile d’archibugio, che a lui era stato diretto. La sua veste color porpora si presentava bruciacchiata e perforata dal proiettile stesso. Ma il corpo rimase incredibilmente e miracolosamente illeso. Un fatto prodigioso in seguito al quale il cardinale tornò semplicemente alla preghiera, invitando tutti i presenti a fare la stessa cosa.
L’attentatore fu poi acciuffato e svelò anche i mandanti che, messi alle strette, ammisero le loro colpe. Il Borromeo tentò di attenuare le responsabilità di Donato Girolamo, col solo obiettivo di salvargli la vita. Ma ogni tentativo fu vano e, oltretutto, la congregazione degli Umiliati, cui l’attentatore apparteneva, fu soppressa con bolla pontificia nel 1571.

 Come informa sempre la storia, il cardinale Borromeo conservò, con gratitudine e profonda fede, quella veste che gli ricordava, chiaramente, il fatto prodigioso di cui era stato al centro quel giorno. Il cardinale Ferrari, ben a conoscenza del legame fra Zibello e il santo, decise quindi di fare dono alla comunità di rivierasca questa preziosa reliquia, testimonianza di un fatto prodigioso e misterioso, gelosamente custodita in un luogo sicuro. Alla pubblica venerazione viene esposta solo il 4 novembre di ogni anno, per la ricorrenza di san Carlo Borromeo.





Il parroco don Gianni Regolani, in esclusiva per Emilia Misteriosa, ha concesso l’autorizzazione a fotografare la reliquia.


Immagini che riguardano sia il fronte che il retro della stessa. Il lembo della veste, come mostrano anche le immagini, è semplicemente protetto da un vetro e la reliquia è devotamente incorniciata.





Sul retro, con iscrizioni sul legno, si trovano la citazione della lettera d’accompagnamento (documento conservato nella corrispondenza dell’archivio parrocchiale). Un’altra iscrizione è ormai pressochè illeggibile.






Un’altra ancora riporta invece la seguente dicitura: “Benedictio Dei Omnipotentis, Patris, et Filii, et Spiritus Sancti et per intercessionem Sancti Caroli Protectoris Nostri defendat Nos Deus, a rosione Padi, et ab omni malo….R.Amen”. E’ evidente (nella dicitura “arosione Padi”) la richiesta di intercessione e protezione al santo contro le esondazioni del Po e contro ogni male (ab omni malo).





Sulla base della parte frontale si legge infine “De exteriori veste qua S.Carolus Borromeus tunc erat indutus quum igneo ictus globulo plumboe divinitus a nece est servatus”.





Una reliquia in cui storia e mistero formano un suggestivo e interessante legame. Con questo servizio, in linea anche con quelli che sono gli obiettivi della nostra associazione, si intende portare alla pubblica conoscenza un fatto decisamente poco conosciuto: anche alla stessa comunità zibellina.



Fonti storiografiche, bibliografiche e sitografiche.



“Il Risveglio”, settimanale della città e diocesi di Fidenza, articoli vari

 
www.santiebeati.it




LE FOTO SONO DI PROPRIETA’ DELL’ASSOCIAZIONE EMILIA MISTERIOSA E DELL’AUTORE. PER UN LORO UTILIZZO E’ NECESSARIO CONTATTARE L’ASSOCIAZIONE STESSA.


SI RINGRAZIA DON GIANNI REGOLANI, PARROCO DI ZIBELLO, PER AVERCI CONCESSO L’ESCLUSIVA NELLA REALIZZAZIONE DI QUESTE IMMAGINI. SENZA LA SUA COLLABORAZIONE FONDAMENTALE, TUTTO QUESTO NON SAREBBE STATO PORTATO A TERMINE.

18 novembre 2013

EMILIA MISTERIOSA TORNA A SAN BONICO – NEL CAMPO DOVE LA MADONNA DELLA NOTTE APPARIREBBE AL VEGGENTE CELESTE




di Paolo Panni






Giovedì 14 novembre 2013 la nostra associazione, con tre suoi esponenti, è tornata a San Bonico, il piccolo centro di campagna alle porte di Piacenza dove, dal luglio 2004 (nei prossimi mesi ricorrerà quindi il decennale), la Vergine, chiamata la Madonna della Notte, apparirebbe tutte le settimane (ogni giovedì sera per la precisione) ad un veggente della zona, Celeste Orbetelli, umile fiorista ambulante.





