20 luglio 2013

PRESENZE E MISTERI NELLE TERRE DI DON CAMILLO E PEPPONE



di Paolo Panni

 



Strani bagliori e inquietanti ombre nella notte, suoni e voci di tempi passati, luci che si accendono all’improvviso dove l’elettricità manca da una vita, improvvisi malesseri ai malcapitati che tentano di dare una spiegazione a fatti avvolti dal mistero o, più semplicemente, presi dalla curiosità, cercano di constatare, coi loro occhi, i fenomeni di cui, con sempre maggiore insistenza, si parla. Che cosa sconvolge le notti della Bassa Parmense? La terra è quella bagnata dal Grande fiume, musicata da Giuseppe Verdi (personaggio attorno al quale i misteri non mancano, su tutti il celebre fulmine che, seminando morte e danni, colpì il santuario mariano di Madonna Prati dopo un “augurio”, si fa per dire, pronunciato in dialetto dallo stesso musicista quando ancora era un ragazzino), scritta e narrata da Giovannino Guareschi. Una “fettaccia di terra”, come la chiamava lo stesso “papà” di Don Camillo e Peppone, in cui d’estate il sole e l’afa spaccano le pietre e le zanzare succhiano a chiunque quantità infinite di sangue, e dove d’inverno il gelo è talmente forte da far screpolare le mani, e la nebbia così intensa da far “sparire” anche la casa del vicino. Ma agli agenti naturali, in questa terra di pianura, si aggiungono anche fatti misteriosi ed avvolti dal mistero: la gente preferisce parlarne poco, e a bassa voce, un po’ per paura ma, soprattutto, per non essere presa per “visionaria”. Indagando e conquistandosi, a poco a poco, la fiducia di chi in queste terre vive e lavora, ecco che emergono episodi e situazioni inquietanti. In un fazzoletto di terra posto tra i comuni di Soragna, Zibello, Busseto e Polesine, laddove la campagna è attraversata da canali Rigosa ed Bardalenzo, e dove le case non sono che edifici rurali sparsi qua e là, fra un campo e l’altro, ecco che i cosiddetti luoghi infestati non sembrano mancare. Partendo da Diolo di Soragna c’è chi assicura di aver assistito a fatti inspiegabili nei campi attorno al vecchio campanile.





Dell’annessa chiesa non rimane traccia e, nelle poche stanze interne i coniugi Cesare Bertozzi e Caterina Cervini, hanno realizzato un piccolo museo, denominato “Centro del Boscaccio”, dedicato allo scrittore Giovannino Guareschi. Proprio qua attorno, il 12 novembre 1944 è accaduto un fatto tragico. Un aereo militare, durante un’azione di bombardamento, per colpa forse di una errata manovra (ma sulla reale dinamica di quanto accaduto non è mai stata fatta chiarezza) andò a schiantarsi al suolo e per il pilota, sepolto inizialmente nel cimitero del paese, non ci fu nulla da fare. Per anni si disse che apparecchio e pilota erano tedeschi. La verità, da poco più di un decennio, l’ha invece scoperta un appassionato di aeronautica militare, Paolo Bacchini di Soragna, che dopo una serie di indagini, verifiche e raccolta di informazioni, è arrivato a stabilire tipo di aereo e nome del pilota. Nulla di tedesco: il velivolo era un caccia bombardiere Usa, tipo P.47D Thunderbolt, faceva parte della 12esima Air Force Usa (345° squadrone) e il giorno della disgrazia viaggiava in una formazione di quattro aerei. Il pilota era il sottotenente Garwin Clide Pape, 23 anni, che riposa ora nel cimitero di Fort Sam Houston, in Texas. Un frammento dell’aereo è ancora custodito nel museo e, come evidenziato, non mancano coloro che affermano di aver notato, nei campi luogo della tragedia, in questi anni, inspiegabili ombre muoversi fra le coltivazioni, addirittura qualche inquietante luce. Naturalmente il pensiero di tutti è finito a quanto accadde in tempo di guerra.




A breve distanza, percorrendo la strada sterrata che costeggia Rigosa e Bardalenzo, ecco quindi comparire tre case, poste quasi in linea retta. Tutte da tempo disabitate. Una di queste sorge a ridosso dei pochi e poveri resti di un antico lazzaretto, un’altra ancora si dice essere stata teatro, sempre in tempo di guerra, di un omicidio compiuto ai danni di una giovane donna. Non c’è alcun documento che lo attesti. Ma da sempre se ne parla e sono molteplici gli episodi inquietanti accaduti fra quelle mura.