Non abbiamo portato con noi attrezzature particolare, limitandoci solo a realizzare alcune foto (limitando al minimo l’uso del flash per non disturbare le tante persone in preghiera), che qui proponiamo e che non sembrano, tuttavia, celare alcunché di particolare. Una partecipazione, la nostra, fatta di pura condivisione e rispetto dell’evento straordinario che qui sembra accadere, con l’obiettivo secondario di raccogliere eventuali, utili elementi volti a far luce su questo caso indubbiamente ricco di fascino e mistero. Precisiamo subito, in merito alle foto, un altro particolare. Quelle in cui si vedono piccoli cerchi luminosi non celano nulla di particolare o di misterioso. Le macchie circolari sono dovute all’effetto che il flash della fotocamera produce sulle gocce di pioggia e di umidità.




La serata è decisamente autunnale, caratterizzata da freddo, pioggia (a tratti scrosciante) e folate di vento. Una “sera da lupi” si direbbe, ed invece è una sera in cui, ancora una volta, comunque la si possa vedere, trionfa la fede. Perché sono numerose le persone che, per l’ennesima volta, si radunano per vivere quello che è, a tutti gli effetti, un momento di preghiera. Nonostante l’invito ufficiale (e cordiale ma molto chiaro) espresso dai vescovi di Piacenza e Parma, ai loro fedeli, nei mesi scorsi, di non partecipare a questi eventi, l’assemblea che si raduna nel campo è folta. Ci sono giovani e meno giovani, curiosi e fedeli, persone animate dalla speranza (specie di guarigioni), veterani (che qui, da anni, non fanno mai mancare la loro presenza del giovedì sera) e nuovi arrivati, alla loro prima esperienza quindi a San Bonico.




Celeste, come sempre accompagnato dalla sua famiglia, arriva poco prima delle 20, mentre la pioggia continua a scendere. I tanti presenti, che come ogni volta si verifica, avevano già recitato il Rosario, tornano a ripetere la stessa preghiera mariana. Celeste rimane fermo, in piedi, a due passi dalla sua auto, affiancato da coloro che, come sempre, gli saranno attorno nel momento della presunta apparizione. Che avviene al terzo mistero, col veggente che, seguito da tutti, avanza di alcune decine di metri, in mezzo al campo. La pioggia continua a scendere (meno intensa però) ma non impedisce a Celeste di fissare verso l’alto, dove vedrebbe appunto la Vergine, la Madonna della Notte, insieme a tre angeli. Il Rosario quasi subito si ferma. La Madonna starebbe parlando a Celeste e, come sempre, il messaggio viene registrato per poi essere trascritto e diffuso. E’ il 488° incontro, come si legge anche sul portale ufficiale http://www.salveregina.it/SanBonico/ .

 



Dopo pochi minuti, in un clima di generale coinvolgimento, la preghiera riprende regolarmente. La gente, in gran parte, è assorta, prega animata dalla fede e dalla speranza. C’è chi si commuove e chi rimane chiuso nei suoi pensieri. Ci sono anche due donne che sembrano cadere a loro volta in trance. Quando ormai il Rosario volge verso al termine, i presenti tornano laddove la serata era iniziata. All’ingresso del campo, davanti all’albero che raccoglie, da tempo, fiori e lumini, corone del Rosario e dove spicca l’immagine della Vergine. Ancora una volta, lì, convogliano le speranze e le preghiere di tanti. E alla fine si dà comunicazione di quanto la Vergine avrebbe detto a Celeste. 

Lo prendiamo, a piene mani, dal
sito ufficiale:

‘La Madonna appare, bellissima, nella grande luce con le mani giunte, con i 3 soliti angeli vicino, scende sorridente sul campo, si abbassa, allarga le mani e dice:

“Grazie figliolo, grazie, grazie per tutto quello che fai, ti ringrazio figliolo. Ti raccomando, non avere mai paura e non perderti, mai. Continua il cammino che ti ho chiesto, vai avanti ti prego, non fermarti, il Signore te ne sarà grato. Fai pregare le persone e portale vicino a te, non preoccuparti, Io le mando, Io le chiamo, continua ti prego, continua, porta tanta gente in chiesa, tantissima. Non devi avere paura, nessuno ti fermerà, nessuno, il Signore è la tua guida, un giorno tutti capiranno perché sono qua, un segno grandissimo verrà dal cielo come ti ho promesso, tutti capiranno cosa significa la Mia presenza, è il Signore che lo vuole. Ti prego, dì a tutti di amare e di perdonare tutti e di credere sempre di più nel Signore, solo così potranno vivere.
Vi benedico tutti nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.”


La Madonna benedice, chiude le mani, sale nella luce con i 3 soliti angeli e scompare’.

Nell’occasione viene anche comunicato che Celeste ha deciso di fare la chiamata mensile di novembre domenica 24 novembre 2013 alle ore 16 circa presso la cappelletta della ditta Aschieri a Fossacaprara, vicino a Casalmaggiore (Cremona). 






E ancora una volta si torna a casa (tutti unanimi nell’affermare di aver però ricevuto una generale e chiara sensazione di benessere) ricchi di interrogativi. Uno su tutti riguarda la veridicità di queste presunte apparizioni. Al momento, ed è così da sempre, non si hanno motivi né per darle per certe né tantomeno per smentirle.

Il mistero, nel solco della fede, quindi continua in questo lembo di terra della Bassa Emiliana.


15 novembre 2013

INDAGINE NOTTURNA AL MISTERIOSO CASTELLO DI SPETTINE



di Paolo Panni






Breve ma interessante indagine notturna, da parte della nostra associazione, ad inizio novembre 2013, al castello abbandonato di Spettine, piccola frazione del comune piacentino di Bettola. Maniero al quale, per altro, su questo blog abbiamo dedicato ampio spazio. In quattro, con diverse strumentazioni al seguito, siamo saliti all’antico edificio, di cui si ignora la data precisa di costruzione (ma sicuramente esistente nel XIV secolo), e che svetta lungo una antica e pittoresca via di raccordo tra le valli Nure e Trebbia.





Spinti dalla nostra comune passione per le ricerche e le indagini di carattere paranormale, sfidando il freddo , siamo saliti a piedi (quasi mezzora di cammino in salita su un terreno fangoso) fino a questo luogo, ricco di fascino, misteri e suggestioni. Luogo che fu dei Da Spettine, ma anche degli Anguissola, dei Visconti, degli Sforza, dei Caracciolo e di altre nobili famiglie.




Con l’uso delle nostre apparecchiature (fotocamere, videocamere e registratori digitali) e con la collaborazione della sensitiva Gloriana Astolfi, ci siamo mossi fra i vari locali del vetusto maniero, spaziando fra la sala del Tribunale, le prigioni (maschile e femminile) ed i locali della torre dove emergono i segni lasciati probabilmente da satanisti, ma anche una curiosa sala in cui sono posizionate, su ognuno dei quattro lati, due croci latine (realizzate a mano) ed i segni evidenti lasciati da prigionieri che, a quanto pare, calcolavano lo scorrere del tempo con i classici segni lasciati incisi nei muri. In merito alla presenza delle croci, ad oggi nessuno ha saputo fornire una valida spiegazione su quelle testimonianze.




In una sala attigua, ma esterna al maniero (che ha intorno i ruderi di diverse costruzioni), sono inoltre state realizzate alcune immagini che sono tuttora in corso di studio e di verifica e che qui vi proponiamo. Su una in particolare sembra di scorgere un volto. E’ stata a lungo dibattuta anche sulla pagina Facebook di Emilia Misteriosa. C’è chi dice di notare appunto l’immagine di un volto cattivo e chi sostiene invece di notare le forme di una donna denudata; così come qualcuno ipotizza anche l’immagine di qualche animale.





Visti la curiosità e l’interesse che questa immagine ha suscitato in non poche persone, si è deciso di realizzare, qualche giorno più tardi, altre fotografie, nel medesimo punto, con la differenza però della luce diurna. E’ emerso un risultato molto diverso, nel senso che nello stesso punto, dalla foto realizzata di notte a quella scattata invece di giorno, emergono sostanziali ed evidenti differenze. Anche in quella diurna, tuttavia, più persone sostengono di osservare possibili volti. A questo si devono aggiungere le particolari sensazioni di disagio che diversi dei presenti (sia di giorno che di notte) hanno avvertito in quel luogo.





La nostra associazione, in sintonia con quella che è sempre stata la propria linea, mantiene un forte scetticismo sulla possibilità che quelle immagini possano celare qualcosa di misterioso, sostenendo invece l’ipotesi più probabile, cioè quella dell’ennesimo caso di pareidolia (vale a dire di effetto ottico).