Pare addirittura che coloro che, nell’ultimo mezzo secolo, abbiamo cercato di abitarvi, siano andati incontro a problemi su problemi: in qualche caso anche alla morte. Di recente quattro sensitive, considerate attendibili. In tempi diversi e senza conoscere la storia del luogo, dopo essere state sul posto hanno fornito la stessa versione. In quella casa vedrebbero una donna fuggire, in preda al terrore, continuamente inseguita da un uomo violento. Appena fuori, quattro bambini, ignari di tutto, intendi semplicemente a giocare. Nelle altre due case, episodi più tranquilli, ma comunque sconvolgenti, narrati con apprensione da più di un testimone. Dov’è il confine tra fantasia, mistero e realtà? Ancora una volta è difficile dare una risposta. Per questo il mistero continua, le notti sono meno tranquille e la linea di demarcazione con l’aldilà sembra più che mai assottigliarsi.





Copyright Five Store – RTI Spa 2013.


L’articolo di Paolo Panni è stato pubblicato sul numero di Luglio della rivista “Mistero”. Protetto da Copyright (come evidenziato) viene pubblicato su questo blog per gentile concessione della redazione di “Mistero”, e degli amici Simona Gonzi ed Ade Capone.
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15 luglio 2013

Nuovi avvistamenti O.V.N.I. nella Bassa Parmense?


di Paolo Panni

Sembrano moltiplicarsi, nella Bassa Parmense, gli avvistamenti di singolari oggetti in cielo in questa estate 2013. Il periodo sul quale viene posta la “lente d’ingrandimento” è quello relativo al mese di giugno 2013.

In seguito alla pubblicazione, in anteprima ed in esclusiva, sul nostro blog, dell’avvistamento effettuato da quattro testimoni oculari la sera del 28 giugno a Castione Marchesi, siamo stati contattati da un giovane di Roncole Verdi, paese che da Castione non dista che una manciata di chilometri. Il ragazzo, insieme ad alcuni amici ed alla propria fidanzata, è stato testimone di fatti, che ad oggi non trovano spiegazioni, avvenuti fra il 16 ed il 22 giugno, quindi con un anticipo di appena pochi giorni rispetto a quanto accaduto, a Castione Marchesi, il 28.


 



Il giovane, di cui riportiamo le sole iniziali L.M., ci ha espressamente richiesto di mantenere l’anonimato; volontà che chiaramente rispettiamo.

Su quanto accaduto ha realizzato un proprio resoconto che riportiamo, parola per parola, e per esteso:

“Avvistamenti dal 16 giugno al 22 giugno 2013






Ricostruzione fatta il 13 luglio 2013 in base alla revisione di chiamate e messaggi effettuati in quelle sere.

Sera del 16: Io e altri amici come di consuetudine ci troviamo in piazza a Roncole Verdi a chiacchierare, si fa un certo orario e chi per stanchezza , chi per impegni del giorno seguente decide di andarsene a casa. Rimaniamo io e mio cugino G.C. a chiacchierare uno di fronte all’altro seduti al tavolino del ristoro,quando ad un certo punto (23.30 circa) lui si alza e indicando alle mie spalle dice:”veh! veh! Una stella cadente!” io a quel punto non mi sono nemmeno girato, perché conoscendo il fenomeno delle stelle cadenti , cioè di brevissima durata e scarsa luminosità,avrei impiegato moltissimo tempo ad individuarla, visto che ci trovavamo in zona luminosa. A quel punto dopo un paio di secondi G.C. ancora mi ripete:”Ma guarda! là! la!” a quel punto mi girai ma non riuscii a vedere nulla. Riprendemmo il nostro discorso e mi girai verso la zona in cui era stata vista “la stella cadente” (verso Frescarolo). Dopo all’incirca 5 minuti c’è stato il secondo avvistamento,una sfera molto luminosa di colore bianco (tanto da distinguersi molto bene anche quando è passata dietro il lampione) sbuca in lontananza scendendo dal cielo seguendo traiettoria parabolica per proseguire in senso orizzontale in direzione est per poi sparire,il tutto non durò più di 10 secondi. Un po’ sbigottiti ci interrogammo su cosa potesse essere… Senza trovare una risposta razionalmente plausibile ci salutammo e andammo a casa.

Sera del 17 :Stesso copione della sera precedente,stessa direzione d’avvistamento,stesso orario. La sfera non seguiva una direzione lineare,ma subiva leggeri spostamenti ondulatori proseguendo a velocità costante per poi sparire. Anche qui il numero di avvistamente fu di 2 nella stessa sera.