Rimane, tuttavia, la curiosità attorno a queste immagini, alcune delle quali saranno sottoposte ad ulteriori approfondimenti e verifiche al fine di individuare possibili e nuovi elementi utili alle nostre indagini e ricerche.




In aggiunta va evidenziato che all’interno della prigione femminile la sensitiva del gruppo ha riferito di aver avvertito forti sensazioni, che non hanno comunque trovato riscontro alcuno a livello di strumentazioni.




Il luogo, tuttavia, è denso di mistero e sembra celare segreti e memorie che, col tempo, contiamo di approfondire ulteriormente.


LE FOTO SONO DI PROPRIETA’ DELL’AUTORE E DELL’ASSOCIAZIONE. PER UN LORO UTILIZZO E’ NECESSARIO CONTATTARCI.

PER LO STUDIO DELLE FOTO STESSE SI RINGRAZIA L'AMICO ALBERTO GRIMA PER LA PREZIOSA COLLABORAZIONE 

11 novembre 2013

A FIDENZA LA PRESENTAZIONE DI EMILIA MISTERIOSA



di Emilia Misteriosa






Si è tenuta a Fidenza, nella sede de “La Grotta di Cristallo” la presentazione della nostra associazione. Dopo le serate organizzate lo scorso anno nella Bassa Parmense (dove risiede la maggior parte dei soci del nostro sodalizio), ecco questo nuovo appuntamento che, nonostante la serata uggiosa, ha richiamato un significativo numero di persone, che anche dalle righe di questo blog ringraziamo per la partecipazione e per l’interesse dimostrato.





A fare gli “onori di casa” è stata Gloriana Astolfi, presidente de “La Grotta di Cristallo” e collaboratrice attiva di “Emilia Misteriosa”.




Nel corso della serata si è parlato, in modo particolare, dell’attività che la nostra associazione (rappresentata, nell’occasione, da Alessandro Appiani, Fabia Fava, Paolo Panni e Andreha Rivi, oltre che dalla già citata Gloriana Astolfi) svolge nel campo della ricerca paranormale. Ecco quindi che l’attenzione del pubblico è stata incentrata, in modo particolare, sulla descrizione delle strumentazioni utilizzate durante le indagini e si è parlato dei risultati delle attività che, in questi mesi, ci hanno visto operare nel magnifico castello di Torrechiara, nell’ex convento domenicano di Zibello e nel castello piacentino di Spettine, oltre che in alcune abitazioni private (delle quali abbiamo mantenuto la riservatezza).




Il pubblico presente ha seguito con interesse le varie relazioni. Interesse dimostrato anche dalle numerose domande che ci sono state rivolte.





Come evidenziato nel corso della serata, e lo ribadiamo anche su questo blog, la nostra associazione è aperta a collaborazioni da parte di persone che, con serietà, intendono impegnarsi mettendo a disposizione competenze, esperienze, strumentazioni, o anche la semplice passione (base essenziale da cui partire per svolgere questo tipo di iniziative e ricerche).



Così come siamo disponibili ad intervenire anche in luoghi privati (non solo sul territorio emiliano), laddove ci dovesse essere richiesto (mantenendo, se esplicitamente domandato, il riserbo degli stessi).

5 novembre 2013

FIDENZA – IL MISTERO DEL CRISTO CON SEI DITA



di Paolo Panni


L’antica chiesa di San Giorgio Martire in Fidenza ha ospitato, dal 5 ottobre al 3 novembre 2013, la mostra “Cristo, Figlio di Dio”, promossa dalla Diocesi di Fidenza (Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici e per l’Arte Sacra), col patrocinio del Comune borghigiano ed il sostegno di alcuni sponsor privati.

Voluta in occasione dell’Anno della Fede è stata curata dall’architetto Marco Tombolato ed ha visto esposte diverse opere, di artisti viventi e non.






Di interesse, specie per l’attività portata avanti dalla nostra associazione, la “Pietà” del maestro Giuseppe Moroni. Si tratta di un olio su carta e tela, che da tempo si trovava custodita nei magazzini diocesani e, pertanto, celata alla pubblica visione. A tanti non è sfuggito un curioso, e per certi versi misterioso, particolare. Infatti il Cristo presenta, nella mano destra, non cinque ma sei dita. Com’è possibile una cosa del genere? Un Cristo polidattile? Perché Moroni lo ha voluto rappresentare così?