Sera del 21: Uguale alle sere precedenti a parte per il fatto che nel secondo avvistamento la sfera rimase ferma in un punto per spegnersi gradualmente.

Sera del 22: Avendone parlato con la mia fidanzata, anche lei si incuriosì e la portai sempre allo stesso orario sempre nella stessa zona,e facemmo anche in quella sera ben 2 avvistamenti però uno in direzione ovest, notai che la sfera era meno luminosa delle altre volte e più tendente al rosso”.

Questa la memoria scritta che L.M. ci ha fatto avere. Che dire di tutto ciò? L’argomento meriterebbe senz’altro ben accurati approfondimenti e tutta una serie di verifiche. Resta il fatto che si tratta di eventi singolari, non facilmente spiegabili, ma comunque meritevoli di passare alle cronache dei misteri emiliani.





Fra l’altro quanto accaduto nella terra natale del maestro Giuseppe Verdi, fa il paio con l’avvistamento avvenuto pochi giorni dopo, il 28 giugno, nella vicina Castione Marchesi, dove in quattro hanno visto un oggetto circolare, di colore rosso, in tarda serata, soffermarsi per qualche istante proprio sui cieli fra Castione e Roncole Verdi. Da evidenziare inoltre un’affinità tra l’ultimo avvistamento a Roncole (22 giugno) e quello effettuato il 28 a Castione. In entrambi i casi è stato notato un oggetto di colore rosso muoversi, e fermarsi, in cielo. Pressochè coincidenti anche gli orari. Non ci sono invece immagini, né video né foto, che possano documentare l’accaduto. Tuttavia il mistero, di fatto, c’è e continua a creare fascino e curiosità.






SI RINGRAZIA L.M. PER LA PREZIOSA SEGNALAZIONE E PER L’ESCLUSIVA CHE CI HA CONCESSO. INVITIAMO I NOSTRI LETTORI A SEGNALARCI ALTRI POSSIBILI AVVISTAMENTI AVVENUTI NELLA ZONA DELLA BASSA PARMENSE.

LE FOTO SONO GENERICHE DI RONCOLE VERDI. IL LORO USO E’ LIBERO.

INVITIAMO COLORO CHE VOLESSERO RIPRENDERE LA NOTIZIA A CITARE LA NOSTRA ASSOCIAZIONE ED IL NOSTRO BLOG.

4 luglio 2013

QUANDO IL POVERELLO DI ASSISI OPERO’ IL PRODIGIO DELLA MOLTIPLICAZIONE DEL PANE A FIDENZA




di Paolo Panni


 




Sono trascorsi quasi otto secoli da quello che è, a tutt’oggi, uno dei fatti prodigiosi maggiormente ricordati nella storia della vecchia Borgo San Donnino, l’attuale Fidenza. A compere il miracolo non fu uno dei due santi della città (San Donnino e San Gislamerio), ma nientemeno che San Francesco d’Assisi, che a Borgo San Donnino si recò nel 1215 per fare visita alla comunità dei Frati Minori che vivevano laddove oggi sorge quell’oasi di pace che è l’oratorio della Zappella.





Non avevano un vero e proprio convento. Si accontentavano di stare in povere e misere capanne, di cui oggi non resta traccia, e di una modesta chiesetta in cui svolgere il loro ufficio conducendo così una vita all’insegna della vera e propria povertà evangelica, secondo la Regola francescana.





Alla vicenda legata al Poverello di Assisi nella nostra terra è dedicato anche un libro, dal titolo “San Francesco d’Assisi a Borgo San Donnino”, curato dal fidentino don Rino Germani, sacerdote salesiano, per la collana “Quaderni Fidentini”. Proprio secondo padre Germani, San Francesco si recò probabilmente a Fidenza in segno di apprezzamento verso le condizioni in cui vivevano i frati dell’ordine da lui fondato. Nel suo volume, il salesiano, riporta fedelmente (tradotta dal latino), la cronaca del fatto miracoloso, tratta dagli “Annali” di Luca Wodding, uno dei maggiori cronisti francescani dell’epoca.








Ecco quello che vi si legge” “Anno 1215. In Borgo San Donnino, celebre castello lungo la via Emilia, detto anche dei Pallavicino…San Francesco dovette operare un nuovo miracolo a favore dei suoi Frati. Il Santo giungeva alla dimora dei Frati di Borgo dopo un lungo viaggio (proveniva dalla Spagna, ndr) accompagnato da vari confratelli ed aspettato da molti altri Frati ed amici, che si erano radunati a Borgo prima per aspettarlo e poi per andargli incontro, salutarlo e congratularsi con lui del desiderato ritorno in Italia. Forse era sera tardi, la dimora dei Frati era fuori le mira di Borgo. Fu allora che l’uomo di Dio disse al Frate cuciniere di andare a vedere dentro il cesto dove si era soliti mettere il pane. Il frate andò a vedere, pur pensando di andarci inutilmente. Fu grande però la sua sorpresa quando, invece, trovò pieno zeppo di pane fresco quel cesto, che più di una volta aveva già fatto vedere a tutti completamente vuoto! I Frati riconobbero il prodigio operato per merito della virtù del loro Padre e si misero a mangiare con riconoscenza e con allegrezza quel pane ‘mandato dal cielo’; non cessavano di ringraziare Dio che aveva dato agli uomini il potere di fare miracoli”.




Dell’accaduto parlano anche diversi altri storici e cronisti dell’epoca. Fra questi, Bartolomeo Albizzi, Frate minore francescano, nella sua opera “Liber Conformitatum”: un manoscritto risalente al 1385. Alla Pinacoteca Nazionale Brera di Milano si trova, ancora oggi, una stampa del 1510, del brano dell’Albizzi e nella parte iniziale vi si legge “Locum Burgi sancti Donini: in quo beatus Franciscus fecit miraculu de pani bus” (il luogo di Borgo San Donnino in cui il beato Francesco fece il miracolo dei pani).





Quello effettuato a due passi dalla via Emilia è un prodigio che richiama, in modo molto chiaro, al celebre miracolo evangelico della moltiplicazione dei pani e dei pesci operato da Gesù impietositosi di fronte alla folla che lo seguiva da giorni senza mangiare. Un atto d’amore di Cristo, ripetuto, con lo stesso gesto, dal Poverello di Assisi in terra fidentina nei confronti dei suoi frati che non erano in grado di offrire, a lui e ai suoi confratelli, qualcosa da mangiare. E non è certo, quello accaduto, l’unico fatto a dimostrare un legame particolare tra il santo di Assisi e Gesù Cristo. Addirittura un pontefice, Pio XI, nella sua enciclica “Rite expiatis” del 30 aprile 1926 scrive “sembra…non esservi stato mai alcuno in cui brillasse più viva e più somigliante l’immagine di Gesù Cristo e la forma evangelica di vita che in Francesco. Pertanto agli, che era chiamato l’Araldo del Gran Re, giustamente fu salutato quale un altro Gesù Cristo per essersi presentato ai contemporanei e ai secoli futuri quasi Cristo redivivo, dal che seguì che, come tale, egli vive tuttora agli occhi degli uomini e continuerà a vivere per tutte le generazioni avvenire”.





Da notare che dopo la morte di colui che è poi divenuto il Patrono d’Italia, la gente di Borgo San Donnino fece raffigurare la sua immagine nel catino absidale del Duomo, all’interno del grande dipinto del Giudizio Universale, riscoperto in seguito ai restauri del 1950. Un tempo vi era anche un quadro, alla Zappella, che ricordava quanto accaduto: ma andò distrutto, insieme a larga parte del sacro edificio, dopo il bombardamento su Fidenza del 1944. Si salvò, seppur danneggiata (e poi rimaneggiata) la statua lignea Ottocentesca del Santo rappresentato in preghiera, mentre chiede l’aiuto dal Cielo per i suoi frati. Di spicco invece la lunetta marmorea, che impreziosisce l’ingresso dl piccolo tempio, in cui si nota chiaramente San Francesco mentre riceve simbolicamente il pane da un angelo. Alla base, la scritta: “Qui San Francesco d’Assisi nel 1215 ricevette il pane dal cielo”. Da allora, l’amore di Fidenza per il Poverello non si è mai spento, così come non si è mai spenta la eco di questo fatto, narrato dalla storia, accaduto nel luogo della prima presenza francescana sul territorio borghigiano. Luogo che successivamente fu retto dai Frati della Penitenza, detti della Zappella.





FONTI BIBLIOGRAFICHE


Anna Orzi, rivista “Cara Val Stirone” n.16, Giugno-Novembre 2013


M.Fallini, M.Calidoni, M.C.Basteri, F.Dalcò, C.Rapetti, G.Zanichelli, “Monasteri”, Mup Editore 2007 




LE FOTO SONO DI PROPRIETA' DELL'ASSOCIAZIONE EMILIA MISTERIOSA. PER UN LORO UTILIZZO E' SUFFICIENTE CITARNE LA FONTE.