La polidattilia, o esadattilia, va ricordato, è una malformazione (che vede piedi o mani con un numero superiore alle “canoniche” cinque dita) che, dalla medicina, è annoverata fra le anomalie congenite più frequenti. Verso questa malformazione, nell’antichità, c’erano molti pregiudizi. Chi ne era affetto, infatti, veniva puntualmente associato alla stregoneria. Non a caso Anna Bolena, moglie di Enrico VIII, pare avesse una forma ridotta di polidattilia, con due unghie su uno stesso dito. Ma già questo era stato sufficiente, all’epoca, per indicarla come una probabile strega. In altre zone della terra, specie in America Latina, invece, la polidattilia era considerata un segno di prosperità e fortuna.






Fatte queste considerazioni, non si arriva tuttavia a spiegare il caso della “Pietà” del Moroni. Un Cristo con una malformazione? Poteva esserci un motivo per rappresentarlo così? Se sì, quale? Andando a fare una ricerca fra altri episodi simili non emergono notizie di rilievo. E sono davvero pochi i casi analoghi. C’è il “Cristo Risorto in Croce di Sarzana”, opera di Mastro Guitelmo del 1138, con presenta sei dita per piede. Ma qui l’accaduto è già stato da tempo motivato come una conseguenza dei ripetuti restauri (non tutti eseguiti a “regola d’arte”). A Castelvetrano, invece, nella piccola chiesa di Santa Maria di Porto Salvo, esiste una statua della Madonna con sei dita nella mano.

Ma tornando gli interrogativi riguardanti l’opera del Moroni, ancora, non emergono risposte che li possano esaudire. C’è chi ipotizza che l’opera sia stata realizzata dal pittore, originario di Cremona, in età avanzata e che, quindi, le sei dita non possano essere altro che una svista. Ma c’è anche chi tenta di sbilanciarsi ipotizzando un evento prodigioso e chi invece cerca di individuare un possibile messaggio lasciato dallo stesso Moroni, che a tutt’oggi però non trova valide spiegazioni. E, quindi, il mistero resta.

Per quanto riguarda lo stesso Giuseppe Moroni, questi nacque a Cremona il 6 ottobre 1888 e morì a Roma il 22 ottobre 1959. Frequentò la Scuola di Arti e Mestieri “Ala Ponzone Cimino” a Cremona e poi l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Artista di soggetti sia sacri che profani, svolse la sua attività a Roma, Cremona, Mantova e Parma. Nella quiete della campagna di Pieveottoville, presso lo zio monsignor Fava, trovò per diversi anni l’ispirazione verso la sua attività pittorica. Numerose sono le tele che, tra Zibello, Pieveottoville e dintorni si conservano. Amava infatti sostare nelle famiglie di campagna per ammirare il grigio dell’intonaco ed il rosso dei vecchi mattoni. A Pieveottoville mantenne il suo laboratorio per diversi anni e, in quel periodo, realizzò le vetrate per la chiesa parrocchiale di Santa Croce, per la chiesa collegiata di Busseto, per la chiesa di San Martino a Noceto ma anche per le chiese di Santa Croce al Flaminio e Santa Maria Liberatrice a Roma e le chiese cremonesi di San Daniele Po, Cicognara e Sesto Cremonese. Di rilievo anche le pitture lasciate nella collegiata di Pieveottoville. Il periodo di maggiore fortuna critica, per Moroni, fu quello degli anni Venti e Trenta quando si aggiudicò numerosi premi e riconoscimenti in concorsi nazionali e ricevette incarichi che lo portarono a lavorare in diverse zone d’Italia. Ed ora ecco tornare alla “luce” questa “Pietà” col mistero delle sei dita di Gesù Cristo.



FONTI BIBLIOGRAFICHE E SITOGRAFICHE



“Zibello – La storia, la gente, le opere, le tradizioni”, Amministrazione Comunale di Zibello, 1985


“Cristo, Figlio di Dio”, catalogo mostra 2013


Ilsole-24ore.com

Artcurel.it


Castelvetranoselinunte.it


Le foto sono di proprietà dell’associazione Emilia Misteriosa. Per un loro utilizzo è sufficiente citare la fonte.

SI RINGRAZIA L’ARCHITETTO MARCO TOMBOLATO PER LA PREZIOSA COLLABORAZIONE